Martedì all’Hollywood Bowl di Los Angeles sarà un grande onore. Sarà un grande onore dedicare il concerto al Maestro Franco Zeffirelli. So che il mio pensiero riconoscente ed affettuoso sarà per lui, finalmente liberato da un corpo che in questi ultimi anni lo aveva fatto sempre di più soffrire.
Cosa dirò? Non lo so ancora, non amo prepararmi in questi frangenti, preferisco che siano parole nate dal cuore. Però, ripeto, la mia voce sarà per lui. Lui che, come me confortato dal dono della fede, sono certo sarà adesso in pace, al cospetto del sommo Regista del tutto. Ero un bambino e mi giungeva l’eco delle sue creazioni registiche e della meravigliosa sinergia che costruiva nel melodramma. Ero un adolescente e percepivo la forza dell’amore nel suo “Romeo e Giulietta”, ero diciottenne e mi commuovevo di fronte a quel capolavoro che è il suo “Gesù di Nazareth”. Potrei proseguire così per ogni stagione della mia vita. La devozione alla bellezza: è questo l’insegnamento che mi lascia Zeffirelli. E la vera bellezza è sempre intimamente legata alla bontà. Non sempre i grandi artisti sono anche persone gradevoli. Lui sul set di “Omaggio a Roma” fu una guida a tal punto gentile, amabile, persino premurosa, che da quell’esperienza sono uscito cresciuto professionalmente e legato al Maestro anche da una bella amicizia.
Penso che la morte fisica sia solo la tappa di un percorso, e penso che ciò valga per tutti. Certo, un artista ha questo privilegio, di continuare a far sentire la propria voce a chi qui resta. In questo senso la sensibilità, la poesia, l’arte di Zeffirelli saranno presenti e potenti, domani come ieri.
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