Udine, 22 gen - "Nella delicata partita sulle concessioni
demaniali marittime i tempi supplementari sono abbondantemente
scaduti e serve un'immediata risposta del Governo".
È una posizione ferma quella espressa dall'assessore al
Patrimonio del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari, nel
corso della riunione della Commissione demanio marittimo della
Conferenza delle Regioni che ha affrontato il tema delle proroghe
delle concessioni marittime ai sensi della legge 145/2018. La
norma nazionale è nel mirino dell'Unione europea che potrebbe
attivare una procedura di infrazione nei confronti dello Stato
italiano per contrasto con le normative sulla concorrenza
contenute nella direttiva Bolkenstein. Nel frattempo, infatti, la
norma nazionale ha ulteriormente prorogato le concessioni fino al
2033 ed innalzato i canoni minimi da 300 a 2.500 euro annui. La prossima scadenza è quella del 3 febbraio, data entro cui
l'Italia dovrà inviare la propria risposta all'Unione europea.
"In tutto ciò il Governo non ci ha mai ascoltato" ha rimarcato
Callari che, in linea con tutte le altre Regioni, ritiene
necessario un coinvolgimento diretto del Presidente del Consiglio
e non solo dei ministri competenti per sbloccare uno stallo che
"crea una situazione di incertezza ed impedisce ai concessionari
di affrontare gli investimenti necessari alle proprie attività". Vi è poi un'altra data che pesa sul giudizio delle Regioni:
quella di martedì 26 gennaio, giorno in cui il Governo ha
convocato una riunione con i sindacati dei concessionari balneari.
"Non è istituzionalmente accettabile che il Governo convochi i
concessionari ma non si confronti anche con le Regioni - ha
sottolineato l'assessore -; la situazione per noi è gravissima, i
concessionari chiedono l'ottenimento da parte dei Comuni di un
atto amministrativo che dia loro titolo per attivare investimenti
sulle spiagge, ma le amministrazioni sono spesso in stallo. Per
questo la nostra Regione ha approvato una norma di recepimento
della 145, che però ci è stata impugnata dallo Stato che intende
far valere la propria competenza primaria sulla proroga; abbiamo
infine introdotto una proroga tecnica per tutto il 2021". Nel caso del Friuli Venezia Giulia, a complicare il quadro vi è
la competenza primaria sui canoni, che confluiscono nelle casse
regionali e dei Comuni.
"In questo caso la Regione ha fatto ricorso contro la norma
nazionale che da un lato innalza i canoni marittimi ma,
dall'altro, dimezza tutti gli altri canoni creando così un danno
ai bilanci degli enti pubblici - ha ricordato Callari -. Con
un'altra norma abbiamo quindi riconfermato il canone minimo di
360 euro e lasciato inalterati gli altri canoni. Ci aspettiamo
che lo Stato impugni anche questa legge". Per uscire dall'ingorgo giuridico tutte le Regioni concordano
quindi sulla necessità che il Governo si impegni con l'Unione
europea ad approvare in tempi certi una riforma organica delle
concessioni demaniali (come già fatto, ad esempio, da Spagna e
Portogallo) che non affronti solo il tema della proroga, ma anche
la durata e l'ammontare dei canoni delle concessioni.
"I concessionari si aspettano una risposta dalle Regioni,
dobbiamo ribadire la nostra attenzione nei loro confronti e
pretendere di condividere ogni passaggio con il Governo" ha
concluso Callari. ARC/SSA/ep
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