Si fa arte con gli stracci (Michelangelo Pistoletto), con gli animali in formaldeide (Damien Hirst), con i gusci dei coleotteri (Jan Fabre) e perfino con il proprio sangue (il brasiliano Vinicius Quesada), perché dunque non immaginare di riutilizzare anche le grandi quantità di rifiuti che vengono riportate a valle dopo le scalate sull'Everest? Tra le varie forme di riciclo dei materiali che si accumulano dopo le operazioni di pulizia dei percorsi di salita, il Nepal ha introdotto anche un'opzione artistica. Tutto quello che viene abbandonato da trekker e alpinisti, dalle bottiglie di ossigeno vuote alle tende semidistrutte, dai pezzi di corda ai contenitori degli alimenti, dalle scale rotte alle lattine di alluminio, viene trasformato in opera d'arte. Lo scopo è duplice: non solo eliminare grandi quantità di spazzatura che stanno trasformando la montagna più alta del mondo in una discarica da record, ma anche sensibilizzare l'opinione pubblica verso la protezione dell'ambiente.
Stimigliano, premiate opere d'arte con il riciclo realizzate durante il lockdown / Le foto
A lanciare il progetto che unisce l'utile al dilettevole è stato il Sagarmatha Next Center (dal nome nepalese del monte Everest). A quota 3.780 metri, lungo l’itinerario principale per il campo base dell’Everest, a due giorni di cammino da Lukla, è stata attivata una struttura di riciclaggio dei rifiuti. L'idea è quella di utilizzare artisti stranieri e locali per la realizzazione di opere d'arte, con la collaborazione di turisti e della gente del posto, creando così un nuovo mercato di prodotti “made on Everest”.