Due azzurri, due ragazzi d’Italia, nati a settembre del 94, uno, Gregorio, il 5 a Carpi, l’altro, Marcell, il 26, in “terre assai luntane”, a El Paso, nel Texas, paese di papà marine, la mamma bresciana doc, sentono l’aria frizzante delle Olimpiadi, e fanno cose da 10.
STESSA ORA
Stanco sì, ma non annebbiato: ha dato alla piastra il suo schiaffo d’oro. Quasi due ore di nuoto, 11,1 secondi davanti al primo dei battuti, Olivier, francese. Più o meno alla stessa ora, quasi identici momenti di gloria, sulla pista calda di Savona Marcell Jacobs si è presentato per la batteria della “gara delle gare”, i 100 metri dell’atletica, quelli che, tolto il tappo Usain Bolt, potrebbero schiumare bollicine in quel di Tokyo. Marcell veniva da un’ottima stagione indoor, ma di qui ai 10 secondi, il muro dell’eccellenza, ce ne corre. E lui “ce ne ha corso”, visto che, vento regolare, ha fermato il cronometro sui 9 secondi e 95 centesimi, che sono il record nuovo per l’Italia, meglio di Filippo Tortu, il primo che andò sotto i dieci, meglio di Pietro Mennea, quando correva lui erano scintille sul tartan. «Tutti avevano grandi aspettative su di me, io per primo; ho lavorato molto alla partenza e ci sto lavorando» ha detto. Chi lo aspettava al meglio poco dopo, nella finale, c’è rimasto male, ma Marcell va capito. Dopo un’impresa così ti senti vuoto, e poco più di un’ora non ti basta per la carica: non sei un motore elettrico, sei solo un uomo. Solo? A giudicare come i due si stanno avviando ai Giochi, prigionieri di un sogno, loro e noi, tutti appassionati di sport, si direbbe di no. Un uomo e un campione, anzi due.
L’aria olimpica, pure se drammaticamente infestata e impestata dal virus, si fa già sentire: il nuoto e l’atletica, che alla fine dei Giochi sono l’anima, stanno preparandosi al meglio. A Greg, in Ungheria dove tutto per lui cominciò sedicenne quando “ero un ragazzino”, restano ancora cinque chilometri da nuotare in tre gare e cinque botte; a Marcell, qualche meeting tipo il Golden Gala; a Paltrinieri qualche altro avversario da “spaventare”, come ha fatto nel lago con quelli che ritroverà nell’acqua calda di Tokyo; a Marcell qualche decimo ancora da limare, perché, l’ha detto lui, “posso fare meglio”. Se lo aspetta, magari quando avrà vicino di corsia proprio Filippo Tortu, l’amico rivale. O, chissà, i fulmini americani. Sognare non è proibito, anzi è vivamente consigliato a due ragazzi azzurri da 10. E lode, Sogna anche Rachele Bruni, olimpica qualificata, che nella mattina sul lago dorato di Greg, aveva conquistato, stessa gara, un bronzo europeo.