Il Covid priva il Festival della sua superstar: Léa Seydoux, attesa con quattro film, si è scoperta positiva e ha cancellato lo sbarco a Cannes.
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RISCATTO
Intanto il Festival accoglie un altro ospite fisso, alla sua undicesima partecipazione: Sean Penn a caccia della Palma d'oro e di riscatto (nel 2016 fu fischiato per The Last Face) con il film Flag Day, da lui diretto e interpretato in coppia con la figlia 30enne Dylan che gli tiene testa con grinta, mentre il ruolo più piccolo del fratello è affidato a Hopper, 27, l'altro erede dell'attore e Robin Wright. «Non posso garantire che non piangerò di commozione sfilando sul red carpet con i miei ragazzi», ha confessato alla vigilia il 60enne Penn al sito deadline, «già in passato mi avevano accompagnato a Cannes, ma questa volta è diverso». Il film, ispirato alla storia vera della scrittrice Jennifer Vogel, racconta l'intenso rapporto di amore-odio che lega una figlia al padre delinquente: vive di espedienti, dice una bugia dietro l'altra, rapina le banche, fa truffe, finisce in galera per aver stampato banconote false.
LO SGUARDO
Eppure lei lo ha mitizzato. Il ciuffo ribelle, la faccia segnata dalla vita e lo sguardo innocente, Penn regala al suo personaggio un'umanità travolgente che racconta non solo il rapporto indivisibile con la figlia ma anche il Sogno americano spezzato, le famiglie disgregate, la povertà. «Non avevo mai pensato di dirigere e allo stesso tempo interpretare un film, e non lo farò mai più: è un peso troppo grande», ha detto Sean. Nato da due attori, Leo Penn e Eileen Ryan, ha deciso a sua volta di incoraggiare la carriera cinematografica dei figli, in particolare di Dylan «perché l'ho sempre considerata un'attrice. E sul set mi ha impressionato, mi ha reso orgoglioso anche se tra noi non sono mancati i contrasti. È una giovane donna forte... a volte l'ho aiutata, altre volte sono rimasto sorpreso dal suo istinto».
LA TRASFORMAZIONE
L'attore spiega di essere stato un padre più severo dei suoi genitori che tentarono inutilmente di fargli frequentare l'università: ha insistito perché Dylan e Hopper studiassero. «E io rimpiango di non averlo fatto. Da giovane devi aver fame di imparare. Io non l'ho avuta, mi è venuta più tardi». Nel corso della sua carriera e delle sue apparizioni sul red carpet di Cannes, Penn è profondamente cambiato: da divo intrattabile che faceva a pugni con i paparazzi, si è trasformato in un cittadino consapevole costantemente impegnato nel settore umanitario. Continua a lavorare con il progetto Core da lui creato nel 2010 per soccorrere Haiti distrutta dal terremoto. E ha passato gli ultimi mesi a distribuire test e vaccini nelle zone più disagiate del mondo come appunto Haiti, India, Brasile. «Credo che venga naturale a ciascuno di noi», ha spiegato, «voler vivere in modo più compassionevole nei confronti degli altri».