Carlo Vanzina morto a 67 anni, martedì i funerali a Roma. Con i cinepanettoni ha raccontato l'Italia

Domenica 8 Luglio 2018 di Gloria Satta
È morto il regista Carlo Vanzina

È morto a Roma Carlo Vanzina. Aveva 67 anni. Regista, sceneggiatore e produttore, il debutto dietro la cinepresa avvenne nel '70 come aiuto regista di Mario Monicelli e nel '76 diresse il suo primo film: da allora ne gierò una sessantina, dando il via a fenomeni di costume come i cinepanettoni. Cordoglio unanime dal mondo dello spettacolo, omaggio bipartisan dalla politica. I funerali saranno celebrati martedì alle 11 a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza della Repubblica.

A quanto si apprende, non sarà allestita la camera ardente.

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Figlio del regista e sceneggiatore Steno (pseudonimo di Stefano Vanzina) e di Maria Teresa Nati, Carlo era il fratello minore dello sceneggiatore e produttore Enrico. Il debutto dietro la macchina da presa nel 1976, con Luna di miele in tre. I suoi primi successi sono del 1982 con la scoperta di Diego Abatantuono (Eccezzziunale... veramente e Viuuulentemente mia), seguiti da Sapore di mare, forse il suo film più amato, e Vacanze di Natale nel 1983.

 

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«Nella sua amata Roma, dov'era nato, ancora troppo giovane e nel pieno della maturità intellettuale, dopo una lotta lucida e coraggiosa contro la malattia - si legge nella nota della famiglia - ci ha lasciati il grande regista Carlo Vanzina amato da milioni di spettatori ai quali, con i suoi film, ha regalato allegria, umorismo e uno sguardo affettuoso per capire il nostro Paese».

 


Di corporatura minuta, gentile, inossidato in un look da pariolino anni Settanta, Carlo e il fratello Enrico erano figli d'arte di papà Steno autore di film cult come Un americano a Roma, vero insuperabile archetipo della commedia d'autore, con Alberto Sordi alle prese con gli spaghetti e con un virtuale coccodrillo nella Marana. Regista, sceneggiatore e produttore, insieme al fratello Enrico che si è dedicato più alla scrittura, nato a Roma il 13 marzo del 1951, Carlo è vissuto nel mondo del cinema fin dall'infanzia (già a un anno era il piccolo Filippo in Totò e
le donne diretto dal padre).

Ma del fatto di essere stato favorito, per le sue origini, nella carriera nel mondo del cinema non si vergognava affatto. Anzi a ogni occasione ricordava, riconoscente, la figura del padre e il fatto che nella sua casa fossero passati tutti: personaggi come Totò, Ugo Tognazzi, Mario Monicelli, Ennio Flaiano, Mario Camerini e Dino Risi.

 
 

Diplomatosi alla scuola francese Chateaubriand di Roma, Carlo inizia la carriera nel cinema nei primi anni '70 come aiuto regista di Mario Monicelli nei film Brancaleone alle crociate (1970) e poi ne La mortadella (1971). Dopo aver collaborato con il padre (Anastasia mio fratello, 1973) e con Alberto Sordi (Polvere di stelle, 1973), nel 1976 dirige il suo primo film, Luna di miele in tre, scritto dal fratello Enrico e con protagonista Renato Pozzetto.  

Del 1983 è invece Vacanze di Natale considerato il padre di tutti i cinepanettonì. «È stato lui ad iniziare il genere, solo che allora si chiamava soltanto film di Natale», ricorda con orgoglio Carlo in una delle sue ultime interviste. Nel 1986 fonda poi, sempre con il fratello Enrico, la casa di produzione Video 80. Autori di commedie popolari, ma mai davvero volgari, Carlo ed Enrico hanno sempre avuto, specie nell'Italia post-sessantottina ancora ammantata da ideologie, un conto aperto con la critica, da cui non sono mai troppo amati.

 


Proprio Carlo diceva: «In una cinematografia seria come quella americana, noi Vanzina saremmo venerati come Spielberg. Qui invece dobbiamo vergognarci». E il regista ricordava, sempre in questo senso, il destino bizzarro di Totò. «Quando gli diedero uno dei pochi premi ricevuti in vita, alla cerimonia c'era solo mio padre che lo trovò nel camerino che piangeva».

Carlo era solito spiegare così perché avesse dedicato tutta la sua vita al cinema di disimpegno: «La commedia all'italiana esiste in ogni strada del nostro Paese. È una cosa del tutto naturale. Il fatto è che gli italiani riescono a trovare il lato comico anche nelle tragedie. In fondo, spesso ce lo dimentichiamo, siamo il paese di Totò».

 

Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA