Scuole, due giorni di caos. I virologi: «Danno certo, riaprire così un errore»

Giovedì 1 Aprile 2021 di Camilla Mozzetti
Scuole, 2 giorni di caos. I virologi: danno certo, riaprire così un errore

«Cui prodest?», si domanda Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di malattie infettive nonché primario del policlinico di Tor Vergata, nel rispondere alla domanda a chi abbia giovato davvero l’apertura delle scuole (fino alle elementari o alle medie) per pochi giorni prima delle vacanze di Pasqua, scattate ieri per tutti gli studenti italiani dalle materne alle superiori. 

Dopo il passaggio - o la conferma - di molte Regioni in zona arancione dallo scorso 29 marzo, per precedente disposizione del governo, le scuole hanno riaperto, fatta eccezione per gli istituti superiori, mentre i territori in zona rossa hanno tenuto i portoni chiusi.

Ma il caos non è mancato: in alcune Regioni arancioni - come nel Lazio - i sindaci di diversi Comuni hanno firmato ordinanze per tenere le scuole chiuse e riaprirle solo dopo le vacanze, in altre - Trentino e Valle d’Aosta - seppur colorate di rosso i rispettivi governatori hanno fatto tornare in classe i bambini più piccoli. E in questo ginepraio di aperture “stop-and-go” per pochi giorni - prima di una Pasqua che in tutta Italia sarà disegnata di “rosso” - i virologi lanciano il monito: «È stato un azzardo». Perché?

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Il monito

«La scelta, sicuramente d’immagine, - spiega Andreoni - di aprire le scuole per pochi giorni è stata nociva dal punto di vista epidemiologico perché è una questione di onestà mentale su cui tutti dobbiamo essere d’accordo: ci sarà sicuramente una nuova incidenza sui contagi». Che siano anche pochi i nuovi casi che con molta probabilità ci troveremo a contare nelle prossime settimane, il risultato non cambia: «Siamo in un momento di criticità perché la scuola ci piaccia o non ci piaccia - prosegue il numero uno della Società italiana di malattie infettive - è un momento di possibile diffusione dei contagi, non condivido la scelta di aver aperto pochi giorni prospettando oltretutto una Pasqua di grande controllo, tanto valeva approfittare di questi due o tre giorni per tenere la situazione sotto sorveglianza». Nel reparto di terapia intensiva che dirige al policlinico di Tor Vergata l’età media dei ricoverati si è vertiginosamente abbassata: «Siamo arrivati a 61 anni e ci sono persone ricoverate di 49 anni». 

Il cortocircuito

Ma le scuole riaprono e c’è pure il paradosso come è accaduto nella Capitale in questi due giorni appena trascorsi: una classe su tre è rimasta senza insegnanti. «Le scuole hanno riaperto - commenta il capo dell’AssoPresidi di Roma e del Lazio Mario Rusconi - ma molti docenti si sono astenuti dalle lezioni chiedendo permessi per la legge 104 o presentando certificati di malattia». E allora davvero a chi ha giovato? «Né ai ragazzi - conclude Andreoni - per ritrovare quel minimo di socialità persa, né alle famiglie». Il confine è da mesi molto sottile, la partita “contagi-scuole” si gioca sul filo del rasoio perché validi sono entrambi i motivi per prendere una posizione: fare attenzione alla circolazione del virus, che l’apertura dei plessi comporta, e ripristinare la scuola in presenza. La grande assente di questa pandemia.

«Il problema è che non esiste una soluzione facile a problemi cosi complessi - aggiunge Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del policlinico Agostino Gemelli - Ci sono diverse esigenze, la scuola in presenza è un valore riconosciuto da tutti ma l’apertura delle scuole rappresenta sempre un rischio, forse si sarebbe potuto aspettare». In ragione anche del fatto che la campagna vaccinale prosegue ma non alla velocità auspicata e c’è anche il rischio che si fermi o rallenti. Nel Lazio, ad esempio, lo stop alle vaccinazioni per i ritardi sulle consegne di AstraZeneca sembra scongiurato ma si procede ad occhi chiusi. «In Italia - conclude Cauda - la variante inglese circola all’87% e colpisce in maniera più elevata le persone più giovani, studenti e bambini compresi. La malattia in questi casi non si manifesta violentemente ma i positivi sono contagianti per definizione». E la Pasqua è alle porte, con tanti nonni che abbracceranno i propri nipoti. 

Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA