Scuola, in arrivo la chiamata-lampo per coprire le cattedre vuote

Domenica 6 Ottobre 2019 di Lorena Loiacono
Scuola, in arrivo la chiamata-lampo per coprire le cattedre vuote
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Un chiamata lampo per i docenti nelle scuole, per coprire il maggior numero di cattedre che restano vuote e assumere i precari che ne hanno diritto. Il ministero dell’Istruzione ha messo a punto un nuovo sistema di reclutamento che andrà a regime da settembre 2020, per andare a sistemare tutti i posti che all’inizio dell’anno si ritrovano puntualmente senza docente titolare. Sarà contenuto nel decreto che arriverà in Consiglio dei ministri la prossima settimana: si tratta di una soluzione che potrebbe sanare l’annoso problema delle cattedre vacanti. Da un lato infatti ci sono migliaia di precari senza lavoro, supplenti da anni in attesa del ruolo, e dall’altra ci sono cattedre scoperte perché mancano i precari in graduatoria. Come è possibile? Le situazioni variano da regione a regione. Nelle regioni del Sud, ad esempio, mancano le cattedre disponibili in diverse classi di concorso, in quelle del Nord mancano invece i supplenti da chiamare. All’appello mancano soprattutto i docenti di matematica, sostegno, lingua e informatica. E allora basta far incontrare queste due esigenze. 
Il piano ad hoc, allo studio del ministero, prevede un nuovo passaggio nelle chiamate dei docenti per l’assunzione. Una volta convocati regione per regione tutti gli aventi diritto al ruolo, tramite le graduatorie ad esaurimento e le graduatorie di merito dei concorsi del 2016 e del 2018, si contano le cattedre rimaste vuote. A quel punto il singolo Ufficio scolastico regionale dirama il bando in tutta Italia per trovare i docenti necessari. La chiamata “lampo” avrà la durata di 10 giorni al massimo e poi si passa alla selezione dei candidati per titoli. 

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Tutto verrà fatto, quindi, dopo aver esaurito le graduatorie dei candidati sul territorio e, dopo questa fase, la graduatoria lampo verrà sciolta, non avrà più alcun valore nei mesi e negli anni a venire. «Rispetteremo i diritti di tutti, nessuno scavalcherà nessuno - assicura il sottosegretario all’istruzione, Lucia Azzolina, prima sostenitrice della novità sul reclutamento - a settembre 2020, dopo le immissioni in ruolo, gli Uffici scolastici faranno una call veloce di 7 – 10 giorni al massimo. I docenti che vorranno potranno proporsi. In questo modo limiteremo i disagi delle cattedre vacanti e avvieremo l’anno scolastico con tutti i docenti in cattedra. Vogliamo inoltre garantire la continuità didattica agli studenti con un vincolo temporale a garanzia». 

Nel decreto, infatti, è previsto anche che, una volta ottenuto il ruolo, il docente che ha accettato di trasferirsi da un’altra regione dovrà anche impegnarsi a restarci per almeno 5 anni senza possibilità di mobilità o di assegnazione provvisoria. 

Far incontrare, a livello nazionale, la richiesta di cattedre con l’offerta di docenti, potrebbe andare a risolvere uno dei problemi più pesanti per la scuola italiana: le cattedre vacanti, che restano tali nonostante le infinite graduatorie di precari che hanno vinto concorsi e ottenuto abilitazioni. 

Basti pensare che quest’anno il Ministero dell’istruzione aveva autorizzato l’assunzione di 53mila docenti ma è riuscito a trovare appena 21 mila: vale a dire che quasi 32 mila cattedre non sono state assegnate. Si tratta del 65% dei posti in ruolo. Lo scorso anno era accaduta la stessa cosa, con il 50% di posti rimasti vacanti. Una situazione paradossale se si pensa alle migliaia di supplenti disponibili. Sono sempre loro, infatti, che vanno poi a coprire quelle cattedre ma con contratti annuali. A rimetterci sono sia gli stipendi dei precari sia la continuità didattica degli studenti che vedono cambiare docente ogni anno, nel migliore dei casi, se non addirittura più di uno durante l’anno scolastico per poi vederli andar via con trasferimento o assegnazioni provvisorie. 

Una situazione che va peggiorando di anno in anno: secondo le stime dei sindacati, infatti, quest’anno gli incarichi a supplenza potrebbero superare le 200mila unità, lo scorso anno furono 150 mila. Un fiume di contratti a tempo determinato che interessa una platea di precari da centinaia di migliaia di persone. Il settore più in crisi per la mancanza di docenti specializzati, oltre che il più delicato, resta quello del sostegno: 50 mila circa i posti assegnati a personale non specializzato. 
 

Ultimo aggiornamento: 15:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA