America's Cup: la storia, i protagonisti, le barche, le regole, l'Italia, la tv. Tutto quello che c'è da sapere

Mercoledì 27 Gennaio 2021 di Francesca Lodigiani
L'America's Cup riportata in trionfo a Auckland nel 2017. Credit ETNZ /Carlo Borlenghi

America's Cup, è il momento di Luna Rossa. Venerdì 29 gennaio a Auckland in Nuova Zelanda, la notte tra giovedì e venerdì in Italia, prende il via la semifinale della Prada Cup. A giocarsi il tutto per tutto, quello che down- under chiamano il “do or die”, sono i team di Luna Rossa Prada Pirelli e American Magic. Gli italiani e gli americani, la passione e la resilienza, secondo i canoni anglosassoni. La posta in gioco è avanzare verso la finale della Prada Cup contro gli inglesi di  INEOS Team UK, con 5 vittorie i campioni dei Round Robin. Chi riuscirà ad alzare al cielo la Prada Cup,  sarà il Challenger della 36° America’s Cup e affronterà il Defender Emirates Team New Zealand per cercare di strappargli la Coppa delle Cento Ghinee.

Una storia affascinante di vela, di passione, di mare, di ricchezza, di progresso e di  sport, che dall’800 a oggi  ha già attraversato tre secoli.

 

Per comprenderne il passato e il presente abbiamo preparato un Vademecum, corredato da una serie di foto, molte delle quali  scattate da quell’artista della macchina fotografica che è Carlo Borlenghi, tra i primi, se non il primo, fotografo di yachting del mondo.

Un professionista dell’immagine sul mare che  paradossalmente è uomo di acqua dolce, del Lago di Como, sul quale si affaccia la sua  Bellano.

36° AMERICA’S CUP

La Storia

Corre l’anno 1851, l’anno dell’Esposizione Universale a Londra. L’Inghilterra domina sui mari. Sono passati solo pochi decenni dalle imprese dell’Ammiraglio Horatio Nelson contro Napoleone. Negli Stati Uniti d’America, le ex colonie indipendenti da neppure 100 anni, sono nati i clipper, veloci velieri dalla prua snella che guadagnano 10 nodi di velocità rispetto agli altri. Una rivoluzione progettuale. I tempi di navigazione sono ridotti a un terzo. Un vantaggio commerciale enorme nel trasporto del tè dall’oriente, mercato che si è aperto all’ Occidente con la fine della Guerra dell’Oppio.

Clipper americano verso il 1840

E’ in questo contesto che a John Cox Stevens,  erede di una ricca famiglia di New York, primo Commodoro del New York Yacht Club,  viene in mente di finanziare insieme ad altri  amici la costruzione di un mini clipper, la goletta America, attraversare l’Atlantico e  prender parte a una regata in programma il 22 agosto sotto forma di  circumnavigazione dell’isola di Wight,   evento collaterale dell’Esposizione Universale al quale è presente la Regina Vittoria sullo Yacht Reale Victoria e Albert. In palio la  Royal Yacht Squadron Cup, o anche, dal  suo costo, la  Coppa delle 100 ghinee.

La Goletta America nel 1851

Si tratta di una regata di flotta con 14 altri concorrenti, tutti inglesi, e America vince con grande distacco. E’ in questo contesto che ha origine la leggenda della risposta “ Maestà, non c’è  secondo” attribuita alla vedetta di guardia in coperta sullo yacht reale alla quale la Regina avrebbe chiesto, appreso che America era prima, chi fosse il secondo.  

E’ verosimile ritenere che la vedetta intendesse dire che non si vedeva ancora il secondo. Il  significato assunto da quella frase nell’epica dell’America’s Cup è però sicuramente più scenografico .

L’America’s Cup e il Deed of Gift: 1957-1983

Passano alcuni anni ed è nell’estate del 1857 che la Coppa, tramite il famoso Deed of Gift  (atto di donazione) entra in possesso del New York Yacht Club con il vincolo di metterla in palio in una competizione amichevole tra yacht di club di nazioni differenti. Di fatto un confronto tra gli uomini e i mezzi, e quindi la tecnologia, che i rispettivi paesi esprimono. Tanto che fino ai decenni più recenti sono in vigore rigorose regole di nazionalità per uomini e know how.  Il nome America al trofeo viene attribuito in un secondo tempo e deriva da quello della goletta America, che dopo la vittoria nel Solent viene venduta in Inghilterra.

Video

La prima edizione ufficiale della Coppa America in acque americane si disputa nell’estate del 1871. Lo yacht sfidante, Cambria, batte bandiera inglese, ma anziché  il guidone del Royal Yacht Squadron, issa quello del Royal Thames Yacht Club.  Nei decenni successivi si disputano 124 edizioni. Le dimensioni degli scafi, prima immensi,  dopo la seconda Guerra Mondiale si riducono. L’imbattibilità americana contribuisce a rendere l’America’s Cup leggendaria e agognata. I personaggi che scrivono il loro nome nella sua storia contribuiscono al mito. Grandi tycoon e grandi timonieri. L’aristocrazia del denaro, vecchio e nuovo e del mondo dello yachting.  Nomi, per citarne alcuni, come Vanderbilt, Mosbacher, Rockfeller, Ted Turner, Sopwith, Sir Thomas Lipton - col record di cinque sfide, eguagliato solo da Patrizio Bertelli con Luna Rossa- il Barone  Marcel Bich, Michael Fay, Dennis Conner,  Raul Gardini e Paul Cayard,  Bill Koch e Buddy Melges, Russell Coutts, Ernesto Bertarelli, Larry Ellison, Vincenzo Onorato, Peter De Savary, Alan Bond.

Ted Turner, Defender vittorioso con Courageos nel 1977

Devono passare però 132 anni dalla vittoria della Goletta America prima che qualcuno strappi la Coppa America al New York Yacht Club. Nel 1983 a Newport, Rhode Island, dove le regate della Coppa nel frattempo si disputano con gli splendidi 12’ Stazza Internazionale, ci riesce, nella 25° Edizione, Australia II del Royal Perth Yacht Club,  finanziata dall’energico  miliardario australiano Alan Bond, oggi scomparso dopo alterne fortune. Una barca dotata di una rivoluzionaria chiglia con alette disegnata da Ben Lexcen e timonata dal baffuto John Bertrand. E’ l’anno in cui per la prima volta viene messa in palio la Louis Vuitton Cup per la  selezione tra sfidanti.

 

Australia II, vincitrice nel 1983 a Newport dopo 132 anni di egemonia USA Credit Carlo Borlenghi

I Challenger che riescono a vincere l’America’s Cup 

1983 Australia II – Newport, USA

1987 Stars & Stripes- Fremantle, Australia

1995 Team New Zealand – San Diego, USA

2003 Alinghi – Auckland, Nuova Zelanda

2010 Oracle- Valencia, Spagna

2017 Emirates Team New Zealand – Bermuda

L’ America’s Cup e l’Italia

La prima sfida italiana è quella dello Yacht Club Costa Smeralda con Azzurra nel 1983. Sfida voluta da Gianni Agnelli, Beppe Croce e Karim Aga Khan. Lo skipper è Cino Ricci, il timoniere Mauro Pelaschier, il progettista Andrea Vallicelli. Azzurra 83 chiude al 4° posto nella Louis Vuitton Cup.

1982, varo a Pesaro della prima Azzurra. Credit Carlo Borlenghi

Nell’ Italia, pre-dirette, pre-internet,  pre-streaming e social media, è delirio e folle innamoramento.

Azzurra 1983 in allenamento. Credit Carlo Borlenghi

A Fremantle nel 1987 le sfide italiane sono due: c’è Azzurra con lo Yacht Club Costa Smeralda, e c’è Italia con lo Yacht Club Italiano. Azzurra non brilla. Italia con Aldo Migliaccio e i fratelli Chieffi, sostenuta da un pool di sponsor tra i quali Maurizio Gucci e la Montedison, chiude al 7° posto sui13 challenger presenti. E’ l’edizione del grande “Come Back” di Dennis Conner che contro Kokkaburra, dell’attuale Direttore di Gara Iain Murray, vince e riporta la Coppa in America a San Diego dove la difende con successo contro i kiwis nel 1988,  nonostante la successiva diatriba legale.

Il 1992 è l’anno del Moro di Venezia di Raul Gardini, che a marzo  1990 con un varo da sogno – musiche di Morricone, regia di Zeffirelli, Venezia come scenografia  – ha varato il primo di cinque Moro di Venezia che lui non considera barche diverse ma, come dice al varo, la stessa barca che cambia pelle. 

Lo scenografico varo a Venezia del Moro di Venezia  l'11 marzo 1990. Credit Carlo Borlenghi

Inizia una saga che nel 1991 porta il Moro a vincere a San Diego il mondiale Classe Coppa America e nel 1992 la Louis Vuitton Cup. La prima volta per una barca  italiana. 

                                                 

                                                 San Diego 1992. Il Moro di Venezia vince la Louis Vuitton Cup 

Lo skipper è Paul Cayard. Alla tattica e alla strategia  i fratelli Chieffi, Enrico e Tommaso. Progettista è German Frers. Il club la Compagnia della Vela di Venezia. Nella 28° edizione dell’America’s Cup contro America al Cubo di Bill Koch il Moro perde per 4 a 1 ( la vittoria è con un delta di 3 secondi).

Il Moro di Venezia Incrocia America 3 nella Coppa America del 92 a San Diego. Credit Carlo Borlenghi

L’era di Luna Rossa e di Patrizio Bertelli

L’era di Patrizio Bertelli e di Luna  Rossa nasce con  Luna Rossa Silver Bullett  nel 2000 a Auckland, scafo magico che  dopo un entusiasmante duello serrato con America One di  Paul Cayard, vince la Louis Vuitton Cup, la seconda volta per l’Italia, la prima con un timoniere italiano, Francesco De Angelis. Tattico è Torben Grael. Il guidone è quello dello Yacht Club Punta Ala.

Luna Rossa Silver Bullet nel 2000 a Auckland. Credit Carlo Borlenghi 

Patrizio Bertelli festeggia la vittoria della Louis Vuitton Cup, la seconda volta per l'Italia, la prima con un timoniere italiano, Francesco De Angelis. Credit Carlo Borlenghi

Luna Rossa torna nel 2003 in nuova Zealanda per  la 31° edizione che vince, col guidone del  club svizzero Société Nautique de Genève, Alinghi di Ernesto Bertarelli. Al timone  Russel Coutts.

Alinghi 2003 a Auckland. Credit Alinghi/Carlo Borlenghi

Luna Rossa é presente anche nella 32° edizione nel  2007 a Valencia, ancora con De Angelis, al quale si affianca James " Jimmy" Spithill, neppure trentenne, ma in questo caso col guidone dello Yacht Club Italiano. Una edizione partecipatissima (11 challenger) e di grande successo  nella quale Alinghi di Ernesto Bertarelli, romano di nascita, svizzero di adozione, con Ed Baird difende con onore contro Emirates Team New Zealand la Coppa conquistata a Auckland nel 2003.

Valencia 2007. Classico Cyrcling in stile vecchia Coppa America tra  Shosholoza ( Sud Africa) e Victory Challenge( Svezia) Credit ACM/Carlo Borlenghi

Dopo la sfida del trimarano Alinghi contro il catamarano Oracle, Luna Rossa, sotto le insegne del Circolo Vela Sicilia, Luna Rossa è a San Francisco nella 34° edizione del 2013 con i mega-catamarani foiling in cui vince Oracle di Larry Ellison con Jimmy Spithill e Ben Ainsle che corrono insieme e sono protagonisti con Oracle del più clamoroso “Come Back “ della storia  sportiva: da 1 a 8 a 9 a 8.

San Francisco 2013 Emirates Team New Zealand contro Oracle con i catamarani AC 72 Credit Chris Cameron1527

Bermuda 2017, 35° America's Cup con gli AC 50. Emirates Team New Zealand contro Oracle. Credit Richard Hodder / ETNZ

Patrizio Bertelli con Luna Rossa lancia la sfida anche per la 35° Edizione, ma decide di abbandonare sbattendo la porta quando a tradimento, sotto il profilo della correttezza più che giuridico,  viene cambiata in corsa la classe di barche, di nuovo catamarani foiling ma più piccoli, per la 35°America’s Cup a  Bermuda, dove Emirates Team New Zealand, anche con l’aiuto del team Prada, vince e riporta la Coppa a Auckland.

La 36° America’s Cup

Dove

A Auckland in Nuova Zelanda, paese attualmente Covid Free che non permette l’ingresso se non previa rigorosa quarantena in strutture predeterminate dal Governo. La stessa procedura è stata applicata agli uomini dei team. Per questo la stampa internazionale e i fans seguono da remoto. Interviste e  conferenze stampa via Zoom.

Il Programma

 La 36° America’s Cup presented by Prada si svolge dal 6 marzo 2021, al meglio di 13 prove (vince chi per primo raggiunge 7 vittorie).  In gara il Defender Emirates Team New Zealand e il Challenger più forte, quello che avrà vinto la selezione tra i challenger, la  Prada Cup.  

La Prada Cup consiste in:

 Quattro Round Robin iniziali  in cui ciascuno dei 3 challenger incontra gli altri due 4  volte:
la Semifinale dal  29 gennaio al 2 febbraio,  tra secondo e  terzo classificato dei Round Robin,  al meglio di 7 prove (vince chi per primo raggiunge 4 vittorie)
la Finale in cui viene assegnata la Prada Cup, dal 13 al 22 febbraio, al meglio di 13 prove (vince chi per primo raggiunge 7 vittorie).

Il Defender della 36° America’s Cup

 Emirates Team New Zealand, Royal New Zealand Yacht Club, con Te Rehutai. 

Skipper è Grant Dalton, timoniere Peter Burling.

Nel team hanno vinto medaglie olimpiche di vela: Peter Burling insieme al suo prodiere Blair Tuke, flight controller( 1 oro e 1 argento in 49er); Glenn Ashby, randista (1 argento in Tornado).

Numero di grinder: 8

Emirates Team New Zealand. Credit ETNZ

I  Challenger

Luna Rossa Prada Pirelli, Circolo Vela Sicilia, con Luna Rossa. Skipper è Max Sirena, timonieri Francesco “Checco” Bruni e Jimmy Spithill, randista Pietro Sibello.

Molti dell’equipaggio hanno vinto titoli, anche mondiali, ma non medaglie olimpiche di vela. C’è l’argento di canottaggio del grinder Romano Battisti

Numero di grinder: 8

Luna Rossa, Credit COR 36/Studio Borlenghi

INEOS Team UK, Royal Yacht Squadron, con Britannia.

 Skipper e timoniere Sir Ben Ainslie, tattico Giles Scott. Due flight controller dedicati, e 1 randista.

 Le medaglie olimpiche di vela:  Sir Ben Ainslie, timoniere, 4 ori e 1 argento in Laser all’inizio, poi Finn; Giles Scott, 1 oro in Finn; Iain Jensen, 1 oro e 1 argento come prodiere in 49er; a queste va aggiunto l’oro di cannottaggio di Matt Gotrel

 Numero di grinder: 6

American Magic, New York Yacht Club, con Patriot.

 Skipper e tattico, Hurry Hutchinson, timoniere Dean Barker, randista Paul Goodison.

Le medaglie olimpiche di vela: Paul Goodison, randista: 1 oro in Laser

Numero di grinder: 8

Gli  AC75

Monoscafi dotati di due foil inventati per la 36° America’s Cup che superano in volo la barriera dei  50 nodi di velocità.

A causa della pandemia sono stati provati in regata solo a dicembre nelle Prada America’s Cup World Series . Un fattore critico per uomini e mezzi, e anche per redigere le istruzioni di regata. Hanno “funzionato” al debutto sul campo meglio del previsto. Fondono caratteristiche idrodinamiche e aereodinamiche e determinano l’ingresso di termini e concetti nuovi nel linguaggio velico, ad esempio portanza, lift, flap.

Lunghezza: 20,7 metri + 2 di bompresso che serve per la vela da vento leggero, il Code Zero

Larghezza:  5 metri

Altezza albero: 26,5 metri

Vele:

randa a due pelli: 135-145 mq
fiocco: 90 mq
Code Zero: 200 mq

Peso barca costruita in carbonio: 6.5 tonnellate,

Peso complessivo degli 11 membri dell’ equipaggio: tra 960 e 990 kg

Foil:   2 costituiti da un  braccio che termina con una  wing (ala) munita di flap, come gli aerei.

Arco massimo  foil:  4 metri

Immersione massima: 5 metri

In navigazione il foil sottovento fornisce il lift, quello sopravento funge da leva raddrizzante

Intensità di vento con la quale si corre

 Il limite del vento nei Round Robin e nella Semifinale è fissato tra  6.5 e 21 nodi.

Il limite del vento fissato per la Finale della Prada Cup e per l’ America’s Cup doveva essere superiore: tra 6.5 e 23 nodi. Ma dopo l'incidente a Patriot di American Magic la regola è stata modificata e rimane tra 6.5 e 21 nodi.

Campo di Regata, percorso e tempo limite

Un rettangolo virtuale di circa  1.5 km per 3.5 km. La novità, dopo San Francisco 2013 e Bermuda 2017, è  la partenza  nuovamente di bolina, da un terzo del  campo circa.

Il percorso è a bastone, bolina, poppa, per il numero di volte che stabilisce secondo il meteo il Comitato di Regata presieduto dall’australiano Iain Murray, veterano della Coppa,  già skipper e progettista.

 Il campo costretto entro confini virtuali (boundaries) che non possono esser varcati pena penalità, favorisce i cambi di posizione tra gli scafi in gara. La durata delle regate, in media sui 25 minuti, e il cambio di posizione dei concorrenti, rende non noiosi i match e attrae anche un pubblico  di non velisti.  

E’ il Direttore di Gara che posiziona, a seconda della direzione, dell’intensità del vento e della corrente, il Campo di gara nel Golfo di Hauraki. Il Campo C , prossimo alla città, che permette al pubblico di seguire anche da terra ,è quello più usato. Un campo che per la collocazione è soggetto a importanti oscillazioni del vento, come direzione e come intensità.  

Il tempo limite per concludere il primo lato del percorso è di 12 minuti; se non viene rispettato, la prova è annullata.

 Il tempo limite per concludere l’intero percorso è di 45 minuti; se non viene rispettato la prova è annullata.

Se una barca accetta aiuto esterno, viene squalificata o considerata ritirata a seconda dei casi, e il punto va all’avversario. Dopo l’incidente di American Magic, una nuova regola stabilisce che in  caso di scuffia, la regata viene immediatamente  interrotta, e il punto assegnato all’avversario anche se i soccorsi non sono ancora intervenuti. Ciò per rendere gli aiuti più veloci.

I giudici e le penalità

Ci sono tre giudici che chiusi in un ufficio seguono la regata davanti a uno schermo che evidenzia il confine virtuale del campo di regata e il confine a rombo, inviolabile, che circonda gli AC 75 al fine di evitare le collisioni. I tre giudici alla consolle sono supportati da due in acqua. In caso di proteste per violazioni al regolamento di regata o violazioni dei boundaries, la penalità viene comunicata via radio al concorrente. La penalità consiste  nel “mettere” un distacco di ulteriori 50 metri tra il “colpevole” e l’avversario. Ciò si effettua o fermandosi/rallentando o prendendo un’altra direzione. A volte è l’avversario stesso che per suo interesse prende una differente direzione neutralizzando di fatto la penalità. Sono i giudici a comunicare alle barche quando hanno assolto la  penalità.

In partenza le penalità funzionano in modo differente. Chi taglia la linea di partenza in anticipo di più di 10 secondi prima del via, deve tornare indietro e rifarla. A chi “sconfina”di qualche secondo, è comminata la penalità classica dei 50 metri da eseguire però dopo il via, così come le eventuali penalità collezionate nelle operazioni di pre-partenza.

La partenza

L’ingresso nel box di partenza avviene:

a 2’ e 10’’, per la barca che entra da sinistra, quindi con mura a sinistra, quindi senza precedenza;
a 2’, per la barca che entra da destra, quindi con mura a dritta, quindi con precedenza.

Con gli AC75, muniti di foil, si è voluto impedire il “dial up” quella manovra che in passato faceva sì che all’ingresso al box di partenza  una barca veloce con precedenza, riuscisse a “bloccare” l’avversario.  

Come seguire in TV, ma non solo

Le regate, si disputano tra le 15 e 18, ora di Auckland. A causa della differenza di  12 ore di fuso orario,  tra le 3 e le  6 del mattino ora italiana. Rai 2  e Rai Play trasmettono free to air le dirette,  con replica la mattina alle 8.15  su RAI Sport+ HD  Seguono durante il giorno notizie nei telegiornali e servizi, anche con immagini di edizioni precedenti

Sky  fino alla fine della 36° America’s Cup  dedica alla Coppa un canale ad hoc,   SKY SPORT AMERICA’S CUP (ch 205), sul quale si possono seguire con esperti  le regate in diretta, e poi  in differita nel corso della giornata. Sul canale dedicato vengono trasmessi   speciali, news, film storici, spazi di approfondimento, ripresi  anche  su Sky Sport 24 e su skysport.it.

Sul canale ufficiale Youtube dell’America’s Cup, dal sito www.america’scup.com, si può seguire  la diretta delle regate commentata dai campioni Shirley Robertson, Nathan Outteridge e Ken Reid in lingua inglese; un’opportunità per perfezionare la lingua. La registrazione delle regate  rimane sul sito e può esser vista in qualsiasi momento. Le immagini della diretta Youtube sono le stesse fornite a Rai e Sky che hanno acquisito il diritto esclusivo di associare il commento in lingua italiana.

Le principali riviste di settore, dal Giornale della Vela, a Fare Vela a Saily, per citare le più assidue,  seguono in maniera approfondita la Coppa, con interviste video e  interventi di esperti. Particolarmente approfondita e tecnica la copertura di  Vittorio d’Albertas (velaio, timoniere, coach, detentore di titoli italiani) con Pietro Pinucci su Youtube in collegamento col direttore di  Fare Vela Michele Tognozzi. 

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA