Palco, cinema e camion, tutti i volti del Teatro dell'Opera. Fuortes, nuovo ad Rai, presenta la sua ultima stagione da sovrintendente

Sabato 31 Luglio 2021 di Simona Antonucci
Alceste di Gluck con la regia di Sidi Larbi Cherkaoui

«Sono ottimista sul futuro del Costanzi», dice Carlo Fuortes, appena nominato ad della Rai, durante la conferenza stampa della stagione 2021/22 del Teatro dell’Opera di Roma, l’ultima che firma da sovrintendente.

Dodici titoli d’opera, tra classici, 900 e contemporanea, sei di balletto, un film, un tour in camion e una mostra (Casta diva a Palazzo dei Congressi), ma anche uno spettacolo per ragazzi (Acquaprofonda con musiche di Sollima e il libretto di De Cataldo).

IL SUCCESSORE

Una girandola di fuochi d’artificio, grandi titoli e grandi idee, presentati durante una cerimonia sospesa tra ciò che è stato (un cammino di otto anni che ha portato il lirico romano dalla bancarotta a un’autorevolezza internazionale) e ciò che sarà. La ricerca di un successore è in corso («Ci stiamo lavorando», dice la sindaca Raggi, presidente della Fondazione), ma procede senza accelerazioni, provando a intrecciare figure gradite al Campidoglio e al Ministero, in piena campagna elettorale per l’elezione di un nuovo primo/a cittadino: un gioco delle parti che potrebbe andare avanti fino alla chiusura delle urne.

LE DUE SCRIVANIE

«Lascio il teatro in una situazione ottimale», ha aggiunto Fuortes che ha già preso posto a viale Mazzini, mantenendo la sua scrivania a piazza Beniamino Gigli, «con conti in ordine e un programma della prossima stagione che è il simbolo del percorso fatto insieme, tra continuità e innovazione. Facendo tesoro delle esperienze del passato, aggiungendo qualche idea in più». Quasi un manifesto («Rispettare la storia di un’istituzione, moltiplicandone le possibilità»), che accompagna la carriera di Fuortes, dal Palaexpò alla Rai, compresi gli anni in cui, dall’Auditorium, ha rifondato la vita culturale romana. Nel prossimo cartellone, molte le suggestioni ereditate dalle scorse stagioni. Primo tra tutti il lavoro fatto durante la pandemia, senza mai spegnere il teatro e allargando il palcoscenico a musei, Palazzo Farnese dove si torna per un film danzato e La Nuvola che ospiterà una prima di Castellucci, alle piazze (sul camion con una nuova produzione di Tosca) ma anche alla tv. Inaugurazione con musica contemporanea, Julius Caesar, un terzo film, La Bohéme, regia di Martone che ha già realizzato Barbiere e Traviata (4 milioni di spettatori per la Rai), il ritorno di Ai Weiwei con la Turandot (prima “vittima” della pandemia). E poi Alceste di Gluck, con il coreografo Larbi Cherkaoui e Mass di Bernstein, affidata a Michieletto, mai eseguita in Italia, che inaugurerà Caracalla la prossima estate.

GLI INCASSI

«Gli spettatori sono il cuore di un’istituzione che fa servizio pubblico: al Circo Massimo abbiamo già incassato un milione 750 mila euro, il 75 per cento in più rispetto allo scorso anno». Poltrone nuove un po’ retrò (costo 500 mila euro) marmi e parquet restaurati, si parte il 20 novembre con la prima sfida: Julius Caesar del compositore romano Battistelli, su libretto di Ian Burton, regia di Carsen: sul podio il direttore musicale uscente Daniele Gatti. Torna la Tosca del 1900 con Grigolo-Cavaradossi. A gennaio Kàt’a Kabanovà di Janaceck, per la prima volta al Costanzi. A febbraio Luisa Miller, diretta da Michele Mariotti (futuro direttore musicale dell’Opera) con la regia di Michieletto. A marzo Turandot, regia di Ai Weiwei; ad aprile I Puritani, di Bellini. A giugno Ernani e poi in ottobre, Alceste.

LA DANZA

La preapertura della stagione sarà affidata a settembre alla danza di Notre-Dame de Paris di Roland Petit e in ottobre all’opera di Verdi Giovanna d’Arco diretta da Gatti per la regia di Livermore. Per la stagione del balletto, curata da Eleonora Abbagnato, in programma anche Lo Schiaccianoci, Herman Shmerman di Forsythe e Walking Mad di Soger, Il Corsaro di Martinez. A settembre la Serata Prelijocaj, a ottobre Giselle, in omaggio a Carla Fracci. Mario Martone curerà la regia del film-opera La Bohème, diretta da Mariotti, con un set non più nel teatro vuoto, ma negli storici laboratori in via dei Cerchi. «Il mio successore potrà lavorare nel migliore dei modi», conclude Fuortes, ringraziando tutti. Simona Antonucci © RIPRODUZIONE RISERVATA

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