Internazionali Roma, Ferrero: «Oggi vinco allenando Alcaraz, un fenomeno»

Lo spagnolo ha vinto a Roma. oggi allena il giovane più forte

Domenica 8 Maggio 2022 di Vincenzo Martucci
Internazionali Roma, Ferrero: «Oggi vinco allenando Alcaraz, un fenomeno»

Lo spagnolo Juan Carlos Ferrero nel 2001 ha vinto a Roma il primo grande torneo, cui nel 2003 ha aggiunto il Roland Garros arrivando in finale agli US Open e salendo al numero 1 del mondo.

Oggi vince allenando il giovane più forte, il neo 19enne Carlos Alcaraz. 


Juan Carlos, ha finalmente accettato quel soprannome, Mosquito?
«No, molti continuano a chiamarmi così, ma il mio nome proprio mi sembra meglio».

La chiamavano così perché non sembrava forte ma era sempre lì, insistente e resistente, come una zanzara.
«Pur senza tanti muscoli, avevo altre caratteristiche atletiche che mi garantivano di trovarmi a mio agio sul finire del match, anche contro avversari molto forti fisicamente che dovevano sempre correre tanto contro di me».

In finale, il maratoneta Ferrero superò in 3 ore, per 3-6 6-1 2-6 6-4 6-2, il re di Parigi ’97 e del 2000 e 2001, Kuerten.
«Con lui era difficile vincere in tre set, non ero preoccupato, ero pronto. Anzi, sapevo che, con l’andare del match, sarei diventato io il favorito. E mi ripetevo continuamente: “Tranquillo, c’è tempo per recuperare”. Ricordo bene la sensazione che avevo andando in campo contro il numero 1 del mondo e anche della terra rossa: avevo l’ambizione di potercela fare. Alla fine mi sentii molto orgoglioso di quella vittoria».

Che cosa significò quel successo a Roma?
«Mi diede tantissima fiducia non solo sulla strada di Parigi, come succede anche oggi a tutti quelli che fanno un buon risultato in questo torneo, pur senza darti garanzie poi che le cose andranno sicuramente bene anche al Roland Garros. Era il mio primo grande torneo, ad appena 21 anni».

Che ricordi ha del torneo di Roma?
«Ci vengo sempre volentieri e ci giocavo anche volentieri per la superficie, certo, e per le condizioni così simili a Parigi, ma anche per l’atmosfera sempre molto piacevole del pubblico e del posto. E poi fra spagnoli e italiani c’è la vicinanza della lingua e del cibo».

Ferrero è stato anche l’evoluzione del classico terraiolo spagnolo.
«Il segreto è semplice: fin dai 17 anni al mio club c’erano campi rapidi anche su erba e ho formato lì il mio gioco da fondocampo, spingendo anche sempre tanto, più aggressivo di altri».

Quale dei suoi grandi risultati le ha procurato le emozioni più forti?
«Sono state tutte fortissime. Comunque, al primo posto ci metterei la coppa Davis del 2000, col re di Spagna che ci premia, poi lo Slam a Parigi e infine il numero 1 che è la conseguenza di giocar bene per tanto tempo, un premio al lavoro e ai progressi, ma anche alla caparbietà di chi come me credeva tanto in quello che faceva. Tutti questi risultati sono stati comunque il massimo toccando sia la sfera individuale che la soddisfazione di difendere la bandiera e giocare col gruppo».

Quali dei suoi valori le piacerebbe trasmettere al suo allievo, Alcaraz?
«Parto avvantaggiato dal fatto che già quando l’ho conosciuto, a 15 anni, ho riscontrato subito gli stessi valori miei che gli aveva dato la sua famiglia. Umiltà, rispetto, cultura e continuità del lavoro, dedizione, sono tutte cose che è difficile trovare in un ragazzo così giovane e sulle quali è poi più facile fare un giocatore. Perché la costruzione della persona deve venire prima del tennista».

Se dovesse sintetizzare le migliori qualità di Alcaraz che direbbe?
«Carlos ha imparato relativamente in fretta a capire che cosa sbaglia in partita e su che cosa deve focalizzarsi, soprattutto a livello mentale. Quand’era più piccolo poteva giocare molto bene o molto male, ora ha trovato molto di più un equilibrio, anche grazie alla psicologa Isabel Belaguer».

In cosa sono simili Ferrero ed Alcaraz?
«In campo siamo tutti e due molto emotivi. E’ positivo se resti te stesso, come identità e stile di gioco, così tieni di testa quando vivi momenti difficili, di tensione. Lui, come me quando giocavo e come oggi che alleno, vuole migliorare continuamente».
 

Ultimo aggiornamento: 19:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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