Alessandro Borghi al festival di Venezia: «Le serie ci trasformano in schiavi dell’algoritmo»

Venerdì 3 Settembre 2021 di Gloria Satta
Alessandro Borghi al festival di Venezia: «Le serie ci trasformano in schiavi dell’algoritmo»

Sbarca al Lido di Venezia con la folta barba biblica fatta crescere per il film che sta girando, Le otto montagne dall'omonimo romanzo premio Strega di Paolo Cagnetti (Einaudi). Ma in Mondocane, ieri in concorso alla Settimana della Critica e da oggi nelle sale con 01, Alessandro Borghi sfoggia una cresta mohicana e baffi biondi a manubrio: è un look che regala un'aria ancora più minacciosa al suo personaggio, il gangster Testacalda che vive in una Taranto devastata dal caos e percorsa da bande di ragazzini criminali.

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Il film, ambiziosa opera prima di Alessandro Celli, già regista di corti pluripremiati, è ambientato in un futuro post-apocalittico dominato dalle rovine dell'Ilva. L'attore romano, 34, racconta la sua esperienza prima di tornare nelle sale con Supereroi di Paolo Genovese, su Sky nella seconda stagione della serie I Diavoli, nel film Delta di Michele Vannucci.
Cosa l'ha spinta a interpretare Mondocane?
«L'idea di parlare, attraverso un film di genere, di temi politici come la questione dell'acciaieria. Durante le riprese, la gente di Taranto ci ringraziava. Il cinema ha una grande responsabilità nella comunicazione di certi argomenti ma sarà lo spettatore a decidere se godersi semplicemente la storia, che parla di amicizia e di formazione, o andare più a fondo. Avevo inoltre voglia di girare un'opera prima per dare il mio contributo».
E qual è stato?
«Ho reso più sfaccettato Testacalda: nella prima stesura del copione era un cattivo a senso unico, io invece ho fatto di lui un educatore, una figura di riferimento sia pure sbagliata per i ragazzini che vogliono entrare nella sua gang.

Con tutta l'umiltà possibile, ho pensato al Petroliere interpretato da Daniel Day-Lewis, un personaggio terribilmente ambiguo, disturbante».

 


E il look del bandito l'ha creato lei?
«Potrei raccontare che è stato il frutto di una lunga ricerca, invece dirò la verità: in un momento di follia prima delle vacanze mi ero fatto la cresta, poi con il regista abbiamo deciso di tenerla per il film. Ho aggiunto il naso storto e una vistosa cicatrice che lascia intuire il passato maledetto di Testacalda: stravolgere la mia immagine mi ha fatto sentire più libero».
Secondo lei è plausibile il futuro distopico descritto dal film?
«Forse no, ma del problema dell'Ilva la politica dovrebbe parlare».

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Cosa ha fatto, cosa ha pensato nei mesi della pandemia?
«Ho avuto paura, un sentimento che non provavo da tanto. Chiuso in casa con la mia ragazza ho letto libri, visto o rivisto film. E sono riuscito a riequilibrare il mio rapporto con il tempo: prima me lo sentivo sfuggire di mano, ora ho capito che devo riposarmi di più».
Ha forse messo a fuoco cosa, dopo tanti successi e premi, vuole ora dalla sua carriera?
«Preferisco parlare di percorso artistico... Mi hanno offerto di debuttare come regista ma ho detto no. Diventerò invece produttore in società con Guido Maria Brera, l'autore de I Diavoli. Ho avuto molte opportunità, agli inizi della mia storia di attore, e adesso voglio darle ad altri giovani. Fare il produttore significa anche entrare in un film fin dall'inizio e combattere gli algoritmi».

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A cosa si riferisce?
«Agli standard narrativi che stanno dietro le serie e le rendono tutte uguali. È la realtà delle piattaforme che ormai puntano sulla quantità e difficilmente creano eventi. Ai tempi di Suburra, Netflix ci ha fatto sentire dei divi hollywoodiani, poi siamo diventati dei numeri».
E lei cosa ha pensato?
«Ho sentito il bisogno prepotente di tornare al cinema, l'unico mezzo che garantisce la magia. È il motivo per cui mi sono battuto, a costo di sembrare impopolare, contro le proiezioni gratuite del film di Claudio Caligari Non essere cattivo: a forza di sottrarre incassi alle sale, il cinema rischia di non avere più soldi per andare avanti. E noi il cinema lo vogliamo in buona salute».
 

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA