Sanremo 2023, Ultimo con la canzone Alba: «Sono grato a quel palco, torno con tutte le mie domande»

Mercoledì 25 Gennaio 2023 di Rita Vecchio
Ultimo (crediti di Giulia Parmigiani)

Ultimo si siede al pianoforte, «fedele compagno di viaggio», e improvvisa accordi. Spiega la scala pentatonica che ha appena studiato e suona un frammento di "Alba"  (“E t'immagini se tutto stesse sopra i nostri limiti e credessimo ai sorrisi come i comici”), brano tra i più intensi del prossimo Festival​ di Sanremo la cui partecipazione per lui «equivale a mettere un punto, a chiudere un cerchio, a completare di un trittico». Dalla vittoria come Nuova Proposta con “Il ballo delle incertezze” nel 2018 a “I tuoi particolari” nel 2019, con cui non aveva salutato la stampa nel migliore dei modi.

Per il secondo posto dopo "Soldi" di Mahmood mal digerito, lo accusano. Ma soprattutto per la troppa pressione «che non sono riuscito a governare», come lui stesso ammette. «Alba è nel bene e nel male evoluzione artistica, che non significa essere meglio o peggio. Significa solo cambiamento». D’altronde Ultimo è quel tipo di cantautore che va per una strada tutta sua. E che mentre la percorre, canta di vita, limiti, lividi, silenzi, sorrisi, consapevole di onori, oneri e glorie del successo. Con Alba inaugura l’omonimo album di inediti (dal 17 febbraio) scritto in pochi mesi: «Dall’”Alba” ai “Titoli di coda”», dice, spiegando che l’ultima traccia rappresenta metaforicamente il “tramonto” di una tracklist in cui ogni canzone ha vita a sé.

Perché uno come Ultimo torna a Sanremo?

«Per riconoscenza. Voglio far sapere quanto sia grato a un palco che mi ha dato tanto. E lo faccio con Alba, canzone a cui tengo molto». 

C’è il rischio che il Festival della canzone si confonda con quello dei cantanti? 

«Più che confondersi, è un palco dove si va per farsi vedere. Con tutto quello che costa per me tornare, in mezzo a tante dinamiche non facili, vado perché mi piace presentare questa canzone, in un momento in cui non ho poi tanto bisogno». 

Cosa racconta Alba?

«Permette di guardarci dentro. E’ una canzone che si basa su domande e sul confronto».

Anche qui immagina di parlare al suo bambino interiore. 

«Sono terribilmente affascinato da quel mondo bambinesco, innocente e puro. Amo esprimermi con la voce interiore che, può piacere o no, racconta la verità della mia vita. Non scrivo ciò che non sono, al massimo scrivo ciò che vorrei essere. Il brano, come il disco, è semi autobiografico, e io so scrivere solo così (e si rimette a cantare: «Ho ascoltato i miei silenzi e ho avuto i brividi”, ndr)». 

Quali sono i limiti di cui canta?

«E’ l’inquinamento verbale che abbiamo attorno e che stordisce. Tutti parlano di tutto, anche senza competenze. Credo, invece, sia importante ascoltare e ascoltarsi. L’alba è lo stato iniziale della nostra anima. E’ strano, ma è una canzone nata davvero all’improvviso, mentre mi trovato alle Eolie, in cui io mi sento un tramite di un messaggio che è per tutti». 

Ha mai pensato di cantare in inglese? 

«No. Sono una capra (ride, ndr). Scherzi a parte, non riuscirei a interpretare al meglio il testo, cosa che per me è davvero fondamentale».  

Cosa è per lei l’arte di cui si è discusso negli ultimi giorni?

«Vedere non per forza il bello, ma qualcosa di diverso in ciò che suscita emozioni». 

Così, In barba alla sfrontatezza di numeri che contano sold out negli stadi ("La favola continua..." sarà allo Stadio Olimpico di Roma il 7,8 e 10 luglio, allo Stadio San Siro di Milano , il 17 e 18) e che scalano classifiche di dischi e singoli venduti alla velocità della luce, colui che all’anagrafe è Niccolò Moriconi, romano, 27 anni il prossimo 27 gennaio, fa senza timori il mea culpa e va avanti. Imperterrito. Con una grandissima voglia di fare musica. Rimanendo se stesso.

Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 01:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA