Carlos Saura ha presentato in anteprima mondiale al Biografilm Festival di Bologna “Renzo Piano.
L'ossessione di Renzo Piano per il tempo e la durata dell'opera d'arte è la stessa di Carlos Saura: «In questo le fotografie sono più fortunate - dice il regista che ha iniziato proprio come fotografo - Le fai e l'attimo dopo hai davanti a te il passato, una cosa se si vuole terribile, ma anche affascinante. E poi le foto sono eterne, restano per sempre». I suoi referenti nel cinema sono sicuramente quelli «del neorealismo italiano», ma aggiunge: «Ho conosciuto nella mia carriera Michelangelo Antonioni, ero amico di Marco Ferreri e ho sempre avuto una grande ammirazione per Federico Fellini. Oggi però - aggiunge - il cinema italiano, come quello spagnolo, si sta un pò perdendo e bisogna fare qualcosa quanto prima». Nel documentario anche molti interventi dello stesso Renzo Piano che parla non solo del difficile rapporto nella creazione tra tecnica e poesia, ma anche del fatto che, oltre alla luce, un altro elemento si ritrova in tutta la sua opera: l'acqua. «La cosa che amo di più è andare in barca da solo - dice l'archistar - Mi ritrovo così con la luce dall'alto, per me una cosa metafisica, e circondato poi dalle acque».
© RIPRODUZIONE RISERVATA The Architect of Light”. Il regista spagnolo ha ottantasette anni ma guarda al futuro con un nuovo progetto, un musical da girare in Messico dal titolo: “Il re di tutto il mondo”. Nel documentario che sarà in sala a settembre, Saura segue Renzo Piano nella progettazione e nella realizzazione del Centro Culturale Botìn a Santander, in Spagna. Un racconto, il suo, quasi in presa diretta delle varie fasi della costruzione, con molti interventi dello stesso architetto italiano sulla sua idea dell'arte e della creatività. E se Piano nel documentario parla di luce «come materiale più importante della stesso cemento», il regista spagnolo ha detto a Bologna: «Senza luce non c'è cinema, il mestiere del regista è proprio quello di controllarla e lo posso ben dire io che ho lavorato tante volte con il grande Vittorio Storaro».
L'ossessione di Renzo Piano per il tempo e la durata dell'opera d'arte è la stessa di Carlos Saura: «In questo le fotografie sono più fortunate - dice il regista che ha iniziato proprio come fotografo - Le fai e l'attimo dopo hai davanti a te il passato, una cosa se si vuole terribile, ma anche affascinante. E poi le foto sono eterne, restano per sempre». I suoi referenti nel cinema sono sicuramente quelli «del neorealismo italiano», ma aggiunge: «Ho conosciuto nella mia carriera Michelangelo Antonioni, ero amico di Marco Ferreri e ho sempre avuto una grande ammirazione per Federico Fellini. Oggi però - aggiunge - il cinema italiano, come quello spagnolo, si sta un pò perdendo e bisogna fare qualcosa quanto prima». Nel documentario anche molti interventi dello stesso Renzo Piano che parla non solo del difficile rapporto nella creazione tra tecnica e poesia, ma anche del fatto che, oltre alla luce, un altro elemento si ritrova in tutta la sua opera: l'acqua. «La cosa che amo di più è andare in barca da solo - dice l'archistar - Mi ritrovo così con la luce dall'alto, per me una cosa metafisica, e circondato poi dalle acque».