America's Cup Graffiti. Luna Rossa Prada Pirelli verso il match contro Team New Zealand

Martedì 23 Febbraio 2021 di Francesca Lodigiani
Luna Rossa

La premiazione della Prada Cup a Auckland senza  lockdown. Grazie al  livello di lockdown  sceso a  1,  martedì mattina all’America’s Cup Village di Auckland, il Team di Luna Rossa Prada Pirelli  , schierato sul palco, ha ricevuto ufficialmente la  Prada Cup. Ad applaudirlo una folla di persone sorridenti, senza mascherine, senza distanziamento, senza paura, tra le  quali le famiglie e i tantissimi bambini dei 120 uomini e donne che in Nuova Zelanda alimentano la sfida italiana. Dalla festa selvaggia, travolgente, carica di emozioni, ancora vestiti da regata e col casco in testa, esplosa  domenica all’arrivo alla base di  Luna Rossa  “Winner”,  a quella formale officiata dal Gran Sacerdote Bruno Troublè, colui che si inventò nel 1983 per le selezioni dei challenger la Louis Vuitton Cup messa in palio per l’ultima volta nel 2017 a Bermuda, e vinta da Emirates Team New Zealand  nell’anno in cui ha battuto Oracle e si è  riportata a casa l’America’s Cup. Una cerimonia interpretata dai ragazzi del Sailing Team, al centro Max Sirena tra i  timonieri  Checco Bruni e  Jimmy Spithill, in maglietta e bermuda, la divisa a terra, mentre  Troublè, Francesco Longanesi Cattaneo, in  rappresentanza di Patrizio Bertelli e  il Presidente del Circolo Vela Sicilia Agostino Randazzo erano  in perfetta tenuta da yachtsman, con tanto di blazer e fazzoletto immacolato nel taschino. 

 

 

La Haka

Ad aprire e chiudere la cerimonia, come da tradizione, una Haka, la danza rituale Maori espressione di coraggio e potenza, di gioia o di aggressività.

Con una particolarità: ad accompagnarla, in secondo piano, anche un  piccolo coro di donne. Uomini e donne di solito eseguono separati queste danze.

La fame di Max Sirena e del Luna Rossa Team

Max Sirena si è ripreso dall’emozione della vittoria per 7 a 1 su Ineos Team UK  ed è già ampiamente sintonizzato sulla Operazione Emirates Team New Zealand. “Siamo ancora affamati” fa sapere  e poi si toglie un paio di sassolini dalle scarpe, lui che è un buono,  tendenzialmente riservato :  “All’inizio delle Selezioni si è detto che eravamo l’under dog.  Gli inglesi sostenevano che ci avrebbero fatti andare a casa piangendo. E invece qua siamo. Tutto questo non ha fatto che renderci più motivati, più forti. Contro New Zealand sarà difficilissimo, ma cercheremo di essere preparati perché se ci sarà l’opportunità vorremo prenderla. Siamo pronti a combattere.  In Luna Rossa non ci sono Rock Star, è  il Team ad essere la Rock Star. Team nel quale vanno considerate anche le famiglie, che fanno un lavoro altrettanto difficile. “

Il Jimmy Spithill pensiero per affrontare Emirates Team New Zealand

La 36° America’s Cup per Jimmy Spithill, vincitore della Coppa con Oracle nel 2010 e nel 2013, sarà una sfida nella sfida. Di fronte avrà, nelle sue acque di casa, Peter Burling  che al timone del catamarano volante neozelandese gli ha sfilato la vecchia Brocca  nel 2017 alle Bermuda. Un Re-match con i kiwi, secondo lui sono i migliori del mondo, per di più nelle loro acque. “ La battaglia diventa più dura” osserva Jimmy col suo tono monocorde reso esotico dall’accento australiano. Spithill si comporta da  freddo, anche se gli italiani riescono a travolgerlo con la loro passionalità, una passionalità alla quale  alla quale il Bulldog –  suo soprannome – si è abituato avendo vissuto con Luna Rossa anche la sfida del 2007 a Valencia. Spithill é però anche convinto che Luna Rossa abbia ancora molto lavoro da fare per essere in grado di competere con Team New Zealand nell’America’s Cup. “Una sfida spaventosa – dice al New Zealand Herald – come affrontare gli All Blacks in una finale di Coppa del Mondo di Rugby. “ Spithill è  soddisfatto dei progressi fatti dal Team,  ma  “Non è abbastanza” sostiene ritenendo che la Luna sia ancora indietro rispetto al Defender, anche se “Non c’è dubbio  che aver fatto tante regate reali, ci abbia fatto fare un buon passo avanti. Dobbiamo utilizzare i giorni che mancano al Match per cercare di colmare quel gap. Penso che il nostro pacchetto  nell’insieme sia molto molto buono. E che sia uno straordinario pacchetto con vento leggero, ma dobbiamo migliorare in condizioni di vento medio e forte.” E non esclude di chiedere il supporto degli altri challenger. “ Abbiamo parlato con gli americani, dopo le semifinali- racconta- E sicuramente parlerò con Ben (Ainslie) e Giles ( Scott). Abbiamo un sacco di amici nel Team di Ineos che erano con Oracle nelle ultime due campagne di Coppa . Cercheremo anche dai challenger conoscenza e modi per diventare più forti.”  

La delusione di Sir Ben Ainsle e Ineos Team UK e l’incognita sull’aiuto a Luna Rossa in vista dell’America’s Cup

Travolti dal successo della Luna non ci si è soffermati sulla delusione di Sir Ben Ainlie, considerato un fuoriclasse.  Anzi attualmente il  timoniere più forte, con i suoi 4 ori olimpici, e un argento, e il famoso come back di San Francisco con Oracle contro i kiwis da 1 a 8 a 9 a 8, peraltro  in copia con Spithill- “Non eravamo abbastanza veloci  sull’ampio spettro delle condizioni” ha dichiarato dopo la sconfitta facendo i complimenti a Luna Rossa per aver messo in campo il “pacchetto” migliore.  “Sono disappointed. E’ stata una campagna dura. Siamo andati su e in giù come sulle montagne russe. Se torneremo? Non abbiamo finito il lavoro. Non è finita, continuiamo. Queste barche sono le migliori sulle quali  io abbia mai navigato. Questa Classe è un incredibile successo. Perfetta per la Coppa America che vuole essere all’avanguardia nella tecnologia applicata allo sport. E’ “pretty cool” andare a 50 nodi con un “monogatto.” E a chi domenica, a caldo, gli chiedeva se avrebbe aiutato Luna Rossa in vista della finale contro Team New Zeland, lui non ha risposto  direttamente ma, enigmatico,  si è  limitato a dire che sarebbe rimasto a vedere Auckland finale con pari rispetto per i contendenti.

Già l’aiuto dei challenger eliminati a quello che scenderà in campo contro il Defender. E’ una consuetudine che in passato alcuni hanno seguito, altri no. Chissà che a freddo Si Ben  non cambi idea. Portare la Coppa America in Europa  potrebbe convenire a molti, oltre che alla Coppa in sé. Sono infatti filtrate  indiscrezioni che  il Defender,  in caso di vittoria, voglia mettere all’asta l’evento. Tra i  partecipanti il governo neozelandese, ma anche location del Golfo o in estremo  oriente, insomma  chiunque sia disposto a mettere sul piatto una offerta economica adeguata. Evoluzione non gradita a chi è legato alla tradizione del Trofeo che con i suoi 170 anni quest’estate è il più antico del mondo.

Tornerà  Alinghi ?

Il possibile ritorno di Alinghi,  sulla scena della Coppa America è un mistero particolarmente misterioso. In linea  peraltro con la riservatezza svizzera. Alinghi = Ernesto Bertarelli, l’imprenditore nato a Roma, naturalizzato svizzero, che nel 2003, al primo tentativo, con Roussell Coutts e il suo team, vinse la Coppa America e la difese poi con successo nel 2007 a Valencia, la città di mare che scelse per difendere la Coppa,  visto che il  Deed of Gift esclude i campi di regata di acqua dolce. Va tenuto presente che chi partecipa all’America’s Cup, sia che sia Challenger, che Defender,  normalmente ha già un accordo con chi sarà il Challenger of Record, il suo primo sfidante con cui concorderà i termini e le condizioni della Coppa successiva, la 37° in questo caso. I kiwis sembra abbiano individuato come loro interlocutori previlegiati  Ineos Team UK. Per quel che riguarda  Luna Rossa, alcuni giornali  riportano dichiarazioni di  Patrizio Bertelli che  in caso di vittoria la sua scelta sarà Alinghi. O meglio,  prima si parla di un  accordo già in essere. Poi di un’ idea.  Per parte sua Ernesto Bertarelli,  il cui Team Alinghi   è stato nominato  di recente Sailing Team of the Year’ nell’ambito degli SUI Sailing Awards 2021, nel relativo comunicato stampa fa anche sapere che “seguiremo molto da vicino le regate dell'America’s Cup nelle prossime settimane ..."  Della serie, a buon intenditor, poche parole. D’altronde  Bertarelli è  velista  molto appassionato e di successo,  ama la tecnologia applicata alla vela, e pure la velocità. E gli AC75 sul campo, si soni rivelati oggetti marini volanti  ad alto tasso di seduzione.  Si vedrà.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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