Megli, Carraro e Castiglioni: cadono i record azzurri. Di Liddo quarta nei 100 farfalla

Lunedì 22 Luglio 2019 di Piero Mei
Filippo Megli in azione

Una domanda da scongiuri per Filippo Megli: e se dovesse andare sul podio con Sun Yang? “Io ci salirei pure al posto suo. Non voglio togliere nulla a Horton. Ma fatichi anni per arrivare lì… E poi, se vinceva lui, sul podio ci saliva… Ognuno fa quello che crede”. Filippo ha migliorato il record italiano dei 200 stile libero, primato che resisteva quando i nuotatori erano vestiti di costumone: lo aveva stabilito Emiliano Brembilla a Roma 2009, quando il tedesco Biedermann, reso siluro dal poliuretano, stabilì il mondiale che ancora regge come quello di Federica Pellegrini. Il crono di Filippo è di 1:45.76, Brembilla ai tempi suoi fece 1:46.29. E con quel “salgo pure al posto suo” si chiude il “caso Horton”.

APPLAUSI E ATTACCHI
Poco prima la Fina, la federazione mondiale, si era occupata della vicenda del “no podio”. Stava serpeggiando fra i nuotatori una specie di movimento, come tutti i “no qualcosa”. L’australiano che era rimasto giù dal podio dei 400 stile per protestare contro Sun Yang e la sua presenza in gara (e da vincitore poi!) nonostante fosse sotto inchiesta per doping, sentenza rinviata a settembre a stagione chiusa, è entrato alla mensa del Villaggio Atleti ed è stato accolto da un applauso.  Non un’ovazione, ma una solidarietà. Sun Yang, in fondo, sta sulle scatole a molti: ha vinto e vince troppo e di solito poco si perdona. E poi la Cina è per definizione il misterioso Oriente, terra d’intrugli  e astuzie. Il cinese ha mandato il suo messaggio: “Se ce l’hanno con me, pazienza; ma quando si va al podio, io rappresento la Cina, Horton l’Australia, e così ha offeso il mio Paese, il suo e l’audience mondiale”

CARO HORTON TI SCRIVO
La Fina voleva evitare ulteriori problemi: non tirava una bell’aria per i suoi dirigenti. Così ha deciso di farsi viva ma senza calcare la mano né in un senso né nell’altro. Ponzio Pilato? Un dilettante. C’è scritto nella lettera inviata alla Federazione australiana e a Mack Horton che si tratta di un “warning”, cartellino giallo. Senza neppure dire: alla prima che mi fai… La Fina dice di riconoscere libertà di parola (bontà sua…) ma nei contesti appropriati. Gli eventi Fina non possono essere utilizzati er fare dichiarazioni o gesti individuali. Aggiunge poi che la materia riportata come stimolo alla protesta di Horton è oggetto di un procedimento giudicante e dunque sembra inappropriato alla Fina fare commenti a processo in corso. Questa è la politica. Sportiva e no.

DI MEGLI IN MEGLIO
Al record di Filippo si aggiungono altri due primati italiani che portano due raniste, Martina Carraro ed Arianna Castiglioni, alla finale dei 100 di domani. 1:06.39, tempo identico per le due amiche-rivali. Ma ottenuto in circostanze differenti. Martina l’ha fatto in semifinale ed è arrivata al quarto tempo. Arianna ha dovuto metterci un supplemento: lei la semifinale l’aveva chiusa con l’ottavo tempo, 1:06.97, l’ottavo. Identico crono aveva ottenuto la belga Lecluyse. Ci voleva il swim off, lo spareggio. Ed era qui che Arianna faceva anche lei il record.

MARTINA E PEATY
“Migliorarsi nel pomeriggio va benissimo. Volevo finale e record ed ho avuto tutti e due” dice la Carraro. Il record precedente era già suo, ma aveva tre anni. “Sono passata più lenta che in batteria, ed è lì che devo guadagnare centesimi. Magari sulla Aoki”. La giapponese ha il terzo tempo… Che dire di Peaty, re ranocchio? “Peaty parla da solo, piuttosto che dire qualcosa di lui, bisognerebbe studiarlo; c’è qualcosa che ancora nessuno ha capito in lui, se mette due secondi sui 100 davanti a tutti”.

L’OTTO DI ARIANNA
Anche se ha fatto in pratica il quarto tempo, Arianna Castiglioni in finale, dove è la russa Efimova, partirà in corsia otto. Per la griglia di partenza conta il tempo in batteria. “Meglio stare un po’ distaccata. E’ bello tornare a una finale mondiale dopo quattro anni. Non so come sia uscito il tempo: alla terza prova in giornata pensavo solo alla gara, temevo perché la Lecluyse è duecentista, ha più resistenza di me”. E invece: “Ho toccato la piastra, ho guardato e ho visto che lei toccava dopo: il tempo non l’ho neppure guardato”.

MARGHERITA PREOCCUPATA
Margherita Panziera aspetta con ansia i suoi 200 dorso; e l’ansia le cresce nella gara dei 100. Non va in finale, è undicesima, ma non è questo per lei il grave: il peggio è il tempo di 59.83. “Lo faccio in gare che non valgono niente; lo faccio quando nuoto 13 chilometri al giorno; ho lavorato tanto per venire qui al top, ma adesso non mi ci sento. Mi sono piantata, forse ho strappato troppo. Spero siano solo sensazioni passeggere, vediamo se il passo sui 200 mi viene meglio e cosa tiriamo fuori”.

FUORI I DORSISTI
Riammessi alle semifinali dopo il caos dei devices, gli attrezzi di partenza, le prove ripetute, le eliminazioni e i ripescaggi, entrambi gli azzurri nei 100 finiscono eliminati. “Peccato, la finale era alla portata” dice Sabbioni, dodicesimo in 53.71; Thomas Ceccon è diciassettesimo. Fuori in buona compagnia: anche il fin qui fenomenale russo Kolesnikov.

ELENA SORRIDE
Elena Di Liddo è quarta nella finale dei 100 farfalla.

Aveva fatto ogni botta un primato tra batteria e semifinale, portando il primato italiano a 57.04. In finale nuota in 57.14. “Sapevo che per la medaglia bisognava sfondare il muro dei 57; sarebbe stata la ciliegina sulla torta; comunque benissimo così”. Sarà di legno, ma il posto piace alla ragazza di Bisceglie. Che, come tutti, è sorpresa dalla sconfitta della favoritissima svedese Sjoestroem.

Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 19:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA