Scuola, adesso mancano pure i supplenti: ​caos delle regole sui distanziamenti

Domenica 5 Luglio 2020 di Lorena Loiacono
Scuola, adesso mancano pure i supplenti: caos delle regole sui distanziamenti

Per riaprire le scuole a settembre non mancano solo le aule ma anche i docenti da portare in cattedra. Un concentrato di nuovi e vecchi problemi che, quest’anno, rischia di far saltare tutta l’organizzazione dell’anno scolastico. Entro la fine della settimana gli uffici scolastici regionali raccoglieranno dalle scuole le informazioni sulle criticità da affrontare per riaprire in sicurezza. 

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Ma è proprio questa raccolta di dati che sta spiazzando le scuole: il primo grande dubbio dei dirigenti scolastici riguarda il distanziamento. Abituati ormai a considerare come misura di sicurezza la distanza di un metro tra bocca e bocca, ci si chiede ora se la stessa distanza vada garantita anche in movimento visto che gli studenti si alzano dal banco e si spostano: il distanziamento deve essere considerato dinamico o statico? Dai calcoli che stanno facendo gli istituti, considerando i metri quadri a disposizione e il numero degli iscritti, escono capienze decisamente diverse: «Nel documento del Comitato tecnico scientifico - spiega Maddalena Gissi della Cisl scuola - si raccomanda il distanziamento di un metro più lo spazio di spostamento. L’ufficio scolastico regionale del Piemonte utilizza due indici differenti, uno statico e l’altro dinamico, con esiti molto diversi: nella stessa aula sono ammessi 20 oppure 12 alunni a seconda del metodo seguito». 

La differenza non è da sottovalutare visto che se possono entrare solo 12 alunni vuol dire che serve un’altra aula e altri docenti. E così, a catena, partono i problemi organizzativi. A cominciare dai docenti: saranno necessarie decine di migliaia di supplenti sia per coprire le cattedre vacanti, in risposta a un vecchio problema che la scuola italiana si porta avanti da anni, sia per ampliare la presenza degli insegnanti per sdoppiare le classi. Peccato che le graduatorie dei precari sono ridotte ai minimi termini: a settembre saranno 85mila le cattedre vacanti, a cui vanno aggiunte oltre 50mila posti in deroga sul sostegno ai disabili. La mancanza di insegnanti si fa sentire soprattutto al Nord dove mancheranno oltre 50 mila docenti e soprattutto sulle materie come matematica, italiano e lingue straniere.
La classe di concorso maggiormente “precaria” è il sostegno che avrà circa il 70% dei posti vacanti al Nord e un quarto in tutta Italia. Un aspetto allarmante dal punto di vista didattico ma non solo: prima dell’avvio del prossimo anno scolastico è prevista un’indagine sanitaria a tappeto, con test sierologici a tutti i docenti. Non è stato ancora chiarito però se saranno coinvolti anche i precari: almeno un docente su 4 è precario quindi escluderli dai test sierologici significherebbe andare a vanificare l’intera operazione. Ma allo stesso tempo come si potrà garantire lo screening a tutti? Le graduatorie da cui attingono le scuole per convocare i supplenti sono tante e diverse tra loro, che sarebbe difficile andare ad esaminare tutti gli iscritti e prevederne poi una convocazione in cattedra. 

Lo sdoppiamento della classe presuppone un aumento di docenti e di ambienti di studio ma anche su questo secondo aspetto le incognite sono ancora tante: è chiaro ormai che le scuole possono chiedere spazi ai musei, cinema e teatri della zona. Chi ne certificherà l’idoneità e la pulizia? Chi effettua il trasporto degli alunni nei nuovi locali e ne effettuerà il controllo durante lo spostamento?. Se lo sdoppiamento è complicato, lo stesso vale per le misure organizzative alternative: la didattica a distanza, consentita solo nelle scuole superiori, dovrà avere delle indicazioni uniche e nazionali specificando anche il numero e la durata delle lezioni. Lo stesso vale per la didattica in presenza: sarà possibile ridurre la durata delle lezioni fino a 40 minuti ma i dirigenti chiedono quale sia il minimo del monte orario da garantire e come garantire una corretta areazione dei locali utilizzati. E poi c’è la grande incognita della mascherina, obbligatoria anche a scuola: «Vogliamo chiarimenti sull’eventuale utilizzo di dispositivi più protettivi delle mascherine chirurgiche - sottolinea Antonello Giannelli, dell’Associazione nazionale presidi - e se saranno effettivamente forniti tutti dal Commissario straordinario».
 

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