Stefano D'Orazio morto, era lo storico batterista dei Pooh: aveva 72 anni, era positivo al covid

Sabato 7 Novembre 2020
Stefano D'Orazio

È morto a 72 anni Stefano D'Orazio, storico batterista dei Pooh.

La notizia, annunciata su Twitter dall'amico Bobo Craxi, è stata confermata da Roby Facchinetti su Facebook: «STEFANO CI HA LASCIATO! Due ore fa... era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato... oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando... poi, stasera, la terribile notizia», scrive.

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D'Orazio aveva fatto parte dei Pooh dal 1971 al 2009, poi il ritorno nel 2015 e nel 2016 per la reunion della band per il cinquantennale: ha scritto molti dei testi delle canzoni dei Pooh e ne è stato anche il contabile.

 

"Stefano D'Orazio era il fratello che io, figlio unico, non avevo. Quando perdi una persona così cara, soffri da morire, ma non ti rendi conto subito di quello che è successo". Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh, ricorda così Stefano D'Orazio. "E' una tragedia. Le lacrime di questo momento sono solo una minima parte di quelle che verseremo quando andremo nell'ufficio in cui c'era lui, quando vedremo una Jaguar bianca come quella che aveva lui o quando vedremo un altro batterista volteggiare con le bacchette come faceva lui". Il dolore è aggravato dal pensiero dell'amico che muore isolato in un letto a causa del Covid-19. "Stefano non stava bene, ma non sembrava niente di così allarmante. Era ricoverato a Roma in una struttura sanitaria. Si era infettato con questo
virus, ma come tante altre persone... Fino a tre ore fa aspettavo un messaggio di aggiornamento e invece mi è arrivata questa mazzata che mi ha spezzato le gambe. E' devastante immaginarlo morire in solitudine", confessa Dodi.

«Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre...», si legge nel post firmato insieme dagli altri componenti del gruppo, Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli. 

Frasi spezzate, un grido iniziale, un invito a pregare, le firme. Così i compagni di avventura di tanta parte della vita di Stefano D'Orazio, gli altri componenti dei Pooh, lo salutano sulla pagina Fecebook di uno di loro, Dodi Battaglia: «STEFANO CI HA LASCIATO!» e poi «Due ore fa... era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato... oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando... poi, stasera, la terribile notizia. Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre... Roby, Dodi, Red, Riccardo».

LA VITA E LA CARRIERA

Nato a Roma il 12 settembre 1948, muove i primi passi da batterista nei The Kings, poi The Sunshines. «Non sapevo neanche cosa volesse dire quel nome», raccontava nella sua autobiografia, «Confesso che ho stonato - Una vita da Pooh», uscita per Kowalski nel 2012. Da lì una galleria di incontri che segnano una vita: Dario Bellezza che abita al piano di sotto; Carmelo Bene, che accompagna a colpi di tamburo al Beat 72; e poi Crocetta, il patron del Piper, che aveva inventato Patty Pravo e che porta D'Orazio dai Pooh, nel 1971. «Mi dissero che Valerio Negrini voleva lasciare il gruppo perché era stanco di fare lo zingaro - ricordava, raccontando il suo ingresso nella band -. In realtà lo cacciarono perché non era in linea con il gruppo che stava crescendo rapidamente. Ero un pò perplesso, facevo underground, ero capellone, ma poi scoprii che ci davano davvero dentro». Per i Pooh è stato strumentista, autore e scrittore, dal 1971 al 2009. Il successo della band è planetario: cinquanta milioni di dischi venduti, stadi da 40mila persone pieni, hit come 'Noi due nel mondo e nell'animà, 'Tanta voglia di leì, 'Uomini solì con la quale vinsero il festival di Sanremo nel 1990, 14 Telegatti e perfino la nomina a Cavalieri della Repubblica. Poi l'addio a Roby, Dodi e Red e la svolta di D'Orazio verso il musical, con Aladdin, Pinocchio, Mamma Mia, W Zorro, e la passione per la scrittura. «Dopo 40 anni di lavoro volevo divertirmi. I ragazzi hanno capito che non avrei avuto più l'entusiasmo necessario. Ognuno di noi è come una bottiglia da un litro. Io avevo riempito la mia vita di Pooh e non c'è stato spazio per nient'altro fino al giorno in cui ho deciso di svuotare la mia bottiglia e riempirla di nuovi sapori. Mi rendevo conto dell'improbabilità di avere nuovamente successo. E invece sono arrivati i musical, il libro. Riempire una nuova agenda è stato un attimo». Con la storica band tornerà però sul palco, tra il 2015 e il 2016, per la reunion nel cinquantennale della carriera, con un passaggio con tifo da stadio al Festival di Sanremo. Poi l'abbraccio lunghissimo dei fan suggellato il 31 dicembre dal trionfo alla Unipol Arena di Bologna.

Ultimo aggiornamento: 13:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA