Cinema e teatri, riapertura in zona gialla? «Impossibile ripartire senza certezze»

Domenica 28 Febbraio 2021 di Katia Ippaso e Gloria Satta
Cinema e teatri, riapertura in zona gialla? «Impossibile ripartire senza certezze»

Il teatro si prepara a riaprire, il cinema apprezza il «segnale di fiducia» manifestato dal governo ma considera la ripresa ancora lontana. Messo in ginocchio dalla pandemia, il mondo dello spettacolo commenta l’imminente riapertura delle sale annunciata dal ministro Dario Franceschini per il 27 marzo in zona gialla con orari ridotti, distanziamento e sanificazioni salvo verifica dei contagi 15 giorni prima. Una luce in fondo al tunnel o solo un contentino al settore in crisi da mesi? La prospettiva di ripartire con mille limitazioni fa discutere. 
Molti teatri nazionali si dicono pronti a riaprire.

Come la Pergola di Firenze, che ha programmato spettacoli da aprile a giugno. «Possiamo ripartire sia simbolicamente sia pienamente. Non abbiamo mai smesso di lavorare», dichiara Marco Giorgetti, direttore artistico dello stabile fiorentino. «In streaming abbiamo creato solo incontri e dibattiti perché il teatro è dal vivo». Si allinea Laura Sicignano, regista e direttrice dello Stabile di Catania: «Apriremo il 6 aprile, così come avevamo immaginato. Ci sarà un risveglio di primavera, ma soprattutto d’estate». 

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DISTRUTTA
Marisa Laurito incarna la scissione, il tormento e la speranza dell’intero settore. «Come attrice, sono distrutta. Non ho mai lavorato. Come direttrice artistica del Teatro Trianon, invece, ho sperimentato a porte chiuse formule nuove». Il dilemma maggiore lo vivono i teatri privati che devono contare sulle proprie forze. «Noi moriamo dalla voglia di ripartire, ma a queste condizioni non possiamo. Proponiamo di vederci tutti al Sistina il 27», dice Massimo Romeo Piparo, direttore del Sistina di Roma e presidente dell’Atip (Associazione dei Teatri Privati Italiani). Il 22 febbraio scorso il Sistina non aveva partecipato alla chiamata dei fondatori di U.N.I.T.A (Unione interpreti del Teatro e dell’Audiovisivo) che avevano fatto riaccendere la luce di 630 teatri italiani, e oggi invocano un piano strutturale di supporto per tutti i lavoratori in difficoltà. Commenta Stefano Casi, direttore artistico di Teatri di Vita di Bologna: «Il 27 marzo vorremmo tenere le porte aperte dalla mattina fino all’ora del coprifuoco, ma vale per le zone gialle. E gli arancioni? I rossi? Adesso c’è anche l’arancione scuro. Abbiamo verificato che il teatro non è un focolaio, le misure di sicurezza da noi adottate sono drastiche e in platea non si è contagiato nessuno». 

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I BLOCKBUSTER BLOCCATI
Per il cinema, riaprire le sale nelle regioni gialle e rinunciare alle proiezioni serali e ai popcorn non giustifica sforzi e investimenti: per vedere dunque i film più attesi e in stand-by da un anno (”Diabolik”, ”Ritorno al crimine”, ”Si vive una volta sola”, ”Freaks Out”, ”007 No Time To Die”...) bisognerà aspettare ancora. «Ci stiamo confrontando tra noi, nel settore c’è preoccupazione», spiega Mario Lorini, presidente dell’Anec (esercenti), «eravamo stati ricevuti da Mario Draghi che aveva riconosciuto l’importanza della cultura nella ripartenza. La notizia delle riaperture è un atto simbolico che dimostra la sensibilità del governo ma non garantisce la ripresa dell’industria». 

SANIFICAZIONI & C
La produttrice Federica Lucisano non manderà in sala il 27 marzo ”Ritorno al crimine”, un successo potenziale: «Apprezzo il gesto del governo, ma il film è stato già rimandato due volte e non posso permettermi un’altra pianificazione pubblicitaria». Concorda il regista Massimiliano Bruno: «La mia commedia è molto divertente e ha bisogno delle risate del pubblico. Meglio non uscire. Questo potrebbe essere semmai il momento dei film che in tempi normali avrebbero una visibilità minore», in una parola rischierebbero di venire schiacciati dai ”blockbuster”. Parla di «prodotto residuale» anche Andrea Occhipinti, produttore e distributore con la società Lucky Red che rimanderà ancora l’uscita dei suoi gioielli, da ”Freaks Out” a ”Supernova”: «Sanificazioni, riduzione degli spettacoli e distanziamenti non garantirebbero l’equilibrio economico», osserva. 
Carlo Verdone, regista e mattatore di ”Si vive una volta sola”, tra i titoli più attesi dell’anno, si rimette alla decisione del produttore Aurelio De Laurentiis e della distribuzione Vision. «Intanto sono favorevole alle riaperture», dice, «è una prima luce nel buio, rompe lo stallo e avvantaggia soprattutto i teatri, i più bastonati dalla pandemia. Seduti in silenzio, provvisti di mascherina e distanziati gli spettatori non rischieranno il contagio». Conclude Paolo Del Brocco, ad di RaiCinema, la consociata Rai che finanzia la quasi totalità del cinema italiano: «L’annuncio delle riaperture è un segnale di fiducia che denota l’attenzione del governo per il nostro settore e ci lascia sperare nel ritorno della normalità. Ma per poter mostrare al pubblico i bei film dovremo aspettare ancora».
 

Ultimo aggiornamento: 12:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA