Scuola, test (quasi) impossibili, la guerra dei concorsi tra precari e ministero

Lunedì 17 Febbraio 2020 di Lorena Loiacono
Scuola, test (quasi) impossibili, la guerra dei concorsi tra precari e ministero

Dovevano essere la soluzione a tutti i problemi della scuola, o quasi, invece ora i concorsi del ministero dell’Istruzione si trasformano nella miccia che fa scoppiare la protesta dei supplenti: la selezione è troppo dura e perdono peso gli anni di “anzianità” in cattedra.

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I sindacati sono già sul piede di guerra da settimane con uno sciopero dei precari per il 6 marzo, che coinvolgerà le migliaia di supplenti che garantiscono le lezioni senza un contratto stabile. Un esercito di docenti a contratto mai tanto numerosi come quest’anno: 107 mila sono quelli attualmente in cattedra con contratti annuali, oltre 60 mila quelli con contratti brevi.
 
TEMPI BREVI
Una situazione che sta esplodendo e il tempo stringe: a settembre prossimo si rischia infatti di avere ancora più supplenti rispetto a quelli in cattedra quest’anno. Basti pensare che per l’anno scolastico 2019-2020 non sono stati trovati docenti abilitati da stabilizzare, lasciando vuota una cattedra su due tra quelle destinate all’assunzione, a questa carenza si dovranno aggiungere le cattedre che verranno lasciate vuote dalle 33 mila domande di pensionamento presentate per il prossimo anno. Una situazione che si va, quindi, ad aggravare se il ministero non corre ai ripari.

Da qui infatti la necessità di bandire i concorsi per il reclutamento, in tempi necessariamente brevi. Ne sono previsti 3: uno ordinario per le scuole medie e superiori da 24 mila posti, uno per le scuole materne ed elementari da 17 mila docenti e uno straordinario sempre da 24 mila posti, dedicato ai docenti supplenti nelle scuole medie e superiori, che abbiano già 36 mesi di servizio alle spalle. La stesura di questi bandi non è stata semplice, non a caso è già passata per le mani di tre diversi ministri di viale Trastevere: sono nati con l’ex ministro Bussetti per poi approdare sulla scrivania dell’ex Fioramonti e infine su quella della ministra Azzolina che, del merito, ha fatto la sua battaglia fin dall’inizio. Quindi anche il concorso straordinario, per lei, deve essere selettivo. Non basterà presentare i titoli di studio e l’anzianità di servizio per finire automaticamente in una graduatoria, come già sottolineato anche dall’ex ministro Fioramonti, ma sarà necessario superare una prova a crocette. Ed è proprio sul test che si sono inaspriti i rapporti con i sindacati. Sono previsti infatti 80 quesiti a cui rispondere in 80 minuti. 

LA PROCEDURA
L’esito della prova peserà sul voto finale per l’80%, il restante 20% si baserà invece sugli anni di supplenza svolti. Una procedura che ha portato ad un lungo braccio di ferro tra le parti, sfociato appunto nell’indizione dello sciopero: la posizione della Azzolina, da un lato, è chiara da quando, nel ruolo di sottosegretaria, lavorava al Miur per valorizzare il merito nel reclutamento mentre per i sindacati, dall’altro lato, non si tratta di puntare al merito ma di rispettare e valorizzare il servizio svolto per la scuola italiana in tanti anni di supplenza. Difficile trovare un punto di incontro.

Non solo, i sindacati si sono visti respingere anche la richiesta che gli 80 quesiti fossero presi da una batteria di test resa pubblica prima del concorso su cui i candidati potessero esercitarsi. Inoltre avevano chiesto un confronto sui percorsi abilitanti ma, per ora, ancora non è stato avviato. Sul piatto ci sono anche il contratto collettivo nazionale scaduto, gli stipendi dei docenti che si piazzano ultimi in Europa, se paragonati a quelli dei colleghi stranieri e la necessità di trovare una soluzione al problema degli assistenti amministrativi che, privi di titolo di studio specifico, hanno svolto per almeno tre anni le funzioni dei Dsga. Tutti in agitazione, quindi, anche il personale ata, tecnico amministrativo, per il quale è stato chiesto ma non è stato ancora convocato il tavolo di contrattazione nazionale integrativa sulla mobilità. E così, il 6 marzo prossimo, i precari saranno in sciopero. E se non si troverà un accordo, lo sciopero potrebbe essere solo l’inizio di una lunga stagione di proteste: «Lo sciopero rappresenta una prima espressione di dissenso - spiegano i segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda - per le scelte politiche in materia di gestione del personale della scuola. Alla quale potranno seguire ulteriori iniziative». 

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