Sanremo, il palcoscenico d'Italia: ecco come è cambiata la scenografia negli anni

Domenica 23 Gennaio 2022 di Riccardo De Palo
Sanremo, il palcoscenico d'Italia: ecco come è cambiata la scenografia negli anni

Se c’è un palcoscenico che entra in tutte le case degli italiani (o quasi) questo è proprio quello del festival di Sanremo. Registrarne le impercettibili modifiche significa anche, quindi, percepire i cambiamenti nell’immaginario collettivo: dai primi palchi ristretti del Casinò negli anni Cinquanta, con la grossa scritta “Rai” a sormontare la scena, al grande palco dell’Ariston, con l’ormai tradizionale scala “rivisitata” più volte nel corso degli anni. 

La scenografia di Sanremo 2022

Quest’anno, la scenografia è firmata da è firmata da Gaetano Castelli e da sua figlia Maria Chiara,  lui alla sua ventesima “firma” al Teatro Ariston, lei all'ottava. «Quando abbiamo incontrato Amadeus ad agosto - hanno raccontato i due scenografi - ci ha chiesto di mantenere la scala e la posizione dell'orchestra, con gli opportuni distanziamenti, ma di immaginare qualcosa di diverso, un disegno tra passato e futuro.

Niente vintage, però: piuttosto, come proposto da Amadeus, un “restyling” del classico. Così ci siamo ispirati alle scenografie più “tradizionali” a partire dalla riscoperta del colore bianco, con materiali tridimensionali traforati, e abbiamo rivisitato un elemento come il sipario, rendendolo superleggero e trasparente, davanti al boccascena. Abbiamo ridotto, inoltre, i metri quadri di ledwall a favore della costruzione scenica e delle luci. Quanto alla tecnologia, non viene eliminata del tutto, ma farà la sua comparsa in tre grandi ellissi di sei e nove metri, tutte rivestite di luci e motorizzate, in grado di offrire al regista Stefano Vicario e al direttore della fotografia Mario Catapano una grande versatilità scenica e possibilità di movimento quasi infinite».

Il palco di Sanremo nel 1955

La storia del palco di Sanremo

Ai tempi di Nilla Pizzi e Claudio Villa, gli addobbi erano per lo più semplici decorazioni floreali per una sorta di cena di gala. Ma quando, passata l’era della radio, l’emittente pubblica cominciò nel 1955 a mandare in onda il festival in diretta, la scena si fa più interessante, si emulano le stanze a tenda napoleoniche, e i cantanti si esibiscono davanti a una riproduzione del Casinò in cui ancora si svolge il concorso canoro. 

Negli anni Sessanta la scena si evolve e nel 1967 le linee di fuga convergono verso il fondale, le forme diventano avveniristiche. Tenco è appena morto, Mike Bongiorno è alla sua quinta conduzione, mentre debutta un certo Lucio Battisti. Nel 1977 Sanremo trasloca all’Ariston, e il paese dice addio al bianco e nero.  Gianfrancesco Ramacci firma la scenografia, con uno sfondo liberty, e delle S stilizzate e variopinte. Si parla già di effetto Luna Park.

I motivi floreali - da sempre motivo predominante a Sanremo, invadono anche le tapezzerie degli italiani. Negli anni Ottanta Enzo Somigli riempie la scena di specchi: è l’era della disco music e si sente. Nel1985 la scenografia è firmata da Luigi Dell’Aglio: le scale sembrano scendere dallo spazio, sembra il set di Guerre Stellari. Nel 1987 le scale invadono l’intera scena: è la prima volta di Gaetano Castelli: sul palco risuonano le note di “Si può dare di più” del trio Morandi-Tozzi-Ruggeri. 

 

Armando Nobili firma le scenografie della fine dgli anni novanta e inaugura il nuovo millennio. Le edizioni più recenti portano il segno di Mario Catalano(2001), Dante Ferretti(2006) e, appunto. Gaetano Castelli.La scenografia è sempre stata al centro dell’attenzione degli organizzatori. “Me ne occupavo moltissimo… E’ la prima immagine che lo spettatore ha di un festival”, diceva Adriano Aragozzini, organizzatore e poi produttore esecutivo della Rai-Tv dall’89 al 93.

© RIPRODUZIONE RISERVATA