Nicola Piovani: «Così Morricone creava opere rivoluzionarie»

Mercoledì 8 Luglio 2020 di Katia Ippaso
Nicola Piovani: «Così Morricone creava opere rivoluzionarie»

Un Maestro capace di indicarti la strada, un uomo generoso e di poche parole, un romano che conosceva la religione del lavoro e detestava il culto dell'io: il premio Oscar Nicola Piovani disegna per noi il ritratto di Ennio Morricone, scomparso all'alba del 6 luglio, consegnandoci alcune immagini inedite della loro amicizia: «Condividevamo una visione del mondo, compresa una certa idea dell'aldilà».
In queste ore si è parlato molto dell'umiltà di Morricone, espressa attraverso il desiderio di non disturbare. Quali altri tratti del suo carattere la colpivano?
«Di tutte le enormi doti del genio di Morricone si parlerà ancora. A me sta a cuore sottolineare un aspetto tutt'altro che marginale: la sua grande generosità verso i colleghi. Quando nel 2004 è stato eletto direttore artistico dell'Istituzione Universitaria dei Concerti, come primo gesto mi ha chiamato e commissionato la riprese un'opera, L'isola delle luce. Questo smentisce il luogo comune che vuole gli artisti, i musicisti, i cinematografari e i teatranti sempre in competizione gelosa tra di loro».
C'è qualcosa che non è riuscito a dire in tempo al Maestro e all'amico?
«Credo che negli anni ci siamo detti tutto quello che dovevamo dirci. L'ultima cosa che mi ha detto lui è stata: In bocca al lupo per la tua nuova Isola della luce. Come sempre, io mi sono commosso per questa doppia arte che lui aveva di essere Maestro e insieme compagno di viaggio».
L'isola della luce verrà eseguita nella nuova edizione venerdì 10 luglio, come evento d'apertura della stagione estiva al Teatro Greco di Siracusa. I versi sono firmati dal suo amico scrittore Vincenzo Cerami con il quale, dall'anno della sua morte (avvenuta il 17 luglio del 2013) intrattiene continuamente conversazioni musicali: un modo per tenerlo in vita. Quest'anno farà una dedica speciale anche a Morricone?
«Il tema della luce - dalla nascita di Apollo che porta la luce agli uomini, al Fiat Lux fino all'espressione venire alla luce - è molto importante. La fisica del Novecento ci insegna che la luce è una dimensione molto vicina all'idea che ne avevano gli antichi. Chi lascia questa terra va in un'altra dimensione, probabilmente più luminosa di quella terrena».
Parlavate dell'aldilà?
«Ennio Morricone era un uomo di poche parole ma di intese profondissime. Bastava poco per capirsi».
Morricone ha espresso un rigore altissimo, un'etica del lavoro che va contro il luogo comune della romanità indolente. Cosa rappresentava Roma per il Maestro?
«Morricone era uno di quei romani che, in tutti gli atti della sua vita, è andato contro il luogo comune che la cultura comica, cinematografica e televisiva ci vuole dare di Roma. Il suo rapporto severo con il lavoro era un imperativo. Era tutto il contrario della superficialità. Questo non vuol dire che non amasse anche parlare allegramente della Roma come squadra di calcio».
Negli Stati Uniti per lungo tempo hanno pensato che Nicola Piovani fosse uno pseudonimo di Ennio Morricone, al punto che quando lei ritirò l'Oscar ci ironizzò sopra: «Vedete che esisto veramente?». Come ha vissuto questo scambio di persona?
«Anche con un po' di orgoglio. Essere ritenuto uno pseudonimo del migliore al mondo non è certo una cosa che poteva farmi soffrire. Una volta abbiamo fatto scherzosamente una fotografia e l'abbiamo mandata in America».
Lei ha ricevuto un Oscar nel 1999 per la colonna sonora de La vita è bella di Benigni. Ennio Morricone è stato insignito dell'Oscar alla Carriera nel 2007 e come autore della migliore colonna sonora nel 2016 per The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Avevate una visione simile del successo?
«La lezione è che le statuette dell'Oscar danno un grande piacere ma poi vanno messe in bacheca perché bisogna ricominciare a lavorare. I premi gratificano il pavone che è dentro di noi, ma poi vanno anche dimenticati».
Tra le 500 musiche da film firmate da Ennio Morricone, ce n'è una che ama con più intensità?
«La musica che scrisse per La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri. Io insistevo sempre perché la inserisse in scaletta nei suoi concerti. La amo molto perché contiene una ricerca timbrica e ritmica d'avanguardia».
Dopo Siracusa, lei tornerà a Roma con La musica è pericolosa: il 15 luglio nella Cavea dell'Auditorium del Parco della Musica. Un segnale luminoso anche per la nostra città?
«Per me questa volta il concerto dovrebbe recare il sottotitolo Dove eravamo rimasti?: vorrei dare l'idea che si riapre una pagina che si era chiusa con il lockdown. Naturalmente quello che mi auguro è che dal lumicino si arrivi a una luce piena e che dalla prossima primavera si possa tornare ad affollare i teatri, a tossire allegramente in platea».
 

 

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA