Cinecittà cambia look, Maccanico: «Così diventerà la Hollywood d'Europa»

Sabato 25 Settembre 2021 di Gloria Satta
Cinecittà cambia look, Maccanico: «Così diventerà la Hollywood d'Europa»

Nuovi teatri di posa e potenziamento di quelli esistenti, l'aggiunta di un'area di 40 ettari, innovazione tecnologica, ecosostenibilità, incremento dell'occupazione, aumento della competitività internazionale: con i 300 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (40 sono destinati al Centro Sperimentale) da oggi al 2026 Cinecittà si avvia a moltiplicare la produttività.

L'obiettivo? Diventare il principale hub europeo dell'audiovisivo, in poche parole la Hollywood del Vecchio Continente con buona pace degli studios concorrenti come Pinewood e Shepperton in Inghilterra, Babelsberg in Germania, Korda in Ungheria. Questo piano, il più imponente mai varato nella storia dell'industria, potenzierà inoltre il ruolo di Roma come capofila del mercato audiovisivo europeo con una ricaduta benefica sull'intero territorio italiano: «La Capitale e Cinecittà sono legate da un destino inscindibile», spiega Nicola Maccanico, ad di Cinecittà S.p.A, «la forza di ciascuna si riverbera positivamente sull'altra». Romano, 49 anni, manager di alto profilo (si è formato in Warner Bros Italia, ha fondato la distribuzione Vision, è stato executive vice president programming di Sky Italia), Maccanico illustra al Messaggero il rilancio di Cinecittà proprio mentre il cinema vive un momento d'oro: il box office post-pandemia ancora stenta, ma non si sono mai prodotti tanti film e serie come ora. Alcuni, come Ripley e il film La palestra di Stefano Cipani, vengono attualmente girati nei mitici studios sulla Tuscolana che nei mesi scorsi avevano ospitato House of Gucci di Ridley Scott e accoglieranno altre super-produzioni per ora top secret.

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Avete già iniziato a investire i 260 milioni di Cinecittà?
«Sì, stiamo già lavorando sull'innovazione tecnologica degli studi: costruiremo un nuovo teatro virtuale, una piscina per le riprese subacquee e abbiamo appena finalizzato uno studio con green screen a 360 gradi. La capacità produttiva di Cinecittà crescerà del 60 per cento. E dovrà essere tecnologicamente all'avanguardia».

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E che programma avete per i teatri di posa?
«Ne costruiremo 5 nuovi, arrivando a 24, e ne potenzieremo altrettanti. Dei 260 milioni del Pnrr, 100 sono destinati al terreno adiacente della Cassa Depositi e Prestiti: con loro stiamo ragionando su come utilizzare al meglio quell'area di circa 40 ettari. Ma dobbiamo andare veloci per sfruttare l'attuale momento d'oro della produzione».


Come si spiega, mentre gli incassi ancora languono?
«Il mercato europeo vive un'espansione vertiginosa dovuta alla proliferazione delle piattaforme che moltiplicano la domanda di prodotto. Ma un'altra ragione importante nel mercato italiano è il credito d'imposta aumentato fino al 40 per cento, utile ad attrarre gli investimenti stranieri. Cinecittà deve diventare più produttiva attraverso il gioco di squadra tra le sue capacità e la sinergia con il territorio e le istituzioni. Deve diventare più forte per far crescere l'intero mercato».


Ci sono degli ostacoli potenziali?
«Le dinamiche burocratiche che rischiano di rallentare tutto. Siamo in un mercato puro in cui anche i nostri concorrenti, gli altri studios europei, intendono approfittare del momento favorevole. Non possiamo perdere tempo».


Fuori dall'Italia com'è percepita l'espansione di Cinecittà?
«Con attenzione e attesa. Cinecittà è un marchio storico ancora più all'estero che in Italia. Varando il piano di rilancio, le istituzioni hanno dimostrato di avere le idee chiare. Ora tocca a noi creare profitti e occupazione secondo le logiche di mercato. Restituire a Cinecittà la grandezza di un tempo è una sfida entusiasmante».


Sopravviveranno le sale mentre lo streaming si afferma sempre più?
«Senza dubbio, è nell'interesse di tutti. La sala ha la capacità insostituibile di aumentare la percezione di un film, dunque il suo valore. Lo ha capito Netflix che distribuirà nei cinema È stata la mano di Dio, il capolavoro di Paolo Sorrentino, prima di metterlo sulla piattaforma. In futuro bisognerà ridefinire le regole di un mercato in cui i diversi consumi dovranno convivere, il Covid-19 ha solo accelerato il processo. Ma la poesia e la funzionalità della sala non tramonteranno».

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