Scuola, pressing degli esperti per l’ingresso in classe: «Bisogna anticipare orario»

Domenica 28 Giugno 2020 di Rosario Dimito e Lorena Loiacono
Scuola, pressing degli esperti per l ingresso in classe: «Bisogna anticipare orario»

Nei licei e le altre scuole superiori di secondo grado, le lezioni dovrebbero iniziare in anticipo rispetto al solito operando «una differenziazione al fine di contribuire alla riduzione del carico sui mezzi di trasporto pubblico nelle fasce orarie di punta». E’ uno dei suggerimenti contenuti nella delibera recente del Comitato tecnico scientifico (Cts), a corredo delle linee guida sulle riaperture delle scuole dal 14 settembre: 3,4 milioni di studenti tra scuola paritaria e di II grado che tornano tra i banchi con mascherine, 1 metro di distanza tra le “rime buccali”, cioè le bocche, tamponi a campione per professori e alunni, classi ridotte come numero e riarticolate per attività. 

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Azzolina «peggior ministro possibile immaginabile: quando mi dice serenamente che un milione di bimbi e di ragazzi non troveranno posto in classe...si dimetta», ha tuonato ieri Matteo Salvini. E Mara Carfagna auspica «una vera riforma e meno tifo da stadio».
«All’ingresso della scuola NON è necessaria la rilevazione della temperatura corporea», rilevano gli scienziati mettendo in maiuscolo la negazione per rafforzare il concetto. Secondo il Cts, però, «il rientro in aula degli studenti e l’adozione del necessario distanziamento fisico rappresentano la principale criticità tra le misure proposte in quanto richiedono un’armonizzazione con il tempo scuola (monte ore delle discipline), con le dotazioni organiche di personale e con gli spazi della scuola». L’esistenza «di un patrimonio edilizio scolastico non sempre adeguato per caratteristiche strutturali e concezione potrebbe non consentire di ospitare contemporaneamente tutta la popolazione scolastica, garantendo le indicazioni di distanziamento» prosegue il Comitato. 

Non solo ma una «ulteriore criticità» risiede nell’organico «insufficiente del personale della scuola nella previsione di una necessaria ridefinizione della numerosità delle classi per esigenze di distanziamento». Queste difficoltà «richiedono misure di sistema attente e condivise che consentano l’ottimizzazione e il potenziamento delle risorse, degli spazi e adeguate soluzioni organizzative». A riguardo è imprescindibile il coinvolgimento diretto degli uffici scolastici regionali, degli enti locali (regioni, città metropolitane, comuni, municipi) e delle autonomie scolastiche, nonché delle realtà del territorio quali associazioni, gestori di spazi pubblici e privati, cooperative sociali. «Appare, pertanto, prioritario valorizzare gli investimenti e le risorse finalizzate ad assicurare misure di sicurezza attraverso l’ottimizzazione/implementazione degli spazi, dotazioni organiche adeguate, che siano opportunità di riqualificazione della scuola italiana» si legge ancora nel documento.
Le difficoltà connesse alla ripresa delle attività scolastiche nell’emergenza da Sars-CoV-2 potrebbero pertanto trasformarsi in occasioni di rilancio del sistema scolastico in un lavoro complessivo di investimenti per azioni coordinate che mettano al centro dell’agenda politica scuola e salute come elementi strategici per il benessere della persona.

Le indicazioni proposte inoltre «potrebbero comportare la necessità di rimodulare alcuni aspetti regolamentari e didattici relativi all’organizzazione scolastica che richiederanno apposite, seppur transitorie, modifiche in capo all’amministrazione scolastica centrale (es. ridefinizione monte ore delle discipline scolastiche, implementazione fondi per il miglioramento dell’offerta formativa, regolamento refezione scolastica, etc.)», dice ancora il documento. Gli scienziati infine consigliano «di valutare tutte le possibili situazioni di assembramento con un’analisi di dettaglio dei punti comuni (es. gestione dei percorsi di entrata, uscita, spostamenti interni alla scuola, orari, ricreazione, refezione, attività motorie) al fine di definire misure organizzative di prevenzione e protezione atte a mitigare il rischio nel rispetto dei principi di carattere generali, ponendo attenzione anche alle situazioni a rischio di affollamento e aggregazione non strutturata (fuori dal contesto dell’aula).

 

Scuola a settembre, i nodi


I banchi: le difficoltà legate agli acquisti
La distanza di un metro tra gli studenti va calcolata tra le rime buccali, vale a dire da bocca a bocca. Quindi sarà sufficiente avere i banchi singoli per riuscire a sfruttare al meglio lo spazio. Con i banchi doppi, al contrario, non sarà semplice perché in quel caso il banco occuperebbe più spazio del dovuto. Ma quante scuole sono dotate di banchi singoli? Se fosse necessario acquistarne di nuovi sarebbe un problema. Basti pensare che ogni anno, a settembre, i presidi fanno i salti mortali per avere gli arredi contati. 

Lezioni: la possibilità di arrivare ad orari ridotti
Le 18 ore settimanali dei docenti potrebbero non rispondere alle nuove esigenze scolastiche. E allora si pensa di ridurre la durata delle lezione a 40 o 45 minuti. In quel modo il docente potrebbe svolgere 27 lezioni a settimana e riuscire a raggiungere un maggior numero di studenti. Ma se nei 40 minuti è compreso anche lo spostamento dei ragazzi, per raggiungere un teatro o un museo dove fare lezione, quanti minuti resterebbero a disposizione della didattica? Il rischio è che a rimetterci siano proprio gli apprendimenti. 

Gli istituti: tremila plessi in disuso da rilanciare
Sono circa 3mila gli edifici scolastici ormai dismessi. Hanno aule, bagni e palestre non usate da anni: si tratta infatti di scuole chiuse, perché sono state accorpate con altri istituti quando il numero degli iscritti ha iniziato a calare. Ora potrebbero essere usate per trovare nuovi ambienti didattici. Ovviamente vanno sistemate e messe in sicurezza: in questa prima fase bisognerà capire quante di queste scuole sono agibili senza dover effettuare interventi troppo lunghi, gli edifici fatiscenti non potranno essere riaperti per settembre. 

Didattica: possibile mix tra studio online e in presenza
Dopo una partenza difficile, a volte impossibile, potrebbe tornare a settembre la didattica a distanza ma stavolta dovrà farsi trovare preparata. Il ritorno della didattica online potrebbe verificarsi, nell’ipotesi di un nuovo innalzamento dei contagi. Ma potrebbe rendersi utile, ed è previsto nelle linee guida, anche in caso di mancanza di spazi in aula. Potranno adottare la “dad” solo le superiori integrandola con lezioni in presenza. Ma come assicurarsi che tutti i ragazzi e i docenti saranno pronti con pc e connessioni validi?

I docenti: la corsa per le cattedre rimaste libere
I ministero ha stanziato un miliardo di euro in più per aumentare i docenti e del personale Ata che, a tempo determinato, andrebbero a sopperire alla mancanza di organici. Perché già quest’anno sono state decine di migliaia le supplenze annuali su cattedra vacanti. Ora che, in molti, casi, sarà necessario raddoppiare gli organici, si corre ai ripari. Ma potrebbe non bastare: il docente di riferimento deve essere presente anche durante le attività extrascolastiche come teatro o sport. Quindi coinvolgere i privati può servire ma non risolve. 

Le palestre: spazi sottratti alle attività degli studenti
Gli edifici scolastici in cui il distanziamento non può essere garantito in aula, devono trovare nuovi ambienti didattici e si pensa di sfruttare l’aula magna o la palestra. Ma ci saranno inevitabili conseguenze: l’aula magna occupata dai banchi non permetterà le assemblee che si potranno fare solo online. Ma per le palestre? Se vengono adibite ad aule, salteranno del tutto le lezioni di educazione motoria, che fa parte del curriculum degli studenti. Come accaduto negli ultimi mesi visto che online era impossibile.
 

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