Ci sono voluti settantasei anni, ma alla fine la giustizia ha trionfato: la FIN ha assegnato alla Lazio il campionato di pallanuoto del 1945.
GHIRA E OGNIO, DUE FENOMENI
Quella Lazio era «una squadra bellissima, arricchita da due fuoriclasse, Aldo Ghira e Geminio Ognio». Ghira è stato il centroboa di maggior lustro in quel periodo: «Aveva un repertorio tecnico enorme, ed era inaffondabile». Anche se ormai la pallanuoto è diventata «un altro sport», sarebbe bello vederlo dare spettacolo assieme al difensore Ognio, «una barriera insormontabile». Entrambi riuscirono a laurearsi campioni olimpici di nuoto a Londra nel 1948, assiema a Gildo Arena, l'inventore del tiro alla beduina. A commentare i loro ori c'era Niccolò Carosio: altro sport, altra Italia. La Lazio campione d'Italia nel 1945 giocava allo Stadio Torino, il predecessore del Flaminio. «Un impianto splendido», ricorda Moroli, che è nato nel 43 e che quando lo stadio fu demolito aveva 14 anni. «Nel 45 la pallanuoto era un campionato estivo, si giocava di sera e tutta Roma veniva a vedere la Lazio».
BACCINI E I DUE SCUDETTI
Ghira e Ognio erano le due stelle, ma un apporto fondamentale venne da uomini come Sergio Catalani, Gaudio Tamagnini e il giovane Franco Baccini, che all'epoca aveva 19 anni ed è stato l'unico ad aver vinto anche il secondo scudetto della storia laziale, nel 1956, allenato da Camillo De Giovanni, che nel '45 era in vasca proprio con quella calottina. «Franco era un ottimo atleta e una persona squisita» afferma patron Moroli, che da ragazzo fu allenato proprio da Baccini. Gianni Ognio è invece il figlio di Geminio, e ora che il tricolore 1945 è ufficiale, è commosso: «Ringrazio Antonio Buccioni, presidente della Polisportiva Lazio, per la sua tenacia». Il padre di Gianni venne a Roma dalla Liguria, e quella biancoceleste «divenne la sua, anzi la nostra fede». All'epoca, non veder assegnato lo scudetto per Geminio fu un cruccio: «Ma si è rifatto vincendo l'oro alle Olimpiadi. Se adesso fosse vivo, direbbe che è stata fatta giustizia».