Mostra del cinema di Venezia, il red carpet dell'austerity: muri, silenzio e mascherine

Martedì 1 Settembre 2020 di Ilaria Ravarino
Mostra del cinema di Venezia, il red carpet dell'austerity: muri, silenzio e mascherine

Blindato. Murato. E rigorosamente mascherato. Sono lontani anni luce i tempi dell’effetto nudo sul red carpet, delle spalline che scivolano e degli spacchi inguinali (vedere alla voce Giulia Salemi nel 2016 o Melissa Satta nel 2019): quest’anno il tappeto rosso della Mostra di Venezia rifiuterà eccessi e frivolezze in nome di una sobria, quanto inevitabile, intimità. 
 

 

Separati dal pubblico da un muro bianco, che impedirà a chiunque all’esterno di assembrarsi e guardare, le delegazioni dei film sfileranno a Venezia solo per gli occhi dei fotografi. “Senza il pubblico tutte le foto avranno lo stesso sfondo, quello del muro – spiega Ernesto Ruscio, fotoreporter dalla lunga esperienza veneziana – ma ce ne faremo una ragione. L’importante è esserci”. Distanziati fra loro su un red carpet silenziosissimo, i fotografi guadagneranno in qualità dello scatto ma perderanno in varietà, privi delle opportunità offerte dai talent quando, durante la sfilata, interagiscono con i fan (Roberto Benigni, nel 2016, gli saltò letteralmente addosso).

Niente autografi a Venezia 77 e niente sorrisi, visto che la mascherina sarà obbligatoria per tutti anche sul tappeto rosso: la scelta sarà tra la mascherina trasparente (la stessa usata nelle interviste) e quella griffata da un brand, magari in armonia col resto dell’abito. La mascherina sarà l’accessorio di Venezia 77, minimal o chic, da corsia d’ospedale o da grandi occasioni, come quella che indosserà Valeria Marini, veterana delle passerelle del Lido: “La mia sarà tempestata di diamanti con due stelle sul lato – dice l’attrice – ormai è diventata un accessorio come la borsa o i tacchi, speriamo di poterne presto fare a meno”. Marini, che nel 2015 fece scandalo a Venezia con un vestito effetto nudo che lasciava poco all’immaginazione (“Valentino volle che fossi io a indossarlo”), quest’anno prevede un red carpet “senza vestiti super sexy o abiti indossati per stupire. Non è proprio il caso”. 

Dal punto di vista commerciale (perché il red carpet, nei festival di serie A, è soprattutto quello) il red carpet “oscurato” di Venezia non cambierà la posta in gioco: “Economicamente il danno è piccolo – racconta Stefania Sciortino, celebrity stylist che a Venezia vestirà Rocco Munoz Morales, con il corto Calabria Terra Mia di Gabriele Muccino - ciò che conta è la comunicazione del marchio indossato, e quella, grazie alle foto che saranno comunque scattate, non mancherà. Ma senza pubblico perderemo la magia, e il senso del sogno. Che poi è uno dei motivi per cui si fa moda”. 

In una Mostra che arriva a sette mesi dal lockdown, mentre ancora il mondo lotta contro il virus, “il red carpet non sarà stupidamente frivolo, ma elegante e appropriato al momento”.
E per chi lo affronta per la prima volta da protagonista, come la giovane Liliana Fiorelli, a Venezia con I Predatori di Pietro Castellitto, l’adrenalina comunque resta: “Il red carpet ti dà il senso di una consacrazione, e condividere il successo è sempre una gioia. Ma la parola d’ordine quest’anno è la sobrietà, in nome della situazione sociale e sanitaria. Non possiamo ragionare in maniera campanilista: abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso. Portiamo avanti una tradizione, ma con garbo. E in sicurezza”.

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