Bocelli: Andrea, Matteo e Virginia per la prima volta insieme nel disco di Natale: «Uniti e complici, ma non siamo la famiglia del Mulino Bianco»

Speciale edizione da collezione dedicata all’Italia, di “A Family Christmas”

Martedì 22 Novembre 2022 di Simona Antonucci
Matteo (25 anni), Virginia (10) e Andrea Bocelli (64)

Di suo papà, che è Andrea Bocelli, tenore da oltre 90 milioni di dischi, 64 anni, icona globale della musica, dice: «È il jukebox di casa.

Battisti, Frank Sinatra... Qualsiasi canzone gli chiedi, la sa a memoria. Lui non lo racconta, ma da giovane si esibiva nei pianobar, per guadagnare un po’, ma anche perché nei locali c’era una gran viavai di ragazze». E il padre racconta di Matteo, 25 anni, suo partner nel duetto virale “Fall on me”, all’inizio di una carriera da solista con un disco in rampa di lancio: «Ha una voce voluminosa, importante e da saper governare. Dovrebbe studiare di più per valorizzarla, ma sin da piccolo ha sempre avuto più resistenza sott’acqua che davanti a un libro». Andrea e Matteo Bocelli si ritraggono a vicenda, tra battute e complicità («ma non siamo la famiglia del Mulino Bianco»), alla vigilia dell’uscita (il 25 novembre per Decca - Capitol Records) della speciale edizione da collezione dedicata all’Italia, di “A Family Christmas”, album di famiglia, interpretato anche dalla piccola Virginia, 10 anni, alla sua prima apparizione in un cd («Ho cominciato quando ero una “nana”. All'inizio mi emoziono, poi passa»).

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Pubblicato il 21 ottobre in tutto il mondo è già al vertice delle classifiche digitali del pianeta: produzione internazionale con la collaborazione del compositore e candidato ai Grammy e agli Oscar Stephan Moccio (già al fianco di Celine Dion, The Weeknd, Miley Cyrus, Barbra Streisand), nella nuova versione italiana conterrà tutta la tracklist dell’edizione mondiale, con l’aggiunta di due bonus track, “Cantique de Noël” e una seconda versione di “Buon Natale”. La magia dello spirito natalizio con nuove interpretazioni di canti tradizionali (tra cui “Away in a Manger” e “Joy To The World”), e famose melodie natalizie provenienti da tutti i Paesi del mondo, come “Feliz Navidad” e “Happy Xmas (War is Over)”, oltre a due inediti: “The Greatest Gift” e “Il Giorno Più Speciale”, brani che Andrea, Matteo e Virginia hanno interpretato davanti al presidente Biden alla Casa Bianca, ai reali inglesi, qualche giorno fa, e ancheil 21 novembre in Piazza Duomo a Milano.

Amos, il primogenito di 27 anni, laureato in Ingegneria aerospaziale all’Università degli Studi di Pisa, non si sente escluso da questo Natale in famiglia?

Andrea: «Lui ha la conoscenza musicale più ampia di tutti noi. Ha anche un diploma al conservatorio. Mi ha accompagnato al pianoforte a Sanremo, ma Amos detesta stare sulla scena, lavora con noi sempre, dietro le quinte».

Concerti per Biden, per la famiglia reale inglese: il vostro stile rappresenta la musica italiana di oggi?

Andrea: «La musica è un linguaggio universale. Quando è bella è percepita ovunque. Le barriere create dal mercato discografico scompaiono. La musica anglosassone ha dettato legge per un lungo periodo. Ora le multinazionali hanno interessi più ampi, si muovono diversamente, e prendono in considerazione anche la musica italiana».

Matteo, tu apprezzi la musica dei tuoi coetanei, nonostante la tradizione familiare?

Matteo: «Sono cresciuto in una famiglia dove si ascoltavano opera o grandi classici come Sinatra. E i cantautori italiani. Per quanto riguarda la nuova ondata di autori, forse l’unico con cui provo affinità musicali è Ultimo: ha uno stile legato al cantautorato, Vasco, Zero. La musica, secondo me, passa per lì. Tenco, Battisti. E comunque, con un padre juke box, ho sempre ascoltato e cantato di tutto».

Andrea, racconti le sue serate nei pianobar.

«Durante l’università, per non dipendere dai genitori, sì, ero un pianista di pianobar. E non nego che Billy Joel, Frank Sinatra, Steve Wonder facevano colpo sul pubblico femminile. Canzoni stupende, immortali».

Che cosa rende immortale un brano?

«I miei parametri per giudicare l’arte sono il tempo e lo spazio. Per quanto tempo sopravvive un brano e quante persone, in Paesi diversi, lo apprezzano. Vale per il pop e per la lirica: Verdi Puccini, Rossini, vengono eseguiti sempre, ovunque. Io ho avuto il privilegio di essere diretto da grandi come Zubin Mehta, Gergiev, e ho fatto duetti con Céline Dion o Christina Aguilera».

Lei, da cantante lirico, come valuta la voce di Matteo?

Andrea: «Un tenore, con una voce potente e quindi da gestire. Deve studiare, perché conoscere il proprio strumento è fondamentale per portarlo ai massimi livelli».

È un papà ingombrante?

Matteo: «Molto protettivo, attento, ingombrante, no. Mi sento libero di scegliere».

Le piacerebbe cantare un’opera lirica?

Matteo: «Un sogno, perché l’opera è la forma di spettacolo più completa che c’è».

Andrea: «Sicuramente lo sentirebbero bene anche in fondo alla platea».

Tra un disco, un video e il libro sul suo cammino lungo la via Francigena (“In cammino. Diario di un pellegrino”, edito da Sperling & Kupfer in libreria a partire dal 22 novembre), quando canterà un’opera?

Andrea: «Ne canto tre opere: Otello, Lucia di Lammermoor e la Forza del destino, in tre nuovi cd in uscita nei prossimi mesi».

Mentre i suoi coetanei compongono versi su droga, rapine e notti tossiche, lei, Matteo, intona i canti di Natale in un disco e in streaming, su YouTube il 4 dicembre, sempre con papà e Virginia, proporrà una fiaba-concerto, ambientata a Gressoney. Non si sente un pesce fuor d’acqua?

Matteo: «Un pesce fuor d’acqua, una mosca bianca, come dice papà, o una macchietta nera, come dico io. Vado controcorrente, propongo cose diverse da quelle che si sentono in radio. Mi potrei scoraggiare, ma credo in quello che canto».

In quale Natale credete? Quali valori proponete?

Andrea: «La musica ha una capacità di dissodare l’animo umano. Allarga gli orizzonti. Lo sapevano bene i romani che la vietavano prima di una battaglia. Crediamo nei valori autentici del Natale, che sono quelli del Cristianesimo, la filosofia che potrebbe fare di questo mondo un paradiso terrestre».

Ma con una guerra in corso, c’è posto per una Natale dorato?

Andrea: «Il Natale ha un senso preciso perché ci ricorda la nascita del Salvatore: basta questo. Per chi crede è essenziale».

Lei Matteo, che rapporto ha con la fede?

Matteo: «La religione va rispettata. Spesso le parole vengono usate con superficialità. Fede, amore, ti amo, ho fede. Credo siano sensazioni e stati d’animo da conquistare con il tempo. Io a 25 anni sono in cammino per costruire un mio sentimento. E non credere è quasi più complicato. I miei coetanei mi contestano di essere stato indirizzato dalla famiglia. Io non lo penso. Cerco solo di fare del bene».

E lei Andrea, con questi canti natalizi, quale immagine di sé pensa di proporre?

«Io mi definisco un cristiano liberale. Probabilmente sono un abitante di un’altra galassia. Cristiano, da sempre. Liberale perché Cristo ci ha insegnato e essere liberi. Liberi anche di giudicare, anche se il giudizio è più faticoso perché implica un pensiero, uno studio».

Lei lavora molto con e per i suoi figli. Che cosa chiederebbe al ministro Sangiuliano per i nuovi talenti?

«Di ricordare che cosa diceva Aristotele: che la cultura ha radici amare ma frutti dolci. Bisogna investire sul futuro e sui giovani perché saranno loro ad alimentarci». 

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