Capossela con “Bestiale Comedia” celebra l'anniversario di Dante

Giovedì 3 Giugno 2021
Vinicio Capossela

Si intitola Bestiale Comedìa ed è il concerto con cui Vinicio Capossela celebrerà i 700 anni della morte di Dante Alighieri.

Immancabile la tappa fiorentina, lunedì 26 luglio in piazza della Santissima Annunziata (ore 21,15) nell’ambito del Musart Festival. Se quello di Dante è un viaggio tra i morti per salvare i vivi, la Bestiale Comedìa vuol essere un itinerario nell’immaginazione musicale e letteraria per redimere il reale dallo smarrimento in cui sembra gettato. La ricerca musicale, artistica e letteraria che Vinicio Capossela porta avanti da tempo è ricca di riferimenti danteschi. Sebbene le citazioni esplicite ad alcuni passi della Divina Commedia siano presenti in particolare in alcuni brani dell’album Marinai, profeti e balene del 2011, in tutta la discografia di Capossela riecheggia l’universo metafisico dantesco attraverso una ricerca della ritualità, del primordiale, delle radici mitiche della propria cultura, tutta volta a decifrare e restituire la complessità dell’animo umano. Il concerto per celebrare l’anniversario della morte di Dante Alighieri attingerà dunque da questa vasta discografia. Un vero e proprio viaggio nell’aldilà tra santi, creature mitiche, bestie, eroi e, soprattutto, peccatori. 

I compagni di questa impresa saranno due musicisti di grande talento, il poliedrico Vincenzo Vasi e il virtuoso Raffaele Tiseo che come Virgilio e Beatrice affiancheranno il cantautore e gli daranno coraggio nel confrontarsi con una delle opere più vaste, monumentali e magnifiche della storia della letteratura mondiale. «Affacciarsi a Dante è affacciarsi al pozzo della natura umana - spiega l’artista - A partire dalla forma a imbuto della cosmogonia della Comedìa, l’attrazione è sempre stata presente, l’attrazione per l’umano, per i suoi miti, per il sublime, per l’inferno, per il peccato e per la virtù, per tutto ciò che desta maraviglia è quello che da quindici anni conduce il mio cammino in musica e parole. Non c’è cosa che Dante non comprenda già».

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