Gabriella Pession torna con "La porta rossa": «Sono stata in esilio negli Usa, ma ora voglio l'Italia»

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Ilaria Ravarino
Gabriella Pession torna con "La porta rossa": «Sono stata in esilio negli Usa, ma ora voglio l'Italia»

Un piede in Irlanda, il passaporto americano e il cuore in Italia, dove è tornata dopo tre anni di esilio nei panni del magistrato Anna Mayer, protagonista de La porta rossa, la serie cult soprannaturale di Rai2 con Lino Guanciale, da stasera in prima serata con la terza e ultima stagione. Non si vedeva da un po' in Italia l'italo americana Gabriella Pession, 45 anni, che recupera il tempo perduto tornando anche al cinema, con due commedie (La seconda chance con Max Giusti e Una commedia pericolosa con Enrico Brignano), un film su Troisi (Da domani mi alzo tardi) e un curriculum internazionale: oltre alla serie del 2015 Crossing Lines, dove ha conosciuto il marito irlandese Richard Flood, anche la recente Station 19, spin-off della serie medica Grey's Anatomy.

In Italia dopo tre anni in California: che ci faceva?
«È successo all'improvviso.

Mio marito nel 2019 ha firmato un contratto da attore per Grey's Anatomy. Una sera mi ha chiamata mentre ero a teatro e mi ha detto: Se partiamo dobbiamo restare in America per tre anni. Abbiamo avuto 24 ore per decidere».

E poi?
«È arrivato il Covid. Mi sentivo in esilio, è stato difficilissimo. Los Angeles è una città alienante. Avevo un bambino che ancora non parlava bene e faceva le lezioni su Zoom. Mi sono appassionata alla meditazione trascendentale, allo yoga».

Ha scritto libri?
«Un soggetto di serie, una storia comica sulle disavventure di una single quarantenne: si farà con Endemol e andrà in Rai. In ballo c'è anche il mio primo film, ispirato alla storia di mio padre (un pittore che lei ha conosciuto solo a tre anni, ndr): si chiama Paguf, lo scrivo con Anna Pavignano».

La stessa che interpreterà nel film su Troisi?
«Sì, sarò Anna in Domani mi alzo tardi, una lettera d'amore a Troisi: Anna ha scritto i suoi film, sono stati molto uniti. È una storia girata in inglese, ispirata ai suoi ricordi e al suo romanzo omonimo».

È americana: chi gliel'ha fatto fare di tornare in Italia?
«L'America non è il paese dove voglio far crescere mio figlio. Le armi nelle scuole mi terrorizzano. Io voglio che mio figlio cresca sui sampietrini, nella storia».

Si torna a parlare di molestie sui set. Mai capitato?
«Abusi fisici mai, verbali sì. Persone che si sono prese la libertà di fare allusioni sul set, e che poi mi hanno riempita di telefonate di insulti. Mi è capitato anche di recente, in Italia».

E in America?
«In America l'eccesso opposto. Anche dire sei figo suona molesto. Una volta mi è caduto il microfono sul set e il microfonista, terrorizzato, ha voluto aspettare la costumista perché me lo rimettesse addosso lei. Penso che sia necessario denunciare qualsiasi abuso. Ma ogni situazione ha il suo peso specifico, non ha senso iniziare una battaglia tra sessi».

Nel 2009 era a Sanremo con Paolo Bonolis. Ricordi?
«Bonolis volle avere accanto una donna diversa per serata: prima di me la ballerina Eleonora Abbagnato, dopo Maria De Filippi. Ho provato a prenderla con leggerezza calviniana. Niente da fare: la sera prima ero così terrorizzata che mi è venuta la febbre».
 

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