Quattro grandi miti dell'alpinismo figli del Nordest: Messner, Manolo, Gervasutti e Cassin

Mercoledì 6 Ottobre 2021 di Gigi Bignotti
La copertina

Un poker di grandi alpinisti tutti figli del Nordest: sono fra i protagonisti della  Storia dell'alpinismo (Diarkos, 800 pagine, 23 euro) opera del giornalista-scrittore trentino Claudio Gregori che ripercorre tutte le grandi tappe  ovvero «gli eventi cardine - spiega l'autore - come la scalata del Monte Bianco (datata 1786), quella del Cervino (1865), il K2 del Duca degli Abruzzi e di Desio, le Dolomiti e via via fino al free climbing e all'arrampicata sportiva di oggi». 

Giusto Gervasutti

Ci sono ovviamente tutti i grandi nomi che hanno marchiato con le loro prodezze un'epoca: da Whymper a Preuss, da Bonatti a Paccard, Piaz, Dülfer, Mallorg, Buhl, Vinatzer, Castiglioni fino ai moderni Alexander Huber e Adam Ondra. Ma ci sono anche (e soprattutto) le imprese di 4 miti del Nordest: due ancora viventi (Messner e Manolo), altri due storici scalatori friulani, peraltro amici ed entrambi uomini di pianura, come Giusto Gervasutti e Riccardo Cassin.

Nel libro si parla delle loro prodezze, ma anche delle storie umane. 

Singolari proprio le storie di Gervasutti, nato nell'aprile del 1909 nella Bassa Friulana a Cervignano e del "vicino" e coetaneo Cassin di Savorgnano di San Vito al Tagliamento. Il primo - soprannominato  il Fortissimo - è stato l'ultimo romantico della montagna: non lo muove nè il guadagno nè la gloria, lui scala per passione ed è considerato l'alpinista che ha unito le due scuole (occidentale e orientale). Già a 16 anni, dopo i monti della Carnia, affronta l'Antelao e le Tre Cime. La prima nuova via la apre scalando la Nord del monte Siera (2443 metri) sopra Sappada, uno Spiz di 700 metri di terzo grado. A 20 anni fa il militare come artigliere in Piemonte ed entra nel Cai di Torino di cui diventa presto il leader e, appunto, il Fortissimo. Nel 1934 affronta le Ande poi in settembre rientra in Italia e "doma" il Gran Sasso con l'amico Aldo Bonacossa aggiungendo così anche gli Appennini al suo palmares. Epiche le sue scalate in Francia con 2 costole fratturate, ma sono davvero innumerevoli le sue imprese fino alla Muraglia cinese scalata nell'agosto del 1942. Nel '46 a soli 37 anni ha l'incidente fatale precipitando per 300 metri sul Blanc du Tacul davanti al compagno di cordata Giuseppe Gagliardone (che morirà in un analogo incidente solo un anno dopo).

Più longevo (e fortunato) il coetaneo Cassin - l'alpinista-partigiano - che inizia a scalare seriamente a  vent'anni e nel '32 affronta le Dolomiti e il gruppo di Brenta. La via più famosa che apre è allo sperone di Walker con difficolta di quarto e quinto grado e il diedro Allain di VI+, la via delle vie. Morirà a Pian dei Resinelli (Lecco), il 6 agosto 2009, otto mesi dopo aver compiuto cent'anni.

Il volume
"I monti sono degli dei e gli uomini, come formiche, li scalano". Le grandi sfide tra l'uomo e la montagna è il sottotitolo del libro di Gregori, storico inviato della Gazzetta dello Sport. Nel libro ci sono anche le donne a brillare in questo orizzonte tradizionalmente maschile, tutti protagonisti  sospinti da una forza misteriosa e irresistibile, che hanno creato l'alpinismo. Il lavoro è un vero trattato storico: l'autore parte infatti dall'anno 218 a.C. con l'impresa di Annibale che valicò le Alpi con 37 elefanti al seguito (tutti sopravvissuti) e arriva fino ai giorni nostri proprio con il racconto delle imprese di una donna scalatrice, la mitica Lynn Hill.

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 17:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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