Sarà stata una scelta difficile e a lungo ponderata, ma necessaria. E non poteva essere altrimenti. I Rolling Stones, il gruppo simbolo del rock ha deciso di ritirare dalla scaletta della tournée in corso negli Stati Uniti una delle sue canzoni più popolari, nello specifico "Brown Sugar", per il testo che descrive gli orrori della schiavitù.
Racconta il New York Post come gli Stones non abbiano suonato la hit del 1971 nel loro attuale tour e che il classico blues sia stato rimosso dalla loro scaletta. «Si è notato vero? – ha risposto Keith Richards, 77 anni, al LA Times quando gli è stato domandato se fosse vera la sparizione del secondo brano più eseguito nella loro storia musicale – Sto cercando di capire dove sia il problema.
Il primo verso della canzone “Gold coast slave ship bound for cotton fields" descrive schiavi venduti e picchiati in Louisiana, con riferimenti a uno "schiavista" che frusta "le donne intorno a mezzanotte", mentre il coro ritrae un incontro sessuale non consensuale tra il violento padrone e una giovane schiava, alludendo forse anche all'uso di eroina. Nella strofa successiva il testo descrive l'abuso subito dagli schiavi in una piantagione e Mick Jagger conclude il brano cantando: "Come mai hai un sapore così buono... Proprio come dovrebbe fare una ragazza di colore". «Al momento non voglio entrare in conflitto con tutta questa mer**da – continua Richard a proposito delle critiche alla canzone – Ma spero che saremo in grado di riportare la bambina alla sua gloria lungo il tour».
Ad oggi nei concerti del loro tour "No Filter" – i primi senza il batterista Charlie Watts, scomparso ad agosto all'età di 80 anni e sostituito da Steve Jordan alla batteria – Jagger non la sta cantando, ma era stata criticata anche in passato: alcuni critici l'avevano definita "sorprendentemente cruda e offensiva", mentre per altri era "grossolana, sessista e straordinariamente offensiva". «Non scriverei mai quella canzone ora – aveva dichiarato Jagger in un'intervista a "Rolling Stone" nel 1995 – Probabilmente mi censurerei».