Addio al regista Peter Brook, ultimo gigante del teatro

aveva 97 anni e viveva a Parigi dal 1974

Domenica 3 Luglio 2022 di Gloria Satta
Peter Brook nel 2012 alla Mostra di Venezia

È morto a Parigi Peter Brook, grande regista teatrale, uno degli ultimi mostri sacri della scena.

Britannico di nascita, aveva 97 anni e viveva nella capitale francese dal 1974. E’ stato infatti il il sito di ”Le Monde” a dare per primo la notizia della scomparsa, avvenuta ieri. Sempre a cavallo tra teatro tradizionale e ricerca, Brook ha messo in scena spettacoli indimenticabili come ”Sogno di una notte di mezza estate”, ”La tempesta”, il monumentale ”Mahabharata” con Vittorio Mezzogiorno, il ”Flauto magico” allestito nel 2010 nel suo Théâtre des Bouffes du Nord, ”Battlefield” del 2015.

 

Con Brook se ne va una delle più importanti e appassionanti avventure teatrali del XX secolo. Per il regista, il teatro è stato «uno strumento adatto ad esplorare la natura umana in tutte le sue espressioni». Shakespeare, Cocteau, Genet, Marlowe, Shaw, Ibsen, Checov, Anouhil, Miller, Capote, Elliot, Williams, Durrematt, Beckett, Dostoevskji sono gli autori che ha portato in scena nel corso della sua lunghissima, infaticabile carriera.
Brook era nato il 21 marzo 1925 a Londra da genitori ebrei esiliati dalla Lettonia, all’epoca parte dell’Impero Russo. Prima di approdare in Inghilterra, la coppia era transitata da Francia e Belgio assitendo alla trasformazione del proprio cognome: da Bryck a Brouck fino diventare Brook. Aperto e al tempo stesso enigmatico, dotato di un irresistibile carisma, il regista aveva mantenuto un legame forte con la cultura russa che aveva studiato a Oxford. Fin da giovanissimo si appassionò al teatro, ma al tempo stesso sognava di diventare regista cinematografico: avrebbe poi diretto 7 film, da ”Il signore dello mosche” a ”La tragédie de Carmen” ma soprattutto nel 1971 ”Re Lear” interpretato da Al Pacino. Al momento della sua prima messa in scena, ”pene d’amor perdute”, Brook ha 21 anni. A 22, allestisce ”Romeo e Giulietta” nel tempio scespiriano di Stratford-upon-Avon. A 23 fa scandalo al Covent Garden con la ”Salomé” dalle scenografie di Salvador Dalì. Metterà poi in scena ”La gatta sul tetto che scotta”, ”Il balcone” di Genet, ”Tito Andronico”. A metà degli anni Sessanta scopre la sperimentazione, il teatro della crudeltà di Artaud, l’opera rivoluzionaria del Living Theatre. ”Il teatro e il suo spazio”, manifesto della sua ricerca in antitesi al teatro borghese, è del 1968.


Nel 1974 resuscita il Théâtre des Bouffes du Nord nel 10mo arrondissement di Parigi: diventerà il quartier generale della sua arte e della sua ricerca. Brook vi metterà in scena numerosi spettacoli, compreso un Giardino dei ciliegi con Michel Piccoli. Nel 1998 pubblica l’autobiografia ”I fili del tempo”.

Ultimo aggiornamento: 13:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA