«Lucio Battisti non era musone e amava Poggio Bustone», la nipote Lara ricorda il cantautore a 21 anni dalla morte

Lunedì 9 Settembre 2019 di Sabrina Vecchi
«Non era musone e amava Poggio Bustone», la nipote Lara ricorda Lucio Battisti a 21 anni dalla morta

La mattina del 9 settembre 1998 Poggio Bustone si fermò. Attonito. La tv annunciava la morte del suo cittadino più celebre, il cantautore Lucio Battisti, scomparso a 55 anni. «Cademmo nello stravolgimento totale: perfino noi familiari più stretti sapevamo solo che era in ospedale, ma non sospettavamo nulla di tanto tragico». La nipote, Lara Battisti, a ventuno anni da allora, ripercorre con fresca commozione quei momenti. «Dopo aver saputo del ricovero, andò a Milano la sorella minore di Lucio, Albarita. Ma non sapemmo mai cosa accadde in quel reparto, cosa le disse Lucio in quegli ultimi momenti di vita. Pur avendo con lei un rapporto molto intimo, non si sentì di dircelo: era troppo privato, troppo doloroso».

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Il nonno di Lara, Pompilio, era il fratello della mamma di Lucio Battisti, l'adorata Dea: «Tra lei e Lucio c'era un rapporto unico. L'opinione della madre per lui era molto importante, e lei, giustamente prolleca, come si dice dalle nostre parti, era orgogliosa della carriera del figlio».

Dea, «la zia degli zuccherini», ricordata da tutti come donna molto generosa, muore nel 1983. «Lucio venne a Poggio Bustone per il funerale: si presentò elegantissimo per l'ultimo omaggio all'amata mamma. Tornò un paio di anni dopo per la traslazione della salma, stette con noi un po', ci riunimmo a casa di mio cugino». In famiglia tutti conoscono la fama di Lucio Battisti, ne comprendono il desiderio di sfuggire dalla ressa mediatica, «ai fotografi che lo aspettavano sotto casa».

Lara, ancora una ragazza ai tempi del grande successo, sapeva solo di avere un parente che aveva scritto canzoni importanti, «ma non mi rendevo molto conto, quando lo vedevo pensavo solo a giocare con mio cugino Luca, il figlio di Lucio: siamo più o meno coetanei». Dai cassetti emergono foto conservate come cimeli, - «qui era dopo il concerto che tenne per la Festa di San Felice, c'è anche mia sorella» - e dalla memoria escono ricordi evocati spesso dal padre di Lara, Giovan Battista, che del cantautore era cugino di primo grado. «Papà si arrabbiava quando sentiva dire che Lucio era musone o di una fazione politica piuttosto che di un'altra: tutte cose inventate. Non sapeva nulla di politica, neppure le basi. La notte prima del referendum sul divorzio, mio padre, presidente di seggio e attivista politico, la passò insonne per rispondere alle domande di Lucio: era curiosissimo, ma non si era mai interessato di queste cose, voleva sapere».

Ore e ore passate a discutere tra cugini, fino alle luci dell'alba, a poche ore dall'apertura delle votazioni. Ma Lucio era uno che dormiva poco, di notte pensava, o forse scriveva. Lara sorride pensando ai racconti dei genitori, quando al culmine della fama lo trovarono sudatissimo impegnato a zappare la terra «per tenersi in forma», o quando si fece il bagno nella loro vasca, senza preoccuparsi di avvertire, perché a casa sua non c'era acqua, allora «mi lavo qui da te, zi'». Si stava in famiglia senza troppi convenevoli, ci si dava una mano l'uno con l'altro, come si poteva. «In questi anni - dice Lara - ho pensato spesso a lui, mentre mi immergevo in quella stessa vasca da bagno: la trovavo una cosa emozionante».

Sopiti negli anni invece, i pochi fremiti di disappunto aleggiati tra coloro che avrebbero voluto che il cantautore citasse più spesso il paese di origine, o lo frequentasse più assiduamente. Pur essendoci vissuto per pochi anni, Battisti ne parlava molto, anche in circostanze pubbliche. Ne parlava spesso anche a Mogol, gli raccontava aneddoti legati al luogo dove aveva imparato a suonare la chitarra, quel paesone con una vista mozzafiato sui laghi Lungo e Ripasottile. E ci tornava. Alla chetichella, per fare una visita al cimitero o al padre Alfiero. Ci tornò pure quell'estate, poco prima di morire.

Aveva preso contatti con una ditta del paese per ristrutturare la casa natale affacciata su piazzetta 10 Marzo, ci teneva a mantenere vivo quel legame. A Poggio Bustone ognuno prosegue a sentirlo vicino, come quando era lontano, ma tutti sapevano che c'era. Lui aveva un posto speciale nel cuore per loro, e loro per lui. «Lo vedevamo sulle copertine dei giornali, o sotto i riflettori con le celebrità. Ma non abbiamo mai pensato che ci avesse dimenticato, era uno di noi. E quanto gli piaceva la porchetta nostra».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 14:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA