«Certezze per lo spettacolo», appello da Tiziano Ferro, Liga, Emma, Nannini

Venerdì 17 Aprile 2020
Il primo a lanciare l'appello per i lavoratori dello spettacolo è stato Tiziano Ferro
 Ad aprire lo squarcio nel cielo di carta è stato Tiziano Ferro, che in diretta tv, ospite di Fabio Fazio, ha chiesto risposte, ha chiesto certezze, ha chiesto azioni concrete per un settore, quello della musica e degli eventi live, risucchiato dall'enorme buco nero che è l'emergenza coronavirus. È stato il primo artista a farsi portavoce delle istanze di circa 500mila lavoratori e ha pagato con attacchi e critiche sui social, da chi non ha compreso che dietro ad un concerto, dietro ad un palco, lavorano centinaia di persone.

Quello squarcio si è allargato piano piano, è diventato una crepa profonda che ha raggiunto a macchia d'olio altri artisti. Molti artisti. Da ieri si moltiplicano gli appelli sui social: da Laura Pausini a Fiorella Mannoia, da Ligabue ad Emma, da Gianna Nannini ad Alessandra Amoroso, passando per Frankie hi-nrg, Luca Barbarossa, Giorgia, Anna Tatangelo, Rosario Fiorello, Elisa. E ci sono anche Tosca, Francesca Michielin, Raphael Gualazzi, Annalisa, Mario Biondi e molti stanno via via aderendo. L' appello condiviso al governo è lo stesso per tutti, nel nome di #seiconnoi «perché nessuna voce resti inascoltata».

«Chiediamo ai nostri colleghi, a tutti professionisti dello spettacolo e a tutti quelli che come noi amano la musica l'arte e ogni forma di intrattenimento di unirsi in questo momento così delicato». «Ogni cosa ha il suo tempo ed oggi è ancora il tempo del dolore per chi non c'è più, delle cure ai malati e del sostegno economico, morale e organizzativo da chiedere a gran voce per tutti gli operatori sanitari che sono in prima linea. Domani però, nel rispetto di tutti, dovremo ripartire e non possiamo permetterci di dimenticare qualcuno - è l' appello che corre di post in post -. Stiamo parlando di musicisti, autori, dj, ballerini, operai, tecnici, lavoratori senza cassa integrazione, lavoratori occasionali. Di loro, della loro angoscia e del loro disagio economico si parla pochissimo».

La richiesta è unanime: «sapere cosa accadrà ai lavoratori del mondo dell'intrattenimento; sapere quando potranno tornare a lavorare: definire il futuro dei prossimi eventi, senza dimenticare un trattamento economico e previdenziale dignitoso durante tutta la fase dell'emergenza». Una prima, parziale, risposta è arrivata dal sottosegretario del ministero di beni culturali e turismo Anna Laura Orrico. «Stiamo ragionando su tutta una serie di misure per coprire i lavoratori intermittenti che non siamo riusciti a tutelare con il decreto Cura Italia per l'enorme varietà il mondo della cultura. È molto complesso fare misure omogenee, ma siamo costantemente al lavoro».

Secondo il sottosegretario, «oltre alla Fase 2, ci sarà sicuramente una Fase 3.
Si sta iniziando a ragionare su quelle che dovranno essere le regole per accompagnarci a un ritorno alla normalità che comunque sarà diversa da quella che abbiamo vissuto fino a qualche mese fa. Dovremo capire come garantire il distanziamento sociale in tutti i luoghi della cultura, che ha mille sfumature diverse». Ma, avverte Orrico, «dobbiamo essere molto cauti e non prendere decisioni affrettate». 
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