Baia, archeo-sub salvano i mosaici sommersi: restauro bio-tech con tessere "mangia-inquinamento"

Un’impresa unica che segna un primato di tecnologia italiana al servizio dell’archeologia e del mare

Giovedì 5 Gennaio 2023 di Laura Larcan
Baia, archeo-sub salvano i mosaici sommersi: restauro bio-tech con tessere "mangia-inquinamento"

A cinque metri di profondità nell’acqua cristallina si compie un’impresa unica, quasi un primato di tecnologia italiana al servizio dell’archeologia e del mare. Sul mosaico delle Pelte, il più famoso e conosciuto dello straordinario Parco sommerso di Baia, gioiello che rientra nel Parco archeologico dei Campi Flegrei sulla costa napoletana tra i Comuni di Pozzuoli e Bacoli, si stanno utilizzando delle tessere realizzate con una particolare tecnica biotech che permette persino di “mangiare” l’inquinamento.

Baia, archeo-sub salvano i mosaici sommersi: restauro bio-tech con tessere "mangia-inquinamento"

A lavorare sott’acqua ci sono due tesiste della Scuola di alta formazione di Roma dell’Istituto centrale del Restauro, Cecilia Guizzardi e Eva Laglia ed il loro docente, il restauratore Adriano Casagrande che assieme alla funzionaria restauratrice Serena Sechi ha progettato e fortemente voluto questo lavoro.

L’attrezzatura fa la differenza. Bombole, pinne, muta, ma anche cazzuole, spatole e malta dentro una cassetta per gli attrezzi opportunamente forata. I dettagli sono fondamentali. Si inizia arrivando al pontile con tutta l’attrezzatura alle 9 e 30 del mattino. E ci si tuffa. La durata dell’immersione è di un’ora e mezza o due. Poi é prevista una pausa ed un nuovo tuffo a seguire.

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«Ci vuole sia ingegno che una buona dose di conoscenza dei materiali e delle tecniche del restauro che vanno poi adattati all’ambiente subacqueo», racconta Serena Sechi. Ed è a questa profondità che si “opera” con precisione chirurgica con tessere molto speciali: «Sono progettate per resistere alle sollecitazioni chimico-fisiche e meccaniche in ambiente marino - spiega Sechi - Inoltre, la presenza di microrganismi benefici ad azione antiossidante e antagonista nei confronti del biofilm naturale rende le tessere autoprotettive».

Le tessere permettono di ottenere risultati di altissima raffinatezza: «Questo perché contengono materiali selezionati, compatibili con gli originali e in grado di comporre cromaticamente il tono desiderato», evidenzia Sechi. Tessere con tali caratteristiche vengono applicate per la prima volta nel panorama internazionale. «L’ideatore, formulatore e produttore delle tessere è Solid Srl, una Società d’ingegneria italiana che da diversi anni lavora alla progettazione di prodotti e materiali con caratteristiche specifiche pei svariati ambienti - sottolinea Sechi - La Società collabora con EMRO EHG Deutschland, sede europea di EMRO-Japan, la quale fornisce svariati ceppi microbici in base alle specifiche applicazioni dei materiali da sviluppare. I ceppi microbici sono stati dapprima supportati e stabilizzati, quindi introdotti all’interno delle tessere».

Il momento più emozionante é stato quello della posa delle prime tessere per reintegrare le lacune. «Dopo tante prove di laboratorio - riflette la restauratrice - finalmente vederle al loro posto a completare perfettamente il tessuto decorativo, ma in maniera riconoscibile così come vuole la teoria del restauro, é stato come tirare un fantastico sospiro di sollievo dentro l’erogatore».

Per il famoso mosaico delle Pelte si può davvero parlare di una “rinascita”: «Il mosaico é stato consolidato e stuccato - specifica Serena Sechi - È stata restituita una lettura più completa dell’opera, non più interrotta da lacune o tamponature di interventi temporanei, realizzati solo al fine conservativo e non necessariamente estetico. Il passo in avanti infatti è stato fatto riguardo la restituzione estetica che per la prima volta viene presa in considerazione. Nello specifico i restauri finora eseguiti erano per lo più di pronto intervento, dettati dall’urgenza e sempre limitati alle zone interessate dal problema conservativo. Ora si è esteso il lavoro in maniera organica a tutta la superficie, riproponendo le tecniche utilizzate nel terrestre mutuandole al subacqueo, Tenendo sempre a mente il capo saldo della teoria brandiana».

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