In fin dei conti, l’Eurovision Song Contest resta comunque uno spettacolo televisivo. Certo, c’è la musica, perché stiamo parlando di una gara di canzoni, ma ci sono anche e soprattutto le performance. Che spesso hanno fatto la differenza. Impossibile scindere i due aspetti, mentre si cerca di farsi un’idea di quello che si vedrà quest’anno sul palco della Liverpool Arena, che da questa sera e fino a sabato ospiterà l’edizione 2023 della kermesse.
Alessandra (Norvegia) - “Queen of Kings”
La cantante per metà norvegese e per metà italiana - è nata e cresciuta in provincia di Savona, salvo poi trasferirsi nel paese d’origine della madre - porta in gara un pezzo che mischia una base elettronica e una melodia epica. Sul palco interpreta una guerriera curvy: il brano è un pezzo “che vuole mostrare il potere delle donne”.
The Busker (Malta) - “Dance (Our Own Party)”
Il trio composto da David "Dav.Jr" Grech, Jean Paul Borg e Sean Meachen si presenta con un pezzo dai colori e dalle sonorità funk, impreziosito da un assolo di sax: bentornati negli Anni ’80.
Luke Black (Serbia) - “Samo mi se spava”
Metal pop che sembra la colonna sonora di un videogioco: alle spalle del cantante compare pure un robot virtuale mostruoso e inquietante.
Sudden Lights (Lettonia) - “Aija”
Quello del gruppo lettone composto da Andrejs Reinis Zitmanis, Kārlis Matīss Zitmanis, Kārlis Vārtiņš e Mārtiņš Matīss Zemītis è uno dei pezzi più interessanti di questa edizione, per palati musicali più fini: un brano trip hop dalle sonorità elettroniche, ma in chiave minimal.
Mimicat (Portogallo) - “Ai coração”
Pop, jazz e sfumature fado: Marisa Mena arriva all’Eurovision dopo aver vinto il Festival da Canção 2023, il “Sanremo portoghese”.
Wild Youth (Irlanda) - “We Are One”
Sarà che sono irlandesi, ma la loro canzone ricorda moltissimo il pop-rock elettronico degli U2 più radiofonici, con un ritornello orecchiabile e potente.
Let 3 (Croazia) - “Mama šč!”
Una Macarena rifatta in chiave post-sovietica. Nel look prendono in giro Hitler, con baffetti e cappello. Nel brano, contro i guerrafondai, parlano di un “piccolo psicopatico malvagio”.
Remo Forrer (Svizzera) - “Watergun”
Il cantante svizzero si presenta con un pezzo che ricorda certe produzioni di Hozer, da “Take Me to Church” in giù: pop con sfumature blues e soul. Punta sulla potenza della voce.
Noa Kirel (Israele) - “Unicorn”
Sulla base elettronica del brano lei si scatena sul palco, contorcendosi e facendo spaccate, mentre due unicorni giganteschi corrono sullo schermo. Bizzarra.
Pasha Parfeni (Moldavia) - “Soarele si Luna”
Dance esotica: ad un certo punto arriva a sorpresa sul palco anche un flautista nano.
Loreen (Svezia) - “Tattoo”
La canzone è una hit nata, che guarda un po’ agli ABBA nella melodia (a qualcuno ricorderà “The Winner Takes It All”) e un po’ al pop elettronico d’alta classifica. Funzionerà anche fuori dal circo Eurovision e con un buon remix farà ballare le discoteche di mezzo mondo. La cantautrice svedese ha praticamente la vittoria in tasca, per un clamoroso bis a undici anni da “Euphoria”.
TuralTuranX (Azerbaigian) - “Tell Me More”
Rock nostalgico, che guarda agli Anni ’60 e inevitabilmente pure ai Beatles: una canzone tutto sommato anche piacevole.
Vesna (Repubblica Ceca) - “My Sister’s Crown”
Un altro inno femminista, tra pop e intermezzi rap. Le componenti del gruppo si presentano in tutine rosa e con trecce lunghissime che fanno roteare sul palco.
Mia Nicolai & Dion Cooper (Paesi Bassi) - “Burning Daylight”
Una ballata a due voci, tradizionale e classica: “sanremes”, diremmo qui in Italia.
Käärijä (Finlandia) - “Cha cha cha”
Non vi fate ingannare dal titolo: quello del rapper finlandese Jere Pöyhönen è un pezzo tra il Metal e “Gagnam Style” (ricordate la hit demenziale del sudcoreano Psy?).
Reiley (Danimarca) - “Breaking My Heart”
Pop elettronico contemporaneo, fresco e scanzonato, un po’ à la Harry Styles.
Brunette (Armenia) - “Future Lover”
Canta distesa sul palco, tra ammiccamenti e pose sexy. Pop ammaliante, con sfumature r&b.
Theodor Andrei (Romania) - “D.G.T. (Off and On)”
Si presenta sul palco indossano stivali, short e giacca rosa. Poi tira fuori il vocione rock: spiazzante.
Alika (Estonia) - “Bridges”
Sembra la Annalisa estone. Anche la canzone pare uscita fuori da un disco dell’ex cantante di “Amici”: una ballata classica, cantata bene, senza sbavature, molto scolastica.
Gustaph (Belgio) - “Because of You”
Dance queer con un coro gospel. Aiuto.
Andrew Lamrou (Cipro) - “Break a Broken Heart”
Un pezzo pop rock à la Imagine Dragons, con un ritornello che farà scatenare la Liverpool Arena.
Diljá (Islanda) - “Power”
Batterie elettroniche, sintetizzatori e un ottimo ritornello: una buona canzone pop attuale.
Victor Vernicos (Grecia) - “What They Say”
Una ballata sporcata di elettronica, molto minimal, un po’ stile Zayn o Frank Ocean.
Blanka (Polonia) - “Solo”
Fuochi d’artficio e immagini di spiagge sullo schermo per quello che potrebbe essere un improbabile tormentone estivo made in Polonia.
Joker Out (Slovenia) - “Carpe Diem”
Una delle quote rock di questa edizione. Certo, non sono i Maneskin. E la canzone non suona come “Zitti e buoni”. Però spiccano in mezzo a tanto trash.
Iru (Georgia) - “Echo”
La melodia è ariosa, molto larga. Lei canta su una piattaforma mentre da dietro fanno muovere il lungo abito bianco. Operistica.
Piqued Jacks (San Marino) - “Like an Animal”
Ecco l’altra quota rock di quest’anno. Dopo essersi affidati lo scorso anno ad Achille Lauro, stavolta i “cugini” di San Marino puntano sul gruppo pistoiese, più sobri ma non per questo meno incisivi.
Teya & Salena (Austria) - “Who the Hell is Edgar”?
L’Edgar del titolo della canzone è Edgar Allan Poe. Il testo è una critica all’industria musicale ed in particolare alla difficoltà dei musicisti nel poter vivere di musica oggi, considerando che con gli ascolti di Spotity si può al massimo “arrivare a pagarsi una cena fra due anni”. Pretenziosi.
Albina & Familja Kelmendi (Albania) - “Duje”
La musica folcloristica albanese incontra un ritmo reggaeton. Immaginate come può andare a finire.
Monika Linkyte (Lituania) - “Stay”
La cantante scomoda addirittura gli antichi rituali della Lituania, inserendo nel testo un’espressione, “Ciuto tuto”, che in lingua lituana è una formula antica che invita a concentrarsi sul proprio io interiore.
Voyager (Australia) - “Promise”
Rock elettronico che guarda agli Europe e dintorni, salvo poi spiazzare con una parte strumentale metal.
Lord of the Lost (Germania) - “Blood & Glitter”
Berlino si affida alla band gothic metal capitanata dal cantante Chris “The Lord” Harms, che sul palco sembra un incrocio tra il Renato Zero degli esordi e un Demogorgone di “Stranger Things”.
La Zarra (Francia) - “Évidemment”
Fatima Zahra Hafdi porta sul palco tutta l’eleganza e la raffinatezza del cantautorato francese, tra Edith Piaf e Zaz.
Marco Mengoni (Italia) - “Due vite”
Il cantante laziale - è di Ronciglione, provincia di Viterbo - ha dovuto tagliare per questioni di regolamento relative al minutaggio trenta secondi della sua canzone, che però non perde la forza e l’incisività. Non è il migliore, ma fa la sua parte.
Tvorchi (Ucraina) - “Heart of Steel”
Sorpresa: Kiev, dopo il trionfo dell’anno scorso della Kalush Orchestra con “Stefania”, non porta la tradizione musicale ucraina sul palco della kermesse, ma punta su un pezzo pop dalle sfumature black e r&b che non sfigurerebbe in alta rotazione. C’è un’allusione alla libertà di pensiero: “Non aver paura di dire ciò che pensi”, cantano.
Blanca Paloma (Spagna) - “Eaea”
Prova a fare Rosalía, riprendendo il flamenco e la tradizione musicale iberica, ma senza le idee di Rosalía.
Mae Muller (Regno Unito) - “I Wrote a Song”
I padroni di casa si affidano al pop elettronico e danzereccio della 25enne cantautrice che in questi anni ha aperto il tour delle Little Mix e collaborato con il rapper americano Polo G. Incendierà la Liverpool Arena.
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