Max Gazzè alla Festa della Musica di Roma: «È l'estate della rinascita. Alla Sony per nuovi stimoli»

Martedì 21 Giugno 2022 di Mattia Marzi
Max Gazzè apre la Festa della Musica di Roma: «È l'estate della rinascita. Alla Sony per nuovi stimoli»

Della scena musicale capitolina è a suo modo un simbolo da oltre trent’anni, quanti ne sono passati dalle prime esibizioni sul palco del Locale di vicolo del Fico, culla di una scuola di cantautori e musicisti che raccoglieva il meglio delle nuove proposte romane degli Anni ‘90 (vedi gli amici Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, ma anche Riccardo Sinigallia e i Tiromancino di Federico Zampaglione). È anche per questo che Roma lo ha scelto come “padrino”, se così si può dire, dell’edizione 2022 della Festa della Musica: Max Gazzè si esibirà stasera al Parco Schuster per un evento gratuito organizzato da LAZIOSound (apertura porte ore 19 - prenotazione su Dice.fm).

Cosa farà?

“Un concerto vero e proprio, parte del tour estivo che è partito già da qualche settimana e che andrà avanti almeno fino a fine settembre, prima di una serie di concerti nei teatri. È l’estate della rinascita, che offre a noi artisti la possibilità di tornare a suonare in luoghi che negli ultimi due anni erano stati proibiti.

E finalmente senza restrizioni e senza limiti di capienza”.

“Una musica può fare”, cantava qualche anno fa. Cosa può fare, effettivamente, la musica?

“È uno strumento di aggregazione che comunica direttamente all’anima, al cuore, alle cellule. Fa stare bene. Per come la vedo io andrebbe celebrata e onorata come linguaggio sempre, non solo un giorno all’anno. Anche per questo ho immaginato il concerto come una festa”.

Cioè?

“La scaletta è pop. Ci sono i brani più conosciuti del mio repertorio, che spazia da ‘Cara Valentina’ a ‘Ti sembra normale’, passando per ‘La favola di Adamo ed Eva’, ‘Vento d’estate’, la stessa ‘Una musica può fare’. E poi ‘Il timido ubriaco’, ‘Il solito sesso’, ‘Mentre dormi’, ‘Sotto casa’, ‘La vita com’è’. Sarà un crescendo che spingerà il pubblico a scatenarsi”.

Il singolo “Cristo di Rio”, in duetto con Carl Brave, è il primo brano ad uscire per Sony dopo il recente divorzio dalla Virgin, alla quale era legato da sempre: cosa bolle in pentola?

“Ci sono sempre state grandi lotte tra artisti e discografici. Io ho sempre voluto evitarle, preferendo la via dell’ascolto e della collaborazione, cercando di dare ai discografici un prodotto da lavorare con entusiasmo. Solo che dopo aver celebrato l’anno scorso le mie personali nozze d’argento con la musica, i venticinque anni trascorsi dall’uscita del mio album d’esordio, ho sentito l’esigenza di cambiare energie e anche di lavorare con persone nuove. Con Sony dopo anni di frequentazione è scattato un interessamento reciproco e ho firmato”.

Che progetti hanno per lei?

“Non lo so ancora. La discografia sta cambiando molto. Non so se ha ancora senso fare dischi con molte canzoni. Magari darò ai discografici una canzone ogni tre mesi. L’alternativa è un progetto particolare, un concept: d’altronde in passato ne ho fatti diversi, da ‘Alchemaya’ a ‘La matematica dei rami’”.

Oggi la sua scrittura è più pop o più sperimentale?

“Dipende dai momenti. Ci sono fasi della mia carriera in cui le due cose si sovrappongono. Sono due componenti che mi aiutano a trovare sempre soluzioni e idee nuove. Non voglio rifare ad nauseam le stesse cose. E nemmeno essere sempre alla ricerca della cresta dell’onda”.

Ha nuovi pezzi nel cassetto?

“No. Sto raccogliendo idee e stimoli. Poi a fine tour mi troverò di fronte a una tela branca sulla quale comincerò a dipingere. Faccio cose con estrema onestà nei confronti non solo del pubblico ma anche dell’aspetto creativo. L’atto creativo per me è sacro”.

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