Negramaro: «Amadeus ci ha invitato ogni anno ma l'abbiamo sempre snobbato. Ora basta pregiudizi, torniamo a Sanremo»

Parla Sangiorgi, frontman della band salentina: «Oggi il Festival è una tappa fondamentale»

Martedì 23 Gennaio 2024 di Mattia Marzi
Negramaro: «Amadeus ci ha invitato ogni anno ma l'abbiamo sempre snobbato. Ora basta pregiudizi, torniamo a Sanremo»

A quel palco devono tutto, anche se il debutto del 2005 tra i giovani con Mentre tutto scorre non fu proprio un successo: i Negramaro, partiti dalle sale prove di Copertino (provincia pugliese) inseguendo i loro sogni di rock'n'roll, vennero eliminati dal Festival di Sanremo dopo un solo passaggio all'Ariston.

Senza appello: «Se all'indomani di quell'esibizione le radio non avessero cominciato a trasmettere a manetta la nostra canzone, probabilmente ci saremmo sciolti», ricorda oggi il frontman Giuliano Sangiorgi. Diciannove anni, sei album e tanti sold out dopo (torneranno ad esibirsi negli stadi la prossima estate, il 15 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, il 22 allo Stadio San Siro di Milano e il 3 luglio allo Stadio San Filippo di Messina), il gruppo pugliese torna lì dove tutto cominciò. Non per una comoda ospitata promozionale: dal 6 al 10 febbraio Sangiorgi, Emanuele "Lele" Spedicato (chitarra), Ermanno Carlà (basso), Andrea "Andro" Mariano (pianoforte, tastiere), Andrea "Pupillo" De Rocco (campionatore) e Danilo Tasco (batteria, percussioni) saranno in gara tra i big del Festival di Sanremo 2024 con Ricominciamo tutto. «Amadeus ci ha corteggiati ogni anno», racconta il 44enne cantante.

Cosa vi frenava?
«Abbiamo avuto pregiudizi nei confronti del Festival. Per quelli della nostra generazione era un tabu».

E adesso cos'è cambiato?
«Amadeus ha eliminato quei pregiudizi che circondavano la kermesse. È stato bravo a far sentire a tutti che essere a Sanremo è una cosa importante, a prescindere dal piazzamento in classifica».

Avete avuto un canale preferenziale nelle sue scelte, a prescindere dalla canzone?
«Non credo. È molto obiettivo nei giudizi. Io, comunque, non avrei proposto un'alternativa rispetto a Ricominciamo tutto: avremmo partecipato solo con questa canzone».

Cos'ha di speciale?
«È una ballata rock. Lo definirei un pezzo "interstellar", la sintesi delle nostre influenze, dagli U2 a David Bowie. L'ho scritto un anno fa, durante una vacanza in montagna in Abruzzo con la mia compagna Ilaria (Macchia, sceneggiatrice e scrittrice, ndr) e a nostra figlia Stella (nata nel 2018, ndr). Le osservavo mentre ballavano e scherzavano: un'istantanea da conservare per tutta la vita».

Parla per caso del superamento di una crisi?
«No. È ispirata a Pablo Neruda, che diceva: "Nascere non basta, bisogna rinascere ogni giorno"».

I Subsonica sono stati scartati e tra gli esclusi ci sarebbero anche i Marlene Kuntz. Come mai il rock non trova spazio all'Ariston?
«Non saprei. Spero almeno che si sentano rappresentati da noi».

Testo e musica di "Ricominciamo tutto" portano solo la sua firma: i Negramaro potrebbero esistere senza Sangiorgi?
«Le racconto una cosa: se sono diventato Giuliano Sangiorgi, è grazie a Ermanno, Lele e Andrea. Io neppure volevo cantare: portavo in sala prove un cantante diverso. Loro mi prendevano in giro: "Ma allora non hai capito: la voce devi essere tu"».

E Giuliano Sangiorgi potrebbe esistere senza i Negramaro?
«No: se dovessimo scioglierci, nessuno di noi riuscirebbe ad avere il successo che abbiamo insieme».

All'Ariston nei confronti di chi vi prenderete una rivincita?
«Quegli addetti ai lavori ai quali prima di essere presi da Caterina Caselli sotto la sua ala protettiva, vent'anni fa, facemmo ascoltare i nostri brani. Ci dicevano: "C'è crisi, siete in sei e venite da troppo lontano". Quella frase me la sono tatuata».

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