Giro d'Italia, protesta dei ciclisti: tappa accorciata. Vegni furioso: «Qualcuno pagherà»

Venerdì 23 Ottobre 2020 di Carlo Gugliotta
Giro d'Italia, protesta dei ciclisti: tappa accorciata. Vegni furioso: «Qualcuno pagherà»

Doveva essere una giornata tranquilla al Giro d'Italia dopo le fatiche degli ultimi due giorni: la Morbegno-Asti è stata infatti concepita come una frazione di trasferimento, un'ultima occasione per i velocisti in vista della tripla scalata al Sestriere di domani e la cronometro di domenica a Milano.

Invece, alla partenza di Morbegno, si è sollevata la protesta dei corridori: freddo e pioggia hanno accolto la carovana ai nastri di partenza della diciannovesima tappa, lunga 253 km. Un chilometraggio da grande classica, ma le difficoltà altimetriche sono quasi completamente assenti. 

La fatica, la pioggia e il freddo hanno spinto un gruppo dei corridori a chiedere a Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia, di spostare la partenza della tappa di 100 km. La richiesta non è arrivata dai sindacati dei corridori a causa del protocollo meteo, che prevede l'annullamento delle tappe in condizioni di meteo estremo, ma sono stati i corridori in persona a chiedere a gran voce il "taglio" della tappa. Rcs Sport ha così deciso di accorciare la tappa, spostando la partenza ad Abbiategrasso. 

Quello che fa rabbia è il fatto che i corridori abbiano avanzato questa richiesta non il giorno precedente la corsa, ma la mattina stessa, con tutte le difficoltà del caso a livello organizzativo. Una vera e propria figuraccia, soprattutto perchè quando i corridori hanno iniziato a protestare i bus delle squadre erano già andati via, con l'obiettivo di arrivare in tempo utile al traguardo di Asti. 

Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia, ha utilizzato parole molto dure nei confronti delle squadre che hanno aizzato la protesta. In particolare, la squadra che ha protestato di più è stata la Lotto-Soudal, formazione che aveva alzato i toni con Thomas De Gendt la scorsa settimana, quando il corridore belga aveva affermato di non sentirsi al sicuro a causa della situazione coronavirus, mentre si sentiva maggiormente tutelato al Tour de France. 

"Oggi abbiamo fatto una figuraccia come sport e come ciclismo, e oscura quanto di buono abbiamo fatto fino ad adesso per portare alla fine il Giro d’Italia. Ho parlato con uno o due corridori della Lotto-Soudal, non volevano partire, ma guarda caso l’unico pullman che mancava era proprio il loro. Non c'erano alternative a questa decisione. Quando non si presentano i corridori alla partenza, cosa vuoi fare? Tutti sapevano che c'era una tappa lunga in programma e sarebbe stata la prima giornata di acqua vera, il meteo era stato clemente anche se siamo a ottobre. Arriviamo a Milano, poi qualcuno pagherà caro per questa figuraccia". 

Gianni Bugno, presidente del CPA, il sindacato internazionale dei corridori, ha affermato in diretta Rai: "Mi prendo la responsabilità di quanto è successo, la decisione è stata presa dai corridori e noi non abbiamo potuto fare altro che prenderne atto". 

Bruno Reverberi, team manager della Bardiani-CSF-Faizanè, non ha appoggiato la protesta dei corridori: "Ci sono direttori sportivi e manager che sono schiavi dei corridori, e invece dovrebbero farsi sentire. E' stata una figuraccia anche per il sindacato dei corridori: domani mattina dovrebbero dimettersi sia Cristian Salvato che Gianni Bugno".

Ultimo aggiornamento: 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA