Giancarlo Giannini e gli 80 anni: «Il dolore più grande? La morte di mio figlio 19enne»

I ricordi sui set, da Gassmann a Dustin Hoffman, da Lina Wertmüller a Mariangela Melato

Sabato 23 Luglio 2022
Giancarlo Giannini e gli 80 anni: «Il dolore più grande? La morte di mio figlio 19enne»

Tra qualche giorno sarà agosto e chissà se saremo travolti in un insolito destino nell'azzurro mare (cit.). Intanto celebriamo con un po' di anticipo gli 80 anni di Giancarlo Giannini. Lo facciamo noi ammiratori perché lui non festeggerà: «Non sono tipo da anniversari, non mi importa del passato, penso al futuro, alle cose che posso ancora fare». Giancarlo Giannini, in un'intervista al "Corriere della sera", in occasione degli 80 anni che compirà il primo agosto. «Sono un uomo libero che non ha mai avuto santi in Paradiso, che continua a lavorare giocando, che ama la discrezione e la solitudine», dice l'attore. «Nella mia autobiografia, "Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi)", è fatto di cose semplici e di sogni. Ho raccontato anche il mio più grande dolore, la perdita di Lorenzo, mio figlio primogenito, morto nel 1987, a 19 anni, per aneurisma. Voglio cancellare questa parola. Un giorno, stranamente, mi aveva chiesto cosa c'è dopo la morte. Non sapevo come rispondere, gli raccontai una favola, immagina tanti colori nello spazio, esistono ma poi finiscono, è come una montagna da scalare, raggiungi altri colori. Gli raccontai la morte come una sensazione di conoscenza. Ero disperato ma non ho pianto, mi sono fatto forza anche per gli altri familiari, ho pensato che ha raggiunto la conoscenza, che sta meglio di noi che ci poniamo domande e non era solo una luce consolatoria».

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Giancarlo Gianini e l'amicizia con Vittorio Gassmann

Giannini parla anche dei grandi rapporti professionali e di amicizia nati sui set e i palcoscenici: Gassmann «aveva un'umanità straordinaria, fragile, dolcissimo, mi aveva preso come confidente, mi parlava della sua depressione, è come se avessi la luce spenta, diceva. Aveva paura della solitudine»; Dustin Hoffman («ogni tanto ci mettiamo a parlare al telefono della decadenza del cinema, ma i talenti anche da noi non mancano: Toni Servillo, Paolo Sorrentino»); Lina Wertmüller («Mi ha regalato ironia, libertà, leggerezza, la felicità di fare questo mestiere anche se non ho mai avuto il sacro fuoco dell'attore. Aveva una visione grottesca della vita»); Mariangela Melato («la sua grazia, intelligenza, intensità, con lei ho passato i miei più importanti momenti di cinema»). «Una volta chiesi a Marlon Brando di rivelarmi il suo segreto, mi disse, urlando mentre attraversava una porta girevole: è semplice, non leggere le sceneggiature», conclude.

 

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