Le sfide di Novella Calligaris: «Cinquant'anni fa ho cambiato il nuoto e la mia vita»

Il 30 agosto 1972 a Monaco la padovana conquista l'argento nei 400 stile libero, primo podio olimpico per l'Italia

Lunedì 29 Agosto 2022 di Stefano Boldrini
Novella Calligaris

Immagini in bianco e nero: il 30 agosto 1972, una ragazza padovana di 17 anni è la prima atleta italiana a vincere una medaglia olimpica nel nuoto, l'argento nei 400 stile libero.

Si chiama Novella Calligaris, non è ancora maggiorenne ed ha già scritto una pagina di storia. Oggi, 50 anni dopo, è in vacanza con la famiglia in Sardegna, a Carloforte.

Cinquant'anni fa: una ragazza che pesa meno di 50 chili e non può ancora votare parte per l'Olimpiade di Monaco.
«C'era stato il precedente di Messico 1968, poco più di una bambina, 13 anni. Ero pestifera. Rubavo sempre la pallina da ping pong ai giocatori di basket quando giocavano, fino a quando Massimo Masini, dall'alto dei suoi due metri di altezza, non mi sollevò da terra e mi disse ti appendo al lampadario se continui a rompere. A Monaco il mio obiettivo era arrivare in finale. Bubi Dunnerlein aveva però capito che avrei potuto fare di più. Io avevo già molta pressione addosso e lui non voleva caricarmi di troppe responsabilità, ma la verità è che io non sentivo l'ansia. Mi isolavo, facevo training autogeno e mi tuffavo senza paura».

Quel giorno di mezzo secolo fa: argento nei 400 stile libero.
«Quando toccai il bordo vasca, impiegai qualche istante per capire come fosse andata. Guardai più volte il tabellone dei risultati perché temevo di aver chiuso al quarto posto».

Dopo quell'argento, due bronzi e poi l'exploit al mondiale di Belgrado, con l'oro negli 800 e il record del mondo: quella medaglia del 30 agosto 1972 resta speciale?
«Fu l'inizio di tutto. Arrivarono il bronzo nei 400 misti che Bubi mi fece gareggiare per non abbassare la tensione e poi un altro bronzo negli 800. Monaco cambiò non solo la mia vita, ma aprì una nuova strada per il nuoto italiano. Si comprese che non serviva essere grandi e grosse per essere competitive. Io ero piccola e leggera. La ragazza della porta accanto».

Come cambiò la sua vita?
«All'improvviso feci i conti con la notorietà. Diventai un personaggio, non solo per i giornali sportivi, ma anche per i generalisti».

Si ritirò nel 1974, neppure ventenne: perché così presto?
«Avevo ottenuto tutto quello che si poteva chiedere allo sport. Volevo misurarmi con nuove sfide. Così, prima marketing e poi giornalismo».

Come ha vissuto il cambio di campo, ovvero passare dal ruolo dell'eroe sportivo a quello di chi lo racconta?
«Ho sempre cercato di privilegiare il lato umano degli atleti. Li osservo molto: i movimenti, gli sguardi, le smorfie».

Il pezzo giornalistico che ha raccontato meglio Novella Calligaris?
«La telecronaca di Alfredo Provenzali della finale mondiale a Belgrado sugli 800 metri».

Monaco fu anche il flirt con Mark Spitz.
«Lo avevo conosciuto prima di Monaco, durante uno stage negli Usa. Era bellissimo. Lui fece capire qualcosa quando disse che la vera sorpresa dell'Olimpiade era la piccola ragazza italiana. Avevamo un appuntamento in discoteca, ma l'attentato lo costrinse a rientrare immediatamente negli Stati Uniti. Mi mandò un bigliettino per spiegarmi la situazione. Anche io, rimasta per seguire l'atletica, fui riportata subito a casa».

La strage di Monaco, con la morte di undici atleti israeliani, fu la fine dell'età dell'innocenza per lo sport.
«L'innocenza era stata già persa a Città del Messico, con il massacro degli studenti nella piazza delle Tre Culture. Monaco portò l'orrore all'interno del villaggio olimpico».

In Italia 71 ori, 7 argenti e 4 bronzi, a livello internazionale 4 ori, 4 argenti e 7 bronzi: dove conserva tutte queste medaglie?
«Sono sparpagliate tra i cassetti. Qualcuna mi è stata rubata, qualcosa ho perso. Però sono tutte dentro di me».

L'australiana Shane Gould fu la regina del nuoto di Monaco 1972 con tre ori, un argento e un bronzo. Anche lei, un ritiro precoce: vi siete incontrate dopo quei Giochi?
«Shane sparì dalla circolazione, vittima di un matrimonio sbagliato. Il marito faceva parte di una setta e l'aveva rinchiusa in un posto remoto. Quando andai in Australia diversi anni dopo, la rintracciai grazie al consolato italiano. Fissammo un appuntamento. Si presentò con la famiglia. Quando le dissi di metterci vicine per una foto, il marito mi rimproverò: Perché non mi hai chiesto il permesso? Si liberò da quell'incubo in occasione di Sydney 2000».

Bubi Dennerlein, scomparso a giugno, quanto fu determinante?
«Bubi ha portato il nuoto italiano ad altissimi livelli. Fu un filosofo dello sport. Non allenava con il cronometro in mano, ma aveva capito l'importanza del lavoro personalizzato. Ha creato una scuola tecnica che è la base del boom attuale».

Monaco fu l'Olimpiade con la Germania Est al terzo posto nel medagliere: c'erano già sospetti sul fronte doping?
«Bastava guardare le tedesche orientali per rendersi conto che qualcosa non funzionava. Io le ho sempre difese: sono state vittime di una manipolazione di stato. Hanno pagato quella follia con malattie, figli deformi, morti premature. Sono sempre stata contraria all'ipotesi del ritiro delle medaglie: sarebbe l'ultima ingiustizia per quelle donne».

Quando entra in acqua oggi quali sensazioni prova?
«Mi sento in paradiso. Ritrovo il mio habitat naturale, soprattutto in mare, libera dalla striscia nera delle piscine».

Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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