Erano tre anni che la "combriccola" aspettava. E stasera l'abbraccio tra il Blasco e il suo popolo è stato totale.
Un boato ha accolto Vasco sul palco, appena il buio è iniziato a calare sullo spazio verde (27mila metri quadri di musica, sudore, emozioni). Un boato risuonato nella valle che accoglie l'Arena, incastonata tra le montagne del Trentino. E lui, il Komandante, il sorriso sornione e scanzonato di sempre, l'andatura inconfondibile, il cappellino immancabile, non si è risparmiato: due ore e mezzo di rock - una pausa di dieci minuti per rifiatare - e una trentina di canzoni in puro stile Vasco che hanno fatto dimenticare le ore di attesa passate sotto al sole cocente, i malori, il traffico che ha mandato in tilt mezza Trento (e che ha costretto a far slittare il concerto di 30 minuti per permettere a tutti di entrare - ma dopo un'altra mezz'ora c'era ancora gente che a piedi cercava di raggiungere l'immenso pratone), i parcheggi a 4 km dal palco. «Ciao, ciao a tutti. Benvenuti, ben tornati, ben arrivati. Vivi, sani e lucidi. Finalmente, finalmente, finalmente di nuovo insieme. Finalmente a Trento», è stato il benvenuto che ha dato ai 120mila, dopo essere partito con XI Comandamento, uno dei brani contenuto nell'ultimo disco «Siamo qui», uscito a novembre.
Il concerto
Del resto ha pescato tanto dall'ultimo lavoro: da La pioggia alla domenica a L'amore L'amore, per arrivare a Una canzone d'amore buttata via e nei bis Siamo qui. «Siete fantastici, quanto mi siete mancati. Era tempo che volevo farvi sentire queste canzoni. Finalmente, non ci credevo quasi più: sono molto eccitato. Incredibile, è stata lunga però siamo ancora qua, evviva. Eh, sì», ha rilanciato poco dopo, mostrandosi su quel palco mastodontico (90 metri di lunghezza per 28 di altezza) in gran forma - 70 anni festeggiati a febbraio -, nonostante i tre anni di stop e l'emozione che ogni tanto ha fatto capolino tra i vecchi successi (anche quelli ripescati direttamente dagli anni Ottanta come Ti Taglio la Gola, Toffee o Siamo soli - «ma siamo in tanti») e le irrinunciabili ballate come Stupendo e Un Senso.
Il testo modificato
Su Rewind il consueto lancio di reggiseni e ragazze in topless a favore di maxischermo, mentre nell'accenno di Delusa ha sostituito il nome di Berlusconi a quello di Boncompagni nel testo originale che faceva riferimento alle ragazze di Non è la Rai («Quel Berlusconi là,,,»). «Il Popolo del Blasco: il loro entusiasmo è la mia benzina», è il modo in cui - con una scritta durante Senza parole - Vasco omaggia il suo esercito in musica. Una festa per lasciarsi alle spalle due anni complicati, ma anche per far passare messaggi quanto mai necessari: «Fuck the war. Fan... la guerra» - è il suo appello contro la guerra, accolto dall'ovazione della platea, durante "Sballi ravvicinati del terzo tipo", quando sul palco arriva anche al basso il fido Gallo, Claudio Golinelli -. Noi siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, perché tutte le guerre sono contro la civiltà. Tutte le guerre sono contro l'umanità, contro le donne, contro i bambini, contro gli anziani. E la musica è contro la guerra. Pace, amore e musica - invita il rocker -. Facciamo l'amore. L'amore e la musica». Ma incredibilmente attuali sono anche l'arrabbiata C'è chi dice no e gli Spari sopra, dichiarando così la sua solidarietà con chi sta soffrendo per la guerra (mentre una gigantesca piovra tentacolare appare sugli enormi maxischermi alle sue spalle). Ma la festa è festa, e i fuochi d'artificio sugellano il finale. Dopo Siamo solo noi, Vita Spericolata e l'accenno di Canzone che sfuma nell'immancabile chiusura con Albachiara.