È un venditore di almanacchi che dispensa le disilluse illusioni del nuovo anno quello di Giacomo Leopardi in un celebre dialogo delle “Operette morali”. Sul suo esempio quindici poeti italiani, in esclusiva per Il Messaggero, hanno chiesto lumi sull’anno che arriva, il secondo con il Covid, ad un redivivo venditore di almanacchi o a chi oggi può parlare con la sua antica voce.
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Si tiene presente del grande recanatese il suo modo talora anche lieve e ironico di affrontare la difficile condizione umana. E si può leggere il presente con uno sguardo che lo folgora con un tono di mimetica ironia che sfiora il distacco del sarcasmo . Il sentimento che affiora è quello che oggi tutti proviamo, rinforzato dal pensiero poetante che lo nomina e lo circoscrive: una riscoperta ed umanissima fragilità e anche l’augurio (da ultimo dell’anno) di una riconsiderazione di ciò che in ogni caso ci appartiene, come ricordo, emozione, affetto, esperienza in questo transito così cruciale, anche il giallo timido delle ginestre un po’ leopardiane. Se non ci appiattisce in una geremiade che purtroppo molto circola, il Covid è a suo modo un’occasione anche unica per chi scrive poesia con una certa coscienza di ciò che significa scrivere poesia.
FRANCO ARMINIO
L'anno dei fragili
Bisogna avere il coraggio di essere fragili,
e non fa niente se diamo a tanti l’illusione
del bersaglio facile, se mostriamo la crepa
che gli altri possono allargare.
Dobbiamo avere il coraggio di farci trovare
in affanno, in fuorigioco, in disordine,
spettinati nella vita, in debito di ossigeno
e di amicizie, lontani da ogni porto sicuro,
sperduti anche a noi stessi.
La somma del dolore e dell’amore
che possiamo ricevere
in un certo senso è già stabilita
e la leggeremo nello scontrino
che ci sarà consegnato nel corso
dell’ultimo respiro.
MARIA GRAZIA CALANDRONE
Immagina che vedremo
Immagina che avremo fatto tanto spazio
da crescere in altezza, immagina
che usciremo, nel dolce delle uve piene di sole
e nel vento di mare, che profuma
di selva e mirto. Se ora basta
un odore di zagara appena sbocciata
che di mattina entra dalla finestra, a darci
nostalgia del mondo
dove vivemmo, immagina che vedremo
quanta bellezza c’è, a disposizione, immagina
che saremo capaci
come anfore, immagina
che avremo fatto tanto spazio
da contenerla tutta
e saremo tornati
permeabili e inermi. Dimentica
quello che sai. Immagina
che vedremo.
ENNIO CAVALLI
L'indovino rinunciatario
L'indovino rinunciatario
vuol sapere cosa farò
quando tutto sarà finito.
Farò due viaggi.
A Baratier, in Provenza, per assaggiare
le migliori arance di Francia,
garantite da Apollinaire
in quei versi per Lou:
"Hanno il sapore
del tuo corpo caldo come il sole".
Poi a Celleno, nel viterbese
per la gara a chi sputa più lontano
un nocciolo di ciliegia.
I paesani festeggiano così
la Maggiolina nero-carbone
la Cora a forma di cuore
e la Durona insensibile ai cataclismi.
GIUSEPPE CONTE
Dialoghetto
-E per questo nuovo anno
tu disperato cosa chiedi?
-Di essere ancora in piedi
di non ricevere ancora danno.
-Non hai più i sogni splendenti
che ti hanno sempre guidato?
-Per questo 2021
io passante, io nessuno
vorrei essere risarcito
della primavera scorsa, perduta.
-Non vuoi davvero altra cosa?
-Che nel giardino fiorisca
quella fragile mimosa
e gli ibischi con il loro fuoco.
-Tutto lì? – Non è poco.
MAURIZIO CUCCHI
Il caso e il passeggere
“Il caso che è ognora in moto e ci governa,
amico mio venditore di almanacchi, potrà
infine distrarsi dal colpire e darci
non dico gioia ma pacifico riposo almeno?”
“Domanda estrema, ardita, passeggere.
Il caso opera a caso e senza alcun disegno.
Colpisce se colpisce e se accarezza
o si distrae invece è un gran mistero.”
“Dunque il futuro è una domanda
aperta nell’indifferenza, nel cinico
volere accidentale che ci ignora
e per un anno ci ha compressi in maschera ”.
“Ma vedi, passeggere, questa figurina
sorridente di speranza in almanacco ?
Si apre sul futuro e costa poco :
una piccola offerta e ti accompagna.”
“Non capisco, non so, ma voglio credere
in un volto aperto e nel sorriso,
che faccia luce nell’anno e nel futuro. Compro!
È ben più saggio infatti chi vivendo spera”.
VINCENZO GUARRACINO
Futuro a vista d'occhio
Incontro al 2021
Come tra veglia e sonno
Il giorno promette e nega
L’anno tra alfa e omega
Atteso giunge al suo pieno
Ma oltre i vetri nessuna
Stesa ora aspetta o parte
A vista d’occhio la sorte
Conduce incontro al guado
Palmo a palmo la strada
Si fa più chiara a stento
Forse tra principio e fine
Così chi mai c’è stato
VALERIO MAGRELLI
Il ventriloquo
Più di cento anni dopo,
siamo ancora in trincea.
una trincea di lusso, non c’è dubbio,
in cui però si muore.
Anche i proiettili sono cambiati
e invece che dal cielo o dalla terra
ti arrivano da chi ti sta vicino,
a sua insaputa.
Il nemico gli si è annidato dentro,
si è insediato nel suo stesso respiro
e spara contro te attraverso lui:
l’elmetto è diventato mascherina.
Ora il nemico abita l’amico
in una confusione che confonde.
Dovremo abituarci a questi agguati
con il male ventriloquo del bene.
GERARDO MASUCCIO
Almanacco dell'anno prima
Verbi al futuro, è prepotente
la sua voce lieve
per chi, come me, non si racchiude
che in frammenti imprecisi di adesso.
Per chi si difende
di qua dal perimetro di un forse.
Un uomo. Mi passa accanto
– speranza inespressa –
e parla a uno schermo, altrove.
Inosservato, rido
con la forza
del raggio che sorge all’orizzonte
di un deserto.
Non lo conosco. Nitido
un istante e presto opaco,
il volto gli si perde nell’assenza.
L’ho visto con gli occhi di un altro
e – sì, lo ignora –
è l’ultimo legame che ho col mondo.
ELIO PECORA
Mai più l'ieri
Ci resta da brindare nello specchio
con un vino frizzante… congedare
l’anno che ci ha divisi, incarcerati,
scurata ogni certezza - la paura
finanche nello scherno di chi nega.
Non sapevamo, forse, che la morte
è l’insidia comune, incorrotta:
chiude l’attesa, lede la speranza.
E seguitiamo a vigilarci i passi,
mai nel buio cessando di cercare
quell’allegrezza che ci fa dimentichi
e incauti: quanto basta ad abitare
la casa colorata dei respiri.
Questa la casa - la chiamiamo vita -
ha porte aperte, ha muri leggeri,
e l’oggi vi si compia, mai più l’ieri.
UMBERTO PIERSANTI
Vaccini e favagelli
"Gli astrologi impazzano
quest ' anno ? "
"Come sempre,
come sempre,
ognuno crede
che l' anno che verra'
sia quello meglio,
giornali senza oroscopo
non si vendono"
"Ma questo e' l'anno
dove i veleni
infestano terra e aria
difficilmente un altro
sara' peggio "
" Forse i veleni
ci saranno ancora..."
"Ho fede nei vaccini
e i favagelli
che spuntano a febbraio
prima d' ogni altro fiore "
REMO RAPINO
E’ la vita soltanto, al tempo del Covid
Nel giorno che si fa ombra mi chiedi
degli anni vissuti, di quelli che saranno,
delle nuvole che vanno. Nel frattempo,
ti dico, impariamo con lentezza a conoscere
gli alberi, a parlare con il melo selvatico,
ad ascoltare i limoni, gli orti, la luna,
a ricordare il giallo timido delle ginestre
dalla costa che apre all’Adriatico mare,
a carezzare con gli occhi i gatti distesi
al sole tra le pietre degli antichi cortili,
sapendo che da sempre lo facciamo
e di questi gesti siamo stati felici.
Che il silenzio allora si faccia parola
così di tutto potremmo permetterci
oltre le finzioni: anche la sincerità
Non è niente, è la vita soltanto.
PAOLO RUFFILLI
Aspetti una risposta
Mi chiedi preoccupato
dell’anno che sarà
e aspetti una risposta
da me che avendo figli
e giovani nipoti
se anche non ci credo
per uso di ragione
ci spero nel futuro
senza ch’io cada intanto
nella disperazione
di quella mala pianta
che è il genere umano
impuro prepotente
rapace sanguinario traditore
il mio ottimismo pur condizionato
considera un fattore
di certo mai dimenticato:
la vita che verrà
non è mai meglio o peggio
di quello che è già stato.
GABRIELLA SICA
Alleluia
Qualcuno non bacia più nessuno.
Qualcuno muore. Qualcuno è a digiuno.
L’arcangelo nel cielo sopra Roma
in volo lo puoi vedere anche tu
animato da questa povera poesia
alla cima della Mole Adriana
ecco la spada sta per rinfoderare
e a uomini nervosi annunciare
la liberazione dal triste male.
Avviene nel cinquecento novanta
la visione fremente tutta quanta
e a fine di un infausto duemila venti
si spera la cacciata del triste male
nelle processioni televisive
settiforme del popolo globale
in attesa del prodigio alleluia.
LUIGIA SORRENTINO
Sul confine
stanchi di correre
ci siamo fermati
ma non abbiamo trovato la strada
che conduce a noi
siamo entrati in agonia
ora siamo ai piedi dell’albero
sul confine, che dia i suoi frutti
l’assalto assoluto della luce
GIAN MARIO VILLALTA
Letterina a un esperto astrologì-virol-economista a breve nei tigì.
Esperto mio, che dice lo zodiaco del prossimo
2021 (cifra che quasi impenna), saremo
come adesso uniti nell’insulto e alla transenna
per sconti lussuosissimi, feroci
nel lamento e cedevoli nello spavento?
Da parte mia, a me, anche per me,
ma a me per me per te e per tutti,
auspico e faccio scongiuri
per un po’ più di rispetto: ascoltare,
ascoltare, ascoltare e pensare un minuto
- almeno - prima di twittare. AUGURI!