Tamponi, navette e prenotazioni: ecco com'è la vita da inviato a Tokyo

Venerdì 30 Luglio 2021 di Gianluca Cordella, inviato a Tokyo
Tamponi, navette e prenotazioni: ecco com'è la vita da inviato a Tokyo

Tamponi continui, spostamenti “pilotati”, ingressi contingentati. Dura la vita degli atleti a Tokyo, ma quella dei giornalisti non è tanto migliore. I protocolli per fronteggiare e contenere la diffusione del Covid sono giustamente rigidi, ma – al netto della sacrosanta motivazione – rendono ancor più in salita la gestione di un evento mastodontico come le Olimpiadi.

Che già di per sé sono una cosa da “only the brave”. 

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Un giorno da inviato a Tokyo 2020

Intanto c’è una motivazione psicologica: essere in Giappone e non poterlo visitare è come trovarsi di fronte un vaso di Nutella da dieci chili con il tappo saldato. Non potendo sottoporre i reporter in ingresso a 14 giorni di quarantena – pena “liberarli” a Giochi quasi finiti – l’organizzazione ha predisposto delle bolle sostitutive. In sostanza il giornalista può muoversi dall’hotel ai campi di gara. E viceversa. E basta. Deroga – previa autorizzazione, però – per quei posti tattici come Casa Italia che ruotano comunque intorno ai Giochi. Niente ristoranti, niente shopping, niente visite ai monumenti (quando non si lavora, ovvio). Con l’Electric Town lì che ti tenta e tu che devi far finta di non sentirne il richiamo. 

Mobilità ai tempi della "bolla"

Il vero salto a ostacoli è la mobilità. Gli inviati possono muoversi solo sulle navette autorizzate. Efficientissime, va detto. Ma per mantenere la bolla c’è solo un modo: tutte le navette, da qualsiasi destinazione, si muovono solo da e per il capolinea principale. Che, tradotto, significa che non ci si può spostare ad esempio dal nuoto all’atletica direttamente, ma bisogna sempre passare dall’hub. Il che è grottesco quando ad esempio ci sono due location di gara molto vicine tra loro e molto lontane dal capolinea. Si passa sempre dal via, come a Monopoly. E poi, aggiungiamo, Tokyo piccola piccola non è: 2194 chilometri quadrati con quasi 14 milioni di abitanti che durante la settimana lavorano normalmente. Il traffico, diciamo così, ne risente.

 

 

Obbligo tamponi

Poi ci sono i tamponi. Da fare ogni mattina entro le 12 per i primi tre giorni e poi ogni quattro. In una giornata di tampone, quindi, il percorso da percorrere può essere questo: navetta dall’hotel all’hub, da lì un’altra per il media centre (per il tampone), poi di nuovo verso l’hub, da lì altro viaggio diciamo verso lo stadio del nuoto. Quindi di nuovo all’hub per poi raggiungere lo stadio di atletica, e poi ancora al capolinea dove, a notte fonda, si prende l’ultima navetta per l’albergo. Per fortuna anche dentro i bus c’è un wifi portentoso. Le sale stampe sono diventate mobili.

Accrediti agli eventi

Infine c’è il problema delle prenotazioni. Ogni giorno, entro le 15, bisogna prenotare l’evento che si vuole seguire il giorno dopo. Se sfori, resti al media centre. Se lo fai in tempo devi restare in attesa del via libera, che potrebbe non arrivare per gli eventi troppi richiesti. Chiaro: i posti sono meno per il distanziamento e si ragiona a esaurimento. Per le gare in cui la richiesta è ancora superiore bisogna muoversi chiedendo al Coni un biglietto supplementare (che per fortuna arriva in tempi rapidi). 

Il tutto con il countdown dei 14 giorni avviato: quando sarà suonato il gong ci si potrà spostare liberamente. E lì non sarà il giornalista a voler fare la foto sotto il Gundam gigante ma sarà il robot con cui siamo cresciuti, che per stima, chiederà al giornalista una foto ricordo.

Ultimo aggiornamento: 14:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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