Sanremo, l'ora dei Pinguini Tattici Nucleari: «Noi, secondi come Ringo Starr»

Giovedì 9 Gennaio 2020 di Filippo Bernardi
Sanremo, l'ora dei Pinguini Tattici Nucleari: «Noi, sfigati cronici, un po' come Ringo Starr»

Quando vengono definiti la quota indie di Sanremo 2020, storcono un po’ il naso. Ma non per l’indie, perché è da là che arrivano. «Per il termine “quota”, che ricorda “quoto” che a sua volta ricorda “zero al quoto”». Tradotto: una nullità. Giovani, intelligenti, molto ironici e orgogliosamente di provincia (quella di Bergamo), hanno un nome improbabile rubato a una birra scozzese: Pinguini Tattici Nucleari. Sono sei, ma al Messaggero li abbiamo incontrati in formazione ridotta: Riccardo Zanotti (la voce) e Elio Biffi (tastierista e, all'occorrenza, voce anche lui). Partiti dalle sagre di paese, l’anno scorso hanno vissuto la svolta con il loro quarto album “Fuori dall’Hype” (Sony) e dal 27 febbraio saranno in tour nei palazzetti di mezza Italia, con una tappa anche a Roma (6 marzo, Palazzetto dello Sport). Prima, però, c’è l’Ariston.
 


Al Festival canterete un brano intitolato “Ringo Starr”. Perché Ringo Starr?
«E’ una immagine che si avvicina molto alla nostra estetica: abbiamo questa idea forte in noi che restare in secondo piano, essere le seconde linee, non sia un problema, anzi. E Ringo Starr è un emblema di questo modo di vedere le cose nella vita e nella musica. Lui è, sì, uno dei Beatles, ma non è quello che ci ricordiamo quando dobbiamo parlarne a un bambino che non li conosce. Eppure era una figura fondamentale e ha rivoluzionato il modo di suonare la batteria».

Vi definite «sfigati cronici» anche per il vostro venire dalla provincia. Spiegate meglio.
«E’ quella sorta di sfiga che poi però può portare ai risultati più grandi. Magari non nel nostro caso, sia chiaro. Ma in passato gente come Vasco o Max Pezzali hanno raggiunto grandi risultati venendo dalla profonda provincia». 

Dà una marcia in più?
«Aiuta ad avere maggiore attenzione ai dettagli: dalla pensilina del bus nuova al cambio di gestione del bar in piazzetta. Piccole cose che in qualche modo però hanno finito per condizionare anche la nostra poetica, i nostri testi». 

Il brano è nato per Sanremo?
«No, ma alla fine della produzione ci è sembrato avesse quel non so che di sanremese».

Farete ballare l’Ariston?
«Decisamente sì. Ringo Starr mischia funk, pop e rock. E’ una sorta di cerbero».

Come vi state preparando?
«Abbiamo provato molto e stiamo facendo yoga, bagni in piscina, bagni turchi per rilassarci, tisane...».

Sul serio?
«Sissì. Io (Riccardo, ndr) ho iniziato ad andare a correre anche se non se ne vedono ancora i frutti... Mi aiuta a stemperare la tensione».



Chi ammirate in modo particolare tra gli altri concorrenti?
«Negli ultimi giorni siamo diventati molto amici con Gabbani che è una persona splendida . Le Vibrazioni e Morgan, poi, sono dei giganti». 

Qualcuno con cui non duettereste mai?
«Tra i concorrenti?»

Eh, sì...
«Siamo noi i concorrenti con cui gli altri non vorrebbero duettare mai, perché siamo imprevedibili».

Risposta furbetta. Chi buttate dalla torre, Gabbani o Le Vibrazioni?
«Le Vibrazioni».

Marco Masini o Irene Grandi?
«Masini».

Anastasio o Rancore?
E qua Riccardo ed Elio si dividono. Il primo sceglie Rancore, il secondo Anastasio.

Achille Lauro o Piero Pelù?
«A malincuore, Pelù. Achille Lauro ci sorprenderà ancora una volta».

Rita Pavone o Rula Jebreal?
Risate, tentennamento. Forse vorrebbero dire Rita Pavone ma alla fine, da bravi ragazzi di provincia, glissano.

Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA