Luca Argentero: «Parola di Doc, la paura si cura con l'empatia»

L’attore da giovedì torna a indossare il camice del dottor Fanti nella seconda stagione di “Nelle tue mani” su Rai1

Martedì 11 Gennaio 2022 di Gloria Satta
Luca Argentero: «Parola di Doc, la paura si cura con l'empatia»

È tornato. E ora combatte il Covid in prima linea. Luca Argentero, il medico più amato d'Italia, rimetterà il camice del dottor Andrea Fanti, un mix di fiuto professionale ed empatia verso i pazienti, da giovedi 13 gennaio in prima serata su Ra1 nella serie Doc 2 - Nelle tue mani. Sono 16 episodi in 8 puntate realizzate a furor di popolo dopo il successo (oltre 8 milioni di spettatori e 30 per cento di share) della prima stagione andata in onda durante il lockdown del 2020. Producono sempre Lux Vide di Matilde e Luca Bernabei con RaiFiction, dietro la cinepresa si alternano Beniamino Catena e Giacomo Martelli. E mentre nell'ospedale di Fanti si combattono il virus e le altre patologie, l'amicizia, la complicità e gli amori tra i medici continuano ad intersecarsi con il lavoro. Accanto al protagonista tornano l'ex moglie Agnese (Sara Lazzaro), l'assistente Giulia (Matilde Gioli), i colleghi Pierpaolo Pollon, Simona Tabasco, Alberto Nalanchino, Silvia Mazzieri, Gianmarco Saurino, Giovanni Scifoni più alcuni nuovi personaggi. Argentero, 43, non nasconde l'emozione di ritrovare il suo Doc ispirato al vero medico Pierdante Piccioni che, a causa di un incidente, ha perso 12 anni di memoria e dall'inizio della pandemia combatte il Covid.
Sente la responsabilità di dover replicare il successo della prima stagione?
«L'ansia da prestazione c'è ma si è trasformata in entusiasmo. Sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto e di aver creato, con gli altri attori, un magnifico gruppo».
Cosa le ha insegnato il suo personaggio?
«Ad essere iper-frontale come lui, mettendo da parte la diplomazia e la mia natura riservata di torinese. Ora vado più diretto alle cose, un po' come fa mia moglie Cristina».
Si è manifestata nei mesi scorsi l'attesa del pubblico per la nuova serie?
«Certo. Sono stato bombardato di affetto sui social».
Si è spiegato le ragioni del successo della prima stagione?
«Credo che la gente sia rimasta colpita dall'empatia che il mio Fanti ha nei confronti dei pazienti: per lui non sono casi ma persone da ascoltare, capire, aiutare. È un atteggiamento, il suo, particolarmente apprezzato in questo momento in cui siamo divisi, sospettosi, impauriti».
Perché, secondo lei, la pandemia e soprattutto il vaccino hanno scatenato l'aggressività e l'irragionevolezza dei no-vax?
«C'è un sentimento diffuso di incertezza, anzi paura. Per questo non mi sento di giudicare nessuno. Abbiamo paura di quello che ci aspetta. E io, attraverso il mio personaggio, mi sono sforzato di trasmettere la fiducia nel futuro».
Come ha vissuto la pandemia?
«Mi sento quasi in colpa ad ammettere che, malgrado i tamponi e le limitazioni, gli ultimi due anni sono stati molto buoni: a maggio 2020 è nata mia figlia Nina, poi Cristina e io ci siamo finalmente sposati, ho lavorato sempre. Mi sento un privilegiato».
E cosa le sta insegnando l'esperienza della paternità?
«Mi ha fatto capire che vorrei fare il padre a tempo pieno. Sono letteralmente rincoglionito d'amore per la bambina».
Progetti?
«A fine marzo riprenderò la tournée del monologo È questa la vita che sognavo da bambino? con la regia di Edoardo Leo, su Disney+ sarò nella serie Le Fate Ignoranti e ho in pentola altri impegni».
Non ha mai avuto paura che la popolarità del dottor Fanti potesse fagocitare la sua carriera?
«Nemmeno per un momento. Considero questo personaggio un'opportunità, anzi un privilegio arrivato dopo tanto lavoro. Non mi spaventa, semmai mi entusiasma».
Il complimento più bello che ha ricevuto?
«Sentirmi dire che la serie aveva riunito davanti alla tv tutta la famiglia».
Non sogna di dirigere un film?
«Ho un rispetto reverenziale per i registi che passano la giornata a rispondere alle domande. Molto più comodo fare l'attore».
E non avrebbe voglia dopo tanti ruoli positivi, romantici, a volte perfino edificanti, di interpretare una carogna?
«Solo se mi arrivasse una buona sceneggiatura.

Ma fare il cattivo tanto per farlo non mi interessa. Essere buono mi sta benissimo».

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