Oscar, Paolo Sorrentino non ce la fa. «Drive my car» è il miglior film internazionale nonostante i record su Netflix di «È stata la mano di Dio»

Lunedì 28 Marzo 2022 di Gloria Satta
Oscar, Paolo Sorrentino non ce la fa. «Drive my car» è il miglior film internazionale

Paolo Sorrentino non ce l’ha fatta, otto anni dopo il trionfo di “La Grande Bellezza”, a vincere il secondo Oscar con il travolgente racconto autobiografico “E’ stata la mano di Dio”. La statuetta per il migliore film internazionale è andata, secondo i pronostici, a “Drive My Car” del regista giapponese Ryûsuke Hamaguchi arrivato in finale con ben 4 candidature, compresa quella nella categoria principale del Best Motion Picture of the Year. Malgrado il Leone d’argento vinto a Venezia, l’applauso della critica internazionale, il record di spettatori su Netflix, le vendite in tutto il mondo e la partecipazione ai festival più importanti, “E’ stata la mano di Dio” ha dovuto cedere il passo al film giapponese, opera squisitamente d’autore lunga 3 ore.

Si tratta di un “road movie dell’anima” con protagonista un regista teatrale e la giovane autista che lo accompagna in un lungo viaggio di lavoro in macchina tra confessioni, segreti, rimpianti. “E stata la mano di Dio” ricostruisce invece, tra allegria e dolori, l’adolescenza napoletana di Sorrentino. Poco prima della cerimonia, Sorrentino aveva postato su Instagram, sotto la foto di sua madre con lui bambino, alcune parole che arrivano dritte al cuore: “Oggi, dopo due anni di lavoro, con la cerimonia degli Oscar si chiude il ciclo di questo film.

Da mesi mi viene chiesto perché ho fatto questo film e non ho mai trovato una risposta autentica. Oggi l’ho trovata: volevo tornare, anche per un attimo, a questa foto”. E sul red carpet, poco prima che lo show iniziasse, indossava la spilla azzurra dei rifugiati: “Tengo moltissimo al film”, ha detto, “ma anche se siamo qui pensiamo a cose più serie”. Ricevendo l’Oscar, Ryûsuke Hamaguchi ha ringraziato l’Academy e i suoi attori.

La cerimonia

La cerimonia della 94ma edizione dell’Oscar si è svolta al Dolby Theatre di Los Angeles e per la prima volta è stata presentata da tre donne, le attrici comiche Amy Schumer, Wanda Sykes e Regina Hall. “Ci hanno scelte perché costiamo meno degli uomini”, hanno scherzato in apertura dello show. Tra gli abiti da sera predominava il rosso anche se il giallo e il blu, i colori della bandiera dell’Ucraina, erano presenti in accessori, spille, anelli. L’attrice Mila Kunis, di origine ucraina, ha fatto accenno alla guerra parlando di “devastazione”. Ha detto: “Non possiamo non rimanere colpiti dalla resilienza degli ucraini”.

Ha fatto scalpore, tra gli uomini, Timothée Chalamet in smoking glitterato a petto nudo. E Kristen Stewart che, candidata per il ruolo di Lady Diana in “Spencer”, sfoggiava uno smoking con short e pedalini bianchi. In scaletta spettacolari numeri musicali. Ha aperto la cerimonia Beyoncé collegata da un campo di tennis, con tanto di spettacolare coreografia, in onore del film pluricandidato “Una famiglia vincente”, poi hanno cantato Billie Eilish con Finneas, Reba McEntire, Sebastian Yatra. Sul palco, in veste di “premiatori”, un esercito di star: Lady Gaga, Zoe Kravitz, Josh Brolin, Jamie Lee Curtis, Jake Gyllenhaal, Woody Harrelson, Samuel L. Jackson, Mila Kunis, Bill Murray, Lupita Nyong’o, Uma Thurman, John Travolta. E Rachel Zegler, la protagonista di origine colombiana di West Side Story, rimasta senza nomination tra le proteste del web. Molto commovente la premiazione, come miglior attore non protagonista, dell’attore non udente Troy Kotsur, il pescatore di “Coda – i segni del cuore” accolto dal pubblico del Dolby che muoveva le mani in segno di applauso. “Non riseco a crederci, il nostro film ha raggiunto tutto il mondo e siamo stati invitati perfino alla Casa Bianca dove ho provato ad insegnare qualche parolaccia”, ha detto Troy nella lingua dei segni, “ringrazio il teatro dei sordi, mio padre che è rimasto paralizzato dopo un incidente e non ha potuto più esprimersi con la lingua dei segni e dedico il premio ai non udenti, ai disabili. Questo è il nostro tempo”.

 

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