Spuntano lettere (e poesie) di Montale all'amico d'infanzia

Sabato 19 Maggio 2018
Montale negli anni Settanta
Due fogli di carta un po' ingiallita e una busta, la calligrafia sicura e una data: 1915. Sono una lettera e una poesia scritte da Eugenio Montale a Giacomo Costa, che per la prima volta oggi il nipote, Giacomo Ardissone Costa, chiamato a fare gli onori di casa come presidente di Stazioni Marittime Genova, ha mostrato in pubblico in occasione della consegna del Premio  Montale Fuori di Casa 2018, sezione Mediterraneo vinto da Laura Tangherlini con l’opera Matrimonio siriano.

«Montale le aveva scritte a mio nonno Giacomo I, Giacomone - racconta unendo la storia di famiglia e quella del grande poeta e scrittore -. Erano ventenni ed avevano una passione sfrenata per il canto, la musica, l’opera e quindi andavano insieme ai concerti. Erano compagni di scuola, un gruppo di appassionati di musica di cui faceva parte anche Esterina Rossi che poi è stata una musa per Montale: hanno fatto viaggi intorno al mondo insieme, crociere. Quando mi hanno proposto di presentare il premio mi è venuto in mente che in casa c’erano queste lettere, le ho cercate e mi ha fatto piacere condividerle».

In realtà il carteggio è molto più ricco, ma per ora solo questi due «pezzi» sono stati rivelati. «Nella lettera 
Montale si lamentava che il Carlo Felice fosse ancora chiuso. Era molto preoccupato e scriveva a mio nonno dicendo "Comprendi tutto lo squallore di un inverno amusico? che ne sarà di noi?". Ma in realtà il Carlo Felice ha aperto dopo poche settimane - racconta Costa -. Poi c’è l’ode in cui  Montale declamava in versi l’amicizia e le caratteristiche di mio nonno come musico e come artista. E in un’altra lettera (ancora custodita gelosamente, ndr) alla fine lo salutava dicendo all’uomo che va sicuro a sé stesso e agli altri amico». 
Ultimo aggiornamento: 18:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA