Scuola, pagella alle mense: i bambini di Roma mangiano meglio dei coetanei di Milano

Venerdì 13 Novembre 2020 di Carlo Ottaviano
Scuola, pagella alle mense: i bambini di Roma mangiano meglio dei coetanei di Milano

 Più pasta in bianco e pizza, meno brodi e minestre, invasione delle posate monouso, le polpette diventano bocconcini. C'è un prima e un dopo Covid-19 anche nelle mense delle scuole elementari dove il distanziamento e i turni hanno complicato tutto. I bambini non possono più mangiare tutti insieme, devono essere divisi in piccoli gruppi, e la refezione scaglionata obbliga a velocizzare il pasto. Una fretta incompatibile con le minestre liquide, che richiedono più tempo se non altro perché si devono freddare.
Il cambiamento viene certificato dal Rating dei menù scolastici 2019-20 dell'agenzia Food Insider, presentato durante Terra Madre di Slow Food.

La ricerca ha coinvolto circa un terzo della ristorazione scolastica, incrociando indicazioni ministeriali, regolamenti comunali e le raccomandazioni dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità).

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CARNE E PESCE
Se già prima era eccessivo il ricorso a proteine animali e carboidrati, adesso è ancora peggio. Più del 75% dei menù propone con maggiore frequenza carne rossa, in contrasto con le raccomandazioni dell'Oms. Troppo limitato, invece, l'uso di legumi. Per i bambini di Spoleto almeno otto volte al mese, in molte scuole di Roma sono quasi scomparsi. Altro esempio di buona/cattiva alimentazione riguarda il pesce. Da una parte c'è il funny fish (i bocconcini di merluzzo o platessa impanati solitamente a forma di pesce) e dall'altro i filetti di alici fresche al forno (Fano), gli spaghetti alle vongole (Jesi), i gamberi arrosto (Rimini, Ancona). Si scontrano due visioni diverse di mensa: quella che acquista il pesce dalla Cina e quella che acquista il pesce fresco dell'Adriatico o del Tirreno.
Nella classifica col punteggio di 184, la prima è Cremona. L'ultima del campione è Siracusa con 49 punti, alla quale va però riconosciuto di essere tra i pochi al Sud col servizio di mensa scolastica. I bambini di Roma (sedicesima, 110 punti) mangiano meglio dei coetanei di Milano (venticinquesima, 96 punti). Permane la forbice tra chi dà un valore sociale ed educativo alla mensa e chi la considera una commodity. «La nostra indagine - sostiene Claudia Paltrinieri, direttrice di Food Insider - dimostra che più sono diffuse le cucine sul territorio, più i cuochi sono formati e più è facile curare l'alimentazione dei bambini che, in attesa di vaccini, è tra le migliori armi che abbiamo per proteggere la salute dei nostri figli».

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GLI ZUCCHERI
Nel complesso, la fotografia è negativa: troppe proteine, tanti prosciutti e carboidrati. «Questa dose di amidi e di zuccheri spinge i bambini italiani a essere tra coloro che hanno un record mondiale di sovrappeso e obesità», denuncia il nutrizionista Valter Longo. Tra le note dolenti post Covid c'è la forzata mancanza di controlli da parte dei genitori e le spese maggiori per l'acquisto delle posate monouso. È considerata virtuosa la soluzione di Venezia, dove i bambini sono abituati da anni a portare le stoviglie da casa. Positivo l'incremento della forza lavoro, dopo i continui tagli del personale (15 mila dipendenti in meno in 20 anni) per colpa dell'introduzione di piatti realizzati in esterno. A Montefano (Marche) cinque nuovi assunti sono serviti ad aprire la mensa, così da poter adottare il tempo pieno. Nel Comune di San Martino di Lupari (Padova), dove il refettorio è gestito dai genitori, sono state assunte dieci persone, cinque delle quali mamme della scuola.

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PRODOTTI LOCALI
Importante il ruolo della scuola anche oltre le aule. «Pensiamo - spiega Francesca Rocchi di Slow Food - a filiere locali in grado di creare ricchezza condivisa a beneficio della comunità, della salute delle persone e dell'ambiente». Due esempi significativi: nel distretto di Sesto Fiorentino (4 comuni) gli stessi prodotti locali usati in mensa sono in vendita nel mercatino che viene organizzato in palestra dopo che i genitori hanno scoperto che i figli preferivano i cibi della scuola a quelli di casa. A Caggiano (Salerno) sono gli stessi papà, quasi tutti piccoli proprietari agricoli, a rifornire le mense dei prodotti necessari. In cambio non pagano il ticket della mensa.
Più consapevolezza, infine, nei bambini sull'esigenza di ridurre gli sprechi. Così, a Bolzano gli alunni pesano gli scarti, a Bologna utilizzano come merenda quel che avanza e a Macerata sono invece i cuochi a rimodulare le ricette in base a ciò che è avanzato.

 

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