Tim Burton: «Ho avuto problemi mentali per metà della mia vita. Temo i social: progettati per il bene ma finiti a fare del male»

Il regista ha presentato al Lucca Comics la serie tv sul suo personaggio della famiglia Addams: «Sono un reietto come lei»

Martedì 1 Novembre 2022 di Ilaria Ravarino
Tim Burton: «Ho avuto problemi mentali per metà della mia vita. Temo i social: progettati per il bene ma finiti a fare del male»

Un po'come chiedere a Totti di fare un palleggio o a Cracco di cucinare un uovo. Commissionare al re del gotico Tim Burton una serie tv su Mercoledì, rampolla della macabra Famiglia Addams, significa voler vincere facile: da Edward Mani di Forbice a Ed Wood, da La sposa cadavere a Nightmare Before Christmas, in poco meno di quattro decenni Tim Burton, 64 anni, si è specializzato in storie di individui inquietanti, emarginati e dark, fino a diventare lui stesso capelli spettinati, abiti neri, occhiali scuri un pezzo squinternato del suo stesso universo.

LA STANDING OVATION

Non a caso l'accoglienza che gli ha tributato ieri Lucca Comics & Games l'appuntamento più importante per tutte le sottoculture pop d'Italia - era degna di una rockstar: standing ovation, sfilata in costume sul tappeto rosso e lo scheletro di Nightmare Before Christmas tra le maschere più fotografate sulle mura della città toscana. «Mi sono sempre sentito come Mercoledì, soprattutto quando ero un adolescente - ha esordito ieri Burton -.

Il mio punto di vista sul mondo era in bianco e nero, come il suo. Fino a oggi Mercoledì era stata sempre rappresentata come una bambina, io invece la volevo vedere a scuola, insieme agli insegnanti, in terapia». 

Nata come vignetta negli anni Trenta sulle pagine del settimanale The New Yorker, la famiglia di mostri (Addams dal nome del suo creatore, il disegnatore Charles Addams), ha avuto grandissima fortuna su piccolo schermo, dove divenne popolare negli anni Sessanta con il primo, celebre adattamento in bianco e nero, quello con la sigla con lo schiocco di dita e la Morticia di Carolyn Jones. Da allora sono seguiti un secondo adattamento tv negli anni Novanta, due serie animate, sei film e un musical, ma per Burton l'ispirazione per la sua Mercoledì arriverebbe dalle vignette del 1938: «Mi sono basato sul fumetto originale. Mi piaceva l'idea di riportare in scena la famiglia strana per definizione, anche perché in realtà tutte le famiglie lo sono. Identificarsi con gli Addams è facilissimo».

LE PUNTATE

Mercoledì otto episodi su Netflix dal 23 novembre, Burton produce e dirige le prime quattro puntate schiera, fin dal primo episodio, tutti i personaggi caratteristici della famiglia: i genitori Morticia e Gomez (Catherine Zeta Jones lei, Luis Guzmann lui), Mano, un arto mozzato al servizio degli Addams, il bambino bullizzato Pugsley (Isaac Ordonez) e soprattutto lei, Mercoledì, ragazzina dalle lunghe trecce nere e lo sguardo assassino, interpretata dalla brava Jenna Ortega, 20 anni. La differenza più importante con le altre versioni degli Addams è che, in quella di Netflix, l'attenzione si sposta algoritmicamente dagli adulti agli adolescenti, con una Mercoledì ribelle, vendicativa quanto basta per essere cacciata dalla scuola normale e finire per direttissima nella temuta (dagli altri) Nevermore Academy, frequentata anche da sua madre Morticia (nella parte di una delle professoresse c'è Christina Ricci, Mercoledì nei film anni Novanta).

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LE SOMIGLIANZE

Una specie di anti-Hogwarts (la scuola di magia di Harry Potter) dove tutti sono cattivi, e dove Mercoledì «continua a sentirsi fuori posto. La cosa interessante è che si sente una reietta in una scuola per reietti. Del resto io stesso ho avuto problemi mentali per metà della mia vita, e posso capirla benissimo: lei però è più chiara e diretta, dice quello che pensa. Il punto è che anche se ci sono posti fatti per quelli come lei, a lei non piace frequentarli». E questo non solo perché, come apprendiamo dai primi 47 secondi del primo episodio, alla ragazza piacciono le maniere forti. Ma anche perché si rifiuta di aderire all'ossessione collettiva globale: i social. Se gli altri usano Instagram e Snapchat, lei preferisce svagarsi con la macchina da scrivere e il clavicembalo: «Mercoledì è come me. Temo i social. Mi sembrano strumenti progettati per il bene e finiti a fare il male».

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